Individuo e Dividuo

Remo Bodei e la costruzione dell'identità

Per presentare il suo ultimo libro – Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri (Feltrinelli, 2013, pp.263, euro 22) – Remo Bodei ha scelto il Circolo dei Lettori di Torino. Il filosofo – allievo, tra gli altri,  di Ersnt Bloch ed  Eugen Fink, nonchè docente nelle maggiori università del mondo tra cui Cambridge, New York, Los Angeles, Weimar -   presenta la sua indagine sulla creazione dell'identità individuale nell'era contemporanea.

 

Il ruolo dell'immaginazione in questo meccanismo è uno dei punti centrali del dialogo che Bodei porta avanti insieme all'antropologo Francesco Remotti, docente in pensione dell'Università di Torino. L'Immaginazione è il mezzo di cui l'uomo si serve per sfuggire agli orizzonti ristretti della propria esistenza. Si nutre del confronto non solo con persone reali ma anche con figure tratte dalla letteratura e dai media. Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha però portato alla presenza ridondante di modelli e figure di riferimento che, moltiplicandosi a dismisura, hanno cominciato ad inflazionarsi, rendendo più incerta la costruzione di un Io autonomo.

 

 Nel passato i pochi punti di riferimento (famiglia, tribù, personaggi storici e mitici)  risultavano saldi e rassicuranti. Ora una gigantesca mole di personaggi più o meno celebri si presenta come un oceano gelatinoso cui l'immaginazione può attingere senza alcuno scrupolo.

L'identità dell'individuo subisce una perdita e, forse per compensazione, comincia a ricercare anch'egli maggiore visibilità e riconoscimento.  L'identità individuale è infatti un frutto ibrido di imitazione e invenzione. Si imitano dei modelli e si inventa se stessi scegliendo una delle migliaia di strade possibili.

 

E' questo un concetto importante per Bodei: l'incompletezza derivata dalle scelte che necessariamente siamo portati ad assumere.

"Tutti siamo fatti per vivere mille vite, ma ne viviamo una sola" tutto il resto è necessariamente uno scarto e ciò comporta l'inevitabile incompletezza.

Questo senso profondo di incompletezza, affiancato all'inconsistenza dei modelli di riferimento, inibisce la capacità di intrecciare le nostre vite con quelle degli altri.

 

E' stato coniato un nuovo termine: il Dividuo che, a differenza dell'individuo, ha una natura, per così dire, 'scomponibile'.

 

Si è spesso concepito l'individuo come un nodo di relazioni. In una rete sociale come quella umana ciascuno era allo stesso tempo un punto di confluenza di relazioni e una relazione. Il concetto di Dividuo supera questa visione per giungere, in maniera ancor più radicale, a identificare ciascuno con l'insieme delle proprie relazioni.

 

Non è proprio un concetto nuovo. I Kanak, una popolazione melanesaina di origine antichissima, concepivano la persona come un'insieme di raggi che partono da uno stesso punto. I raggi sono le relazioni che ciascuno intrattiene con gli altri ma al centro, a differenza dell'idea di individuo, non c'è niente. Il dividuo è infatti composto delle sue stesse relazioni e, in un costante processo di edificazione, costruisce la propria identità secondo i tratti della propria civiltà e dei modelli di riferimento disponibili.

 

E se questi modelli, come abbiamo visto, non sono più in grado di svolgere la loro funzione iconica non rimane che chiedere:

"Cosa dovremmo fare per uscire da questa condizione?"

"Siamo ospiti della nostra vita" risponde Bodei "viviamo di esperienze di seconda e di terza mano. E' necessario trovare in se stessi la forza e la capacità di costruirsi e andare avanti".

Dovremmo perciò costruire noi stessi e i nostri modelli, cercando il più possibile di creare una nostra coscienza critica capace di eliminare l'indeterminatezza contemporanea.

 

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Articolo pubblicato il 11/11/2013