FCA e Ferrari: dal 1° gennaio 2016 le loro sorti si sono divise definitivamente

La più famosa casa mondiale produttrice di auto sportive e da corsa quotata anche a Wall Street

L' ultimo giorno del 2015 è stato anche l' ultimo prima della quotazione a Piazza Affari con la Ferrari ancora all' interno del gruppo FCA.

Dal 1° gennaio 2016 si è proceduto alla separazione dalla casa di Maranello. Il Cavallino Rampante, dopo lo sbarco a Wall Street avvenuto nello scorso mese di ottobre, è pronto a tagliare il legame con il gruppo, il cui inizio risale al lontano 1969. A quei tempi c’era solo la Fiat che entrò nel capitale della Rossa con una partecipazione del 50 per cento. Dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, il gruppo del Lingotto salì al 90 per cento nel 1988.

La separazione della Ferrari sarà portata a termine attraverso una serie di operazioni che avranno luogo nel periodo compreso dal 1° al 3 gennaio, con cui Fca distribuirà l’80 per cento del capitale della Rossa ai possessori di azioni e di obbligazioni convertibili.

La casa di Maranello si fonderà nella FE New nv che assumerà la denominazione di Ferrari nv. Gli azionisti riceveranno un’azione ordinaria Ferrari per ogni 10 titoli Fca, oltre ad una azione a voto speciale Ferrari per ogni dieci azioni di Fca detenuta.

È stato inoltre stabilito che i possessori del convertendo otterranno 0,77369 azioni ordinarie della casa emiliana per ogni quota del bond detenuta alla data del 5 gennaio 2016.

I possessori di azioni Fca otterranno anche un pagamento in contanti di 0,01 euro per ogni azione detenuta sempre alla data del 5 gennaio .

Le azioni ordinarie del gruppo italo-americano ex Maranello saranno negoziate a partire dal 4 gennaio sia a Wall Street sia a Piazza Affari.

La società di Maranello passerà dunque ora sotto il controllo della Exor della famiglia Agnelli.

In occasione dello sbarco a Piazza Affari, la holding torinese ha firmato un accordo con Piero Ferrari riguardante la partecipazione in Ferrari, pari rispettivamente a circa il 23,5 per cento e al 10 per cento del capitale una volta conclusa la separazione. Per quanto riguarda i diritti di voto, saranno  pari al 33,4 per cento per Exor e al 15,4 per cento per l’erede del fondatore della casa emiliana.

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Articolo pubblicato il 02/01/2016