Le europee in Italia sono all'insegna della speranza

Analisi e riflessioni dopo i risultati europei

Le ultime elezione europee lasciano, almeno in Italia, degli importanti spunti di riflessione e di analisi. Il primo messaggio, il più significativo, sta nel trionfo del Partito Democratico: la politica batte, asfalta, l’antipolitica grillina. Il risultato del PD ha del clamoroso dal punto di vista storico, si pensi che mai nessun partito aveva superato quota 40% dai tempi della DC del dopoguerra, e mai nessun partito di sinistra era mai andato oltre 35%. Il PD ha dominato in tutte le regioni, da nord a sud, passando per le isole, non solo nelle solite e storiche “regioni rosse”.  Attribuire questo risultato ai famosi 80euro renziani (oltretutto percepiti da una piccola parte di elettori) sarebbe troppo semplicistico, e non rispecchierebbe la realtà. Una grossa parte di italiani ha votato Renzi, non per i soldi che avrebbe comunque ottenuto, ma perché aggrappata alla speranza che l’ex sindaco rappresenta, la possibilità di un cambiamento che solo Renzi ha saputo trasmettere. Il fiorentino è il nuovo, è colui che non ha ancora deluso, colui verso cui gli italiani hanno riposto le ultime speranze per un cambiamento tanto agognato. La sua grande capacità è stata quella di prendere voti da tutte le parti: da sinistra, perché essere il leader del principale partito di csx ti porta i voti di quell’area, a sinistra votano sempre a sinistra; da destra, perché non essere un comunista di vecchia scuola toglie le antipatie dei moderati, lo stesso Berlusconi lo ha sdoganato; e soprattutto sapendo riportare al voto coloro che erano stanchi e delusi dalla politica.

 Sarebbe però altresì sbagliato non analizzare il risultato in base anche alle altre forze politiche. Il grande sconfitto è sicuramente Beppe Grillo. Lo slogan “tutti a casa” non convince più come un anno fa (il M5S ha perso 3 mln di voti), e dopo una campagna elettorale fatta con la sciabola, più che col fioretto, il comico genovese registra una sconfitta totale. Eppure lui, tracotantemente, annunciava già un sorpasso sul PD, sorretto dai vari sondaggi ( di cui sarebbe bello capire l’utilità) che davano i due partiti molto vicini. Le stesse piazze davano un’idea completamente sbagliata, con Grillo che le riempiva e Renzi che arrancava. Invece no, gli elettori non sembrano aver apprezzato ciò che i grillini hanno fatto, o non fatto, in quest’anno di Parlamento. Non solo, l’area moderata può essersi spaventata per  una campagna elettorale fatta molto sopra le righe: marcia su Roma, lupara bianca e tutti gli accostamenti ad Hitler. Il voto per Grillo è stato un voto di protesta, difficilmente raggiugerà ancora gli 8 mln di voti dello scorso febbraio. La rabbia, che era stata canalizzata in Grillo, facendolo diventare primo partito un anno fa, sembra aver lasciato spazio alla speranza per il futuro.

Una parte importante di considerazione deve essere destinata al centrodestra. La situazione da questa parte è ben complessa. Forza Italia chiude con un risultato non positivo, anzi parecchio sotto le attese. Il partito ha senz’altro patito le difficoltà del leader: Berlusconi impossibilitato a fare una campagna elettorale degna del suo nome, la sua vera specialità; se il Cav non può parlare dei temi più caldi per il suo elettorato, ad esempio la giustizia, diventa tutto più complesso. Oltretutto paga la pochezza di un partito che, a parte il leader, risulta essere abbastanza anonimo e con poca organizzazione sul territorio. A questo si aggiunga anche la capacità di Renzi di attingere dal paniere berlusconiano.

Se Forza Italia cala, sale invece la Lega Nord rinascendo dalla débâcle dello scorso anno. Sotto la guida di Salvini, il partito ha cambiato faccia, trasformando la secessione da Roma in quella Bruxelles, e passando dallo slogan “Roma ladrona” a “ Basta euro”. A questo si è aggiunto un incremento delle politiche  anti-immigrazione: basti pensare che la Lega ha ottenuto voti in tutta Italia, arrivando al 17% di Lampedusa.

Se l’onda dell’antieuropeismo  ha permesso a Salvini portare il suo partito ad essere il quarto più votato, lo stesso non è successo per Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni non supera lo sbarramento, dimostrando la poca utilità.

Poco oltre la soglia è il Nuovo Centrodestra di Alfano che, grazie all’unione con Casini, supera di poco lo sbarramento. Probabilmente fare da stampella al Governo di Renzi non porta così tanti consensi. Sarà anche interessante capire come questo risultato cambierà i rapporti all’interno delle intese.  O è già un governo monocolore PD?

Il centrodestra si è dimostrato diviso e debole, la diaspora degli alfaniani da Forza Italia ha ulteriormente gravato su un partito già indebolito dalla fuoriuscita di Fratelli d’Italia. Il centrodestra deve ritrovare un’unità, ha poco senso avere tre partiti di cui il più votato arriva al 16%, e gli altri due a malapena raggiungono il 4%. Che poi, sommando il tutto, anche la Lega, si arriva ad un discreto 30%, un’ottima base da cui partire. Dovranno avere la forza di superare le velleità personali per raggiungere lo scopo, il PD insegna come un partito pieno di correnti e fazioni interne, si compatti per andare al voto e ottenere il risultato. Se così non sarà, il centrodestra è destinato a sparire dalla ribalta della politica nazionale.

 

 

In quasi tutta Europa si sono affermati partiti antieuro, estremisti, rivoluzionari e in disaccordo con i Governi nazionali in carica. Questo non è accaduto in Italia, dove i movimenti populisti e antieuro non sono stati la maggioranza, e sono stati quantomeno doppiati dal partito che governa il Paese. Gli italiani, forse tra coloro che più sono stati colpiti dalla crisi, hanno scelto per uscirvi una strada diversa dagli altri Paesi, hanno deciso, votando Renzi, di dare ancora la propria fiducia in questa Europa e in questo euro. La scelta sarà stata corretta?

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/05/2014