Lo schianto sulle Alpi, solo follia o l'ombra del "male"?
William Rinner 1816 - 1879 La caduta dal Paradiso di...

Un pensiero sinistro che nessuno vorrebbe menzionare.

Dopo la terribile sorte del volo 4U9525 disintegrato sulle Alpi dell'alta Provenza per un deliberato crimine del secondo pilota, è il momento del cordoglio, ma anche delle ipotesi, delle domande in cerca di una risposta "quasi" razionale.

Le ultime di cronaca riportano che Andreas Lubitz, afflitto da serie patologie psichiche, aveva più volte manifestato la parte più oscura di sé. I notiziari descrivono dettagli inquietanti d’un uomo analizzato in colpevole ritardo e che presenta un profilo compatibile col suo gesto estremo, ma forse non è tutto.

Gli psichiatri offrono risposte, si evoca la sindrome da "burnout", ma i dubbi inciampano in alcune domande. La più ricorrente è: vi sono tanti modi per uccidersi, perché farlo sapendo di diventare un plurimo assassino? Lo stress è un male diffuso. Tutti conosciamo qualcuno che ne è afflitto e che a volte straparla, non per questo ne abbiamo paura.

Per quanto folle sia un disegno così sinistro, il pilota non poteva ignorare quanta gente, quanta gioventù avrebbe portato con sé. Aveva accolto e salutato i passeggeri all'imbarco. Quanta depressione occorre per decidere un tale gesto? E se ci fosse dell'altro?

Dal 1982 al 2013 sono almeno cinque i disastri aerei da imputare a una decisione premeditata del pilota, ma vi sono molti altri episodi non chiariti.

Dubbi restano sul volo Mh370 della Malaysia Airlines, scomparso l'8 marzo 2014. e altri, recenti disastri presentano il medesimo dilemma.

L'obiettivo però, non è di elencare similitudini, ma analizzarle da un altro punto di vista.

Senza escludere nulla, poiché un'ipotesi non annulla l'altra, analizzando il caso da un'ottica trascurata, forse per pudore o perché abbiamo perso un po’ di misticismo, chiediamoci perché si tratta d’un delitto più comune di quanto ogni logica possa mai comprendere. Se è credibile che un pilota depresso prenda la decisione di schiantarsi facendo una strage di innocenti, sono ipotizzabili delle diaboliche interferenze?

Inoltrandoci tra le nostre radici bibliche e le loro metafore, il "male" ha un nome senza volto, ma lo nominiamo ogni volta che ci affidiamo a un salutare "Padre Nostro" che recita: …non c'indurre in tentazione e liberaci dal Male, amen, dove "Male" è da intendersi come un che di maligno a cui siamo esposti.

Non è un pensiero da prendere alla leggera, per quanto si possa essere agnostici, il male è presente in tutte le religioni. E se ci fosse del vero?

Millenni della nostra storia e vivi nella reminiscenza, ci riportano a dogmi che rifiutano il suicidio, ancor più un olocausto plurimo. Eppure, una latente crudeltà "originale" fa parte di noi.

La cronaca riporta atti di follia quotidiana: famiglie sterminate da madri, padri e figli, sovente per futili motivi. Le spiegazioni sempre le stesse: problemi regolati con un improvviso colpo di testa che non risparmia neppure i bambini. Non è una novità, ma è contro natura.

Il pilota che ha portato con sé 149 vite a polverizzarsi contro le Alpi, ha prodotto un'ondata di turbamento e di sofferenza fortissima. Emozioni, e in quanto tali, in certi ambienti esoterici, "energia" di prima qualità, si sa, ma poco si dice.

Stiamo vivendo in un'epoca dove la Tecnologia ha ridimensionato un disegno ascetico che, neppure troppi lustri addietro, sarebbe stato chiamato in causa senza timore d’essere presi per creduloni. Eppure, amiamo film e documentari che scomodano i principi delle tenebre, li guardiamo e non ci vergogniamo di uscirne con la paura addosso.

Ci fa ridere Benigni ne "Il piccolo diavolo", ma parlando con sacerdoti seri, il fenomeno è raro, ma esiste. Se la mente del soggetto poi, è poco "vitale", chi si occupa d’esorcismi, narra d’un corpo fertile da esser preso "in prestito".

È un punto di vista trasversale, ma se rifiutiamo quella forma di "male" sempre più sottotaciuta, ma qua e là persino adorata, allora ci stiamo perdendo un pezzo di strada per la ricerca di una verità, e il nostro pensiero sempre meno contemplativo ci sta trasformando in razionali macchine senza più spazio per l’atavico mistero della nostra genesi.

I dati dei disastri aerei da imputare ai piloti sono raccolti dal database dell’Aiviation safety network.

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Articolo pubblicato il 29/03/2015