Che fine farà il Salone Internazionale del Libro di Torino ?

All' orizzonte si profila la concorrenza di Milano, sempre pronta a prendersi dei vantaggi su manifestazioni di successo

Il presidente degli editori Federico Motta contrasta l’ipotesi torinese di confermare il Salone Internazionale del Libro a Torino. L' AIE ( Associazione Italiana Editori): Milano è già pronta. E' Torino che è troppo lenta.

Motta ha altresì dichiarato che «le istituzioni milanesi sono assolutamente pronte e disponibili a sostenerci».  

Come riporta un noto quotidiano nazionale che segue da vicino gli sviluppi locali della ormai nota questione di chi e come verrà gestita la situazione venutasi a creare dopo l' incriminazione di alcuni manager in capo alle società che gestiscono il Salone del libro di Torino, Motta ha tutta l' intenzione di portare il Salone del Libro a Milano che, non a caso, in Italia è per definizione quello nato a Torino.

Motta, dopo aver incontrato a Torino Appendino e Chiamparino, e a fine settimana scorsa a Roma il ministro Franceschini, ha avuto un «incontro interessante, come sempre, con l’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno, uomo di grande sensibilità sui temi delle politiche culturali e del libro in particolare».

E non ha mancato di far sapere che «c’è stata assoluta coincidenza di intenti sul nostro progetto e abbiamo capito che le istituzioni milanesi sono assolutamente pronte e disponibili a sostenerci».

Un incontro con l’assessore alla Cultura del Comune di Milano che fa presagire esiti non ottimali per Torino  sul futuro del Salone del Libro, «in attesa del documento di Torino - continua il presidente dell’Associazione italiana editori - che a questo punto pensavamo di avere già in mano».

Sottolineando come i tempi emersi dal cda della Fondazione per il libro di fine settimana - da cui egli si è dimesso a febbraio - non siano abbastanza concorrenziali. 

Se vi sarà lo "scippo" da parte dei milanesi, in questo caso non varrà la solita tiritera : “ A Torino sono nate le cose ma poi ce le hanno portate via”. Viste le esperienze del passato di " farsi portare via le cose",  a maggior ragione dovrà farsi valere l' imprenditorialità degli uomini e donne che sono alla guida delle istituzioni locali affinchè non venga portato a Milano il Salone Internazionale del Libro, dove la velocità nel prendere le decisioni - quelle azzeccate - è essenziale per tenersi stretto questo patrimonio della città di Torino.

Perchè non venga “ portato via da Torino “ ciò che nella città si è creato, bisogna anche essere bravi e attenti a non farselo portare via, cosa che è avvenuta nella tarda mattinata di sabato scorso con la presentazione di un piano articolato in tre punti da parte dell' assessore alla cultura del Comune di Torino Francesca Leon e della Regione Antonella Parigi.

Il piano prevede un' intesa tra Fondazione per il libro e l' Associazione Editori che vincoli la manifestazione a Torino per almeno tre anni, e che stabilisca l' impronta pubblica del Salone e non privata come nelle intenzioni dell' AIE.

La proposta dovrebbe ricevere la piena accettazione da parte dell' AIE in quanto la parte " business " viene lasciata agli editori, come gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti d' ingresso al Salone e quelli derivanti dagli spazi affittati agli stand.

Invece la parte " Eventi culturali" come gli incontri con autori e personalità della cultura rimarrebbero in mano alla Fondazione per il libro.

Come spazio espositivo rimane in piedi l' ipotesi del Palazzo Nervi e del vicino Teatro Nuovo, entrambi a Torino. 

Una bella soluzione che dimostra che le istituzioni torinesi, rappresentate da giovani leve della politica, finalmente si affidano a proposte manageriali e non a vuote dialettiche ideologiche della vecchia politica.

 

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Articolo pubblicato il 17/07/2016