Gruppi di Allaccio Popolare a Roma: i Robin Hood dell'acqua potabile

Moltissime famiglie romane vengono lasciate senza acqua potabile perchè impossibilitate a pagarla: sì è una pratica lesiva di un diritto umano, ma possibile grazie alla privatizzazione di un bene fondamentale e alla cancellazione di un articolo che imponeva ai gestori di lasciare agli utenti morosi, il flusso minimo vitale di acqua potabile

L'acqua è un bene primario, necessario alla sopravvivenza dell'uomo e su questo ognuno di noi si trova in accordo.

Alcuni di voi, forse, saranno tentati di rispondere che “di acqua ne abbiamo in abbondanza: c'è l'oceano, ci sono i mari!”, ma allora perchè solo in Cina 320 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile pulita?

La maggior parte dell'acqua sul nostro Pianeta sta negli oceani è vero, ma solo il 2,5 per cento della riserva idrica globale è acqua potabile.

 

Nella sera di domenica 23 novembre, i Gruppi di Allaccio Popolare hanno agito per restituire l'acqua ad una famiglia romana con tre minori e una persona parzialmente invalida.

Questa famiglia  viveva da mesi senza l'acqua necessaria.

Per quale ragione? Semplicemente perchè impedita nel pagare il corrispettivo previsto per una morosità dovuta ad Acea Ato2, azienda di Piazzale Ostiense.

Ma questo è solo uno dei numerosi casi di lesione di diritto alla città, di diritto alla vita, che continuano verificarsi ogni giorno nei confronti di moltissime famiglie.

 

L'amministrazione di Roma come risponde a tutto questo? Con il conciliante e morbido silenzio di chi si rintana sotto le coperte perchè è tutto suo interesse non essere svegliato.

 

Più di un anno fa il Consiglio comunale votò due mozioni per impegnare il Sindaco e la Giunta affinché Acea Ato2 cessasse la pratica dei distacchi per morosità, considerata “lesiva di un diritto umano”.

Eppure il 13 novembre scorso è stato cancellato alla Camera un articolo che imponeva ai gestori di lasciare agli utenti morosi, il flusso minimo vitale di acqua potabile.

La Giunta Capitolina sembra anch'essa più impegnata a pianificare la vendita del poco che rimane “comune” nella sua città: i servizi, il patrimonio, tutto ciò che resta da consegnare ai poteri finanziari. Il Sindaco Marino infatti, si dice favorevole alla creazione di una nuova privatizzazione di Acea.

 

Per carità, della coerenza non ci si può certo lamentare dato che tutto è conforme alla linea di governo sbocciata in tutto il suo orrore nel Jobs Act, ma se sempre di coerenza stiamo parlando ad essa dobbiamo appellarci ancora una volta ricordando che con il referendum del 2011, i cittadini italiani hanno chiaramente espresso il loro favore nei confronti “dell'acqua pubblica”, ma chi si aspetterebbe d'altronde che questo voto venga preso effettivamente in considerazione da chi ricopre una carica che si è auto conferito?

Matteo Bonaparte, bisogna dirlo, resta ridicolmente coerente.

 

Se pensate però che questo possa bastare e se credete che privatizzare sia la risposta, siete degli ingenui o nel migliore dei casi degli ottimisti: la bolletta dell'acqua rincara del 3,9 % e nel 2015 sarà più cara del 4,8%.

Questo aumento è legato alla ripresa degli investimenti che erano “fermi da decenni”, come ha spiegato il presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, lunedì 24 ottobre a Milano nel corso della conferenza nazionale sulla regolazione del comparto.

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Articolo pubblicato il 25/11/2014