Intervista a Mohammed Alì da parte di Oriana Fallaci.

- Del pagliaccio innocuo non resta che un vanitoso irritante, un fanatico cupo e ottuso che predica la segregazione razziale ...... -

È morto il re evviva il re! Succede sempre così e mai come in questo caso è difficile scrivere qualcosa di originale sul personaggio che oggi si dice: "ha cambiato il mondo" o trarne foraggio per un articolo "nuovo".

Ecco perché, scivolando da parte e inchinandomi al campione, propongo interessanti stralci di un'intervista che Oriana Fallaci fece a Cassius Clay, alias Mohammed Alì per conto de "L'Europeo", uscita il 26 maggio 1966, col titolo: “Che aspettano a farmi presidente di uno Stato dell’Africa?”. L’intervista è contenuta nel volume “Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam”; Rizzoli 2015.

Sapendo bene che la famosa giornalista non vedeva di buon occhio le abitudini imposte dal Corano, scorrere questo documento a mezzo secolo di distanza, è senz'altro buon terreno per ogni singola riflessione, mentre loro, con buona pace di entrambi oggi sono senz'altro più vicini al mistero, alla sola verità, riuniti per una nuova intervista nel silenzio dell'eterno riposo. 

 

La scomparsa del grande campione, nel frattempo ha lasciato in terra un'eco di rimpianto che celebra l'uomo. Oriana Fallaci, mordace intervistatrice, cinquant'anni or sono, in un momemto d'altri tempi, quando c'era ancora quella guerra nel Vietnam e l'uguaglianza non era per tutti, ce lo raccontava così:

ORIANA FALLACI

Cassius Clay… un pagliaccio simpatico, allegro, e innocuo. Chi non ricorda con indulgenza le sue sbruffonate, i suoi paradossi iniziati alle Olimpiadi di Roma quando mise in ginocchio ben quattro avversari e la medaglia d'oro non se la toglieva neanche per andare a letto. 

Nei ristoranti, nei night-club, entrava avvolto in una cappa di ermellino, in pugno uno scettro: "salutate il re, io sono il re"! Per le strade girava guidando un autobus coperto di scritte inneggianti alla sua bellezza e bravura, o una Cadillac color rosa, i cuscini foderati in leopardo. Sul ring combatteva gridando: "osservate come mi muovo, che eleganza, che grazia "... 

La boxe aveva trovato un nuovo astro, un personaggio quasi degno di Rocky Marciano, Joe Luis, Sugar Robinson. Era il simbolo di un' America fanfarona e felice, volgare e coraggiosa, priva di lustro ma piena di energia. 

Si chiamava, Cassius Marcellus Clay. Ora si chiama Mohammed Alì ed è il simbolo di tutto ciò che bisogna rifiutare, spezzare: l'odio, l'arroganza, il fanatismo che non conosce barriere geografiche, né differenza di lingue, né colore della pelle. 

I Mussulmani neri, Neri, una delle sette più pericolose d' America, Ku-Klux-Klan alla rovescia, assassini di Malcom X, lo hanno catechizzato, ipnotizzato, piegato. 

Del pagliaccio innocuo non resta che un vanitoso irritante, un fanatico cupo e ottuso che predica la segregazione razziale, maltratta i bianchi, pretende che un' area degli Stati Uniti gli sia consegnata in nome di Allah. Magari per diventarne capo: il sogno che quei mascalzoni gli hanno messo in testa approfittando del fatto che sa menar pugni e basta.(...) I Mussulmani neri, che hanno bisogno di un martire e cercano pubblicità, lo istigano continuamente e sarebbero molto contenti di vederlo in prigione…   

Ciò che segue è la cronaca di due giorni trascorsi a Miami nell'ombra di Cassius Clay, alias Mohammed Alì, campione mondiale dei pesi massimi, eroe sbagliato dei nostri tempi sbagliati. Ve la do così come avvenne. Era la vigilia del suo incontro con l'inglese Henry Cooper. 

  

O.F. Non le dispiacque, Mohammed, di cambiare il suo nome? 

«Al contrario era duro avere il nome che avevo perché il nome che avevo era il nome di uno schiavo Cassius Marcellus Clay era un bianco che dava il suo nome ai suoi schiavi ora invece ho il nome di Dio. Mohammed Alì è un bel nome Mohammed Alì che bel nome Mohammed vuol dire Degno di Tutte le Lusinghe Alì vuol dire Il più Alto è il minimo che merito e poi gli uomini dovrebbero chiamarsi così mica signor Volpe signor Pesce signor Nonsocché gli uomini dovrebbero avere il nome di Allah.

Sicché io mi arrabbio quando la gente mi ferma e mi dice signor Clay posso avere il suo autografo signor Clay io rispondo non Clay, Mohammed Alì. [...]». 


Ma se è tanto cambiato, perché continua a insultare i suoi avversari e odiarli?

«Io non li odio come esseri umani li odio come individui perché tentano di farmi del male tentano di mettermi knock out tentano di rubarmi il titolo di campione dell' intero mondo, io sono campione dell' intero mondo e non sta a loro pugili levarmi il titolo di campione dell' intero mondo a me che ho sempre tirato pugni capito? [...] E poi li odio perché hanno i nervi di salire sul ring sapendo che sono bravo come sono, grande come sono questo mi fa imbestialire così li insulto. E poi li insulto perché così perdono la testa e quando un uomo perde la testa diventa più debole e casca giù prima come accadde con Liston al quale Liston dicevo che è brutto, brutto come un orso, bè non lo è? 

E poi gli dico: vigliacco, coniglio, crepi di paura, fai bene ad avere paura perché da questo ring esci morto, hai voluto sfidarmi, vedrai cosa ti tocca. Loro non lo sopportano e vinco [...]

  

Ma non le prende mai il dubbio che un giorno qualcuno le possa suonare a lei?

«Io non ho dubbi perché non ho paura e non ho paura perché Allah è con me e finché Allah è con me io rimango il campione dell' intero mondo, solo Allah può mettermi knock out ma non lo farà. Io non ho dubbi perché l' uomo che batterà Mohammed Alì non è ancora nato [...]. Io durerò ancora per quindici anni e poi a quarant' anni mi ritirerò nella campagna perché ho trecento acri di terra vicino a Chicago e ho anche comprato due trattori e con quelli ci coltivo i cavoli e i pomodori e le galline [...] 

E con quel cibo diventerò molto ricco e comprerò un aereo da seicentomila dollari e poi voglio una limousine in ogni città d' America per ricevermi all' aeroporto e poi voglio uno yacht da duecentomila dollari ancorato a Miami e poi voglio una di quelle case che ho visto sulle colline di Los Angeles a centocinquantamila dollari perché il paradiso io non voglio in cielo da vecchio io lo voglio sulla terra da giovane. [...]

 

Mohammed, ha mai letto un libro?

«Che libro?»

 

Un libro.

«Io non leggo libri non ho mai letto libri io non leggo nemmeno i giornali a meno che non parlino di me, io ho studiato pochissimo perché studiare non mi piace per niente, troppa fatica e non è affatto vero che io volevo diventare dottore ingegnere. Gli ingegneri i dottori devono lavorare ogni giorno ogni notte tutta la vita con la boxe invece uno lavora per modo di dire in quanto si diverte e poi con un pugno si fa un milione di dollari all' anno. 

[...] Come quando mi chiamarono alle armi e mi fecero l'esame della cultura mi dissero: se un uomo ha sette vacche e ogni vacca dà cinque galloni di latte e tre quarti del latte va perduto quanto latte rimane? Io che ne so. [...] E così dicono che sono inabile ma d'un tratto scoprono che non sono inabile affatto per morire nel Vietnam sono abilissimo eccome ma io questo Vietnam non so nemmeno dov' è io so soltanto che ci sono questi vietcong e a me non hanno fatto nulla sicché io non voglio andare a combattere coi fucili io non appartengo agli Stati Uniti io appartengo ad Allah che prepara per me grandi cose».

 

Quali, Mohammed?

«[...] Magari divento il capo di un territorio indipendente oppure il capo di qualche Stato in Africa magari di quelli che hanno bisogno di un leader e così pensano abbiamo bisogno di un leader perché non prendiamo Mohammed che è bravo e forte e coraggioso e bello e religioso e mi chiamano perché sia il loro capo. Perché io non so che farmene dell' America degli americani di voi bianchi io sono mussulmano...».

 

Mohammed, chi le dice queste cose? 

«Queste cose me le dice l'onorevole Elijah Mohammed messaggero di Allah ma ora basta perché voglio andare a dormire io vado presto a dormire perché la mattina mi alzo alle quattro per camminare».

 

N.B. Elijah Mohammed è il capo dei Mussulmani neri. Lo divenne dopo l' assassinio di Malcom X. Abita a Chicago, in una villa di diciotto stanze, viene dalla Georgia. Ha studiato fino alla quarta elementare ed è stato in carcere più volte, per crimini e infrazioni diverse. Suo figlio è il vero manager del Campione e si fa pagare dal Campione, per questo, non so quante centinaia di dollari la settimana.  (...)

 

Le è dispiaciuto, Mohammed, divorziar dalla moglie? 

«Nemmeno un poco, le donne non devono andare in giro mostrando le parti nude del corpo come i selvaggi come le vacche come i cani come fa lei è un vero scandalo. Un uomo deve avere una moglie che gliela guardano con ammirazione rispetto lo dice anche Elijah Mohammed apri la TV e cosa vedi, vedi le donne nude che cantano che reclamizzano le sigarette vai nei negozi e che vedi, vedi le donne nude che comprano le cose non è decente le donne hanno perso tutta la morale non è decente non è decente non è decente».

 

Mohammed, perché non mi guarda negli occhi? È arrabbiato? 

«Non sono arrabbiato nella mia religione ci insegnano a non guardare le donne noi le donne le avviciniamo in modo civile parlando prima coi genitori per chiedergli se ci danno il permesso di guardar la ragazza come in Arabia come nel Pakistan come nei paesi dove si crede al Dio giusto che si chiama Allah non si chiama Geova o Gesù. 

E poi non mi piace questo mischiarsi coi bianchi, lei cosa ci fa qui con me cosa vuole da me, come prima cosa è una donna come seconda cosa è una bianca, se fossi in Alabama voterei per il governatore Wallace che non mischia i bianchi coi neri, io non voto pei neri come Sammy Davis che si sposano la bionda, cobra, serpenti, la gente dovrebbe sposare la gente della sua razza. Lo dice anche Elijah Mohammed i cani stanno coi cani i pesci coi pesci gli insetti con gli insetti i bianchi coi bianchi è la natura è la legge di Dio è scritto perfino nella Bibbia che a voi piace tanto e questa integrazione cos' è? 

[...] Io non sono americano io non mi sento americano io non voglio essere americano io sono asiatico nero come la mia gente che voi bianchi avete portato qui come schiavi e si chiamavano Rakman e Assad e Sherif, non John e Gorge, e pregavano Allah che è un dio molto più antico del vostro Geova o del vostro Gesù e parlavano arabo che è una lingua assai più vecchia del vostro inglese che ha solo quattrocento anni, ed ora queste cose le so per via di Elijah Mohammed che amo più della mia mamma».

  

Più della mamma? 

«Certo, più della mamma perché mia mamma è cristiana, Elijah Mohammed mussulmano e per lui potrei anche morire, per la mamma no, che a voi bianchi piaccia o non piaccia». 

 

Appunti della scrittrice annotati sull'aereo, mentre ritornava dall'intervista

 

N.B. v'è qualcosa su cui meditare in questo ignaro al quale fanno credere che la lingua inglese abbia solo quattrocento anni, che Maometto sia nato prima di Cristo, che Elijah Mohammed vada amato più della mamma colpevole d'esser cristiana.

V'è qualcosa di commovente, di dignitoso, di nobile in questo ragazzo che vuol sapere chi è, chi fu, da dove venne, e perché, e quali furono le sue radici tagliate. Nel suo fanatismo v'è come una purezza, nella sua passione v'è qualcosa di buono (...) 

Intervista estrapolata da F.B. Riportata su “ Drago Spia e Libero quotidiano”

 

 

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Articolo pubblicato il 09/06/2016