Laura Boldrini e Giorgio Gaber a confronto

Gaber anticipò e commentò con fine ironia le tesi avanzate dalla presidente Laura Boldrini

 

 

   Poche persone sono a conoscenza del fatto che Giorgio Gaber trascorse in Torino molta parte degli ultimi anni della sua vita. La fiducia e poi anche l’affetto che legavano l’artista al grande medico torinese che l’aveva in cura e che era riuscito ad arrestare l’evoluzione di un male per il quale, in un importante centro di Parigi, gli era stata pronosticata una sopravvivenza di pochi mesi, lo avevano portato a Torino.

   

Dal suo osservatorio privilegiato, rappresentato dalla camera 20 di una nota clinica del centro, si era dedicato allo studio dell’anima della città, ed era entrato con la sua particolare sensibilità nella mentalità e nelle abitudini dei suoi abitanti.

    

 Aveva cercato le ragioni del lento ed inesorabile declino di Torino. Non gli era sfuggito il periodo quasi quarantennale in cui i cittadini, senza interruzione, avevano consegnato le chiavi della città nelle mani di funzionari post comunisti, che avevano forgiato, in collaborazione con reliquati della “real casa” e con un nugolo di collinari radical scic, il pensiero dominante. Un pensiero permeato di populismo pauperistico e di buonismo peloso, partorito nelle cellule di quartiere e diffuso come una pesante coltre di smog sulla città.

     

 Nasce proprio in quel tempo un canto che Giorgio Gaber, forse colpito da una visione premonitrice sulla calata di Laura Boldrini nella politica italiana, dedica a “Il potere dei più buoni”. Il brano fa parte di un CD, che compendia altre famose composizioni del cantautore quali “Destra e Sinistra” e “La mia generazione ha perso.”

   

Dopo un breve prologo, in cui sono delineati i caratteri del conformismo buonista della nostra nazione, Giorgio Gaber recita:

 

     Penso ad un popolo multirazziale

     ad uno stato molto solidale

     che stanzi fondi in abbondanza

     perché il mio motto è l’accoglienza

     penso al problema degli albanesi

     dei marocchini, dei senegalesi

     bisogna dare appartamenti

     ai clandestini e anche ai parenti

     e per gli zingari degli albergoni

     col frigobar e le televisioni….

 

     ho una passione travolgente

     per gli animali e per l’ambiente

     penso alle vipere sempre più rare

     e anche al rispetto per le zanzare….

     In questi tempi così immorali

     io penso agli abitat naturali….

 

     è il potere dei più buoni

     penso che è bello sentirsi buoni

     USANDO I SOLDI DEGLI ITALIANI

     è il potere dei più buoni

     CHE UN DOMANI PUO’VENIR BUONO

     PER LE ELEZIONI….

     

 

Quella di Giorgio Gaber è una denuncia -scrive Ferruccio De Bortoli- che “smaschera l’ipocrisia di un certo atteggiamento sociale e politico, critico verso le intolleranze altrui fino al momento in cui non deve fare i conti personalmente con le emergenze, gli immigrati, la delinquenza ecc.. In un salotto, in una villa, su una bella auto, la forza di gravità del sociale è molto, molto più sopportabile”

  

E’ sorprendente come Gaber riesca ad anticipare  ed a commentare con fine ironia le tesi avanzate in questi giorni dalla presidente della Camera Laura Boldrini. Una carriera, quella della Boldry, fatta di incarichi in organismi assistenziali all’ONU e dintorni, fino ad approdare, in virtù di inciuci e di accordi sotterranei tra alcuni partiti di sinistra, allo scranno più alto di Monte Citorio.

 

Senza alcuna legittimazione popolare come si usa in questi anni nella strana repubblica retta da Napolitano.

 

Madamin Boldrini si dichiara angosciata dall’accoglienza e dal trattamento che il nostro paese riserva ai turisti, ospitati in hotel a più stelle, mentre gli immigrati, che giungono sulle nostre spiagge, vengono immessi in strutture ed in centri di identificazione privi di confort e di molti servizi.

   

 Il pensiero debole della ragazza si ferma qui. Non arriva a dirci che, per par condicio, sarebbe politicamente corretto ospitare sia i turisti che gli immigrati in hotel a cinque stelle. Oppure raccogliere in fraterna comunità turisti ed immigrati nei centri di raccolta e di smistamento.

 Giorgio Gaber aveva ragione.

 

 

    

 

 

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Articolo pubblicato il 14/04/2014