Effetti non secondari

Le conseguenze del "Sistema Torino"

Gentile Direttore,

credo estremamente chiaro che la scelta degli Editori di realizzare a Milano una nuova kermesse del Libro sia la diretta conseguenza del soffocante 'sistema Torino' che coincide, come per il compianto 'Salone' con il quasi trentennale monopolio della 'sinistra affarista' dal PDS all'Ulivo per approdare al PD di Chiamparino e Fassino.

Spero che la Appendino non si faccia commuovere nè irretire dalle lagrime dei suoi predecessori, emblemi dell'ipocrisia politica piemontarda.

È ora di voltare pagina e scoperchiare e sconquassare, Magistratura volendo, affari e poteri. Per la Libertà che ci meritiamo!

Cordialità.

 

                                                    GianFranco Billotti 

 

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Egregio lettore, 

lo spostamento del Salone del Libro all'ombra della ..... Madunina era già stato deciso nel mese di febbraio dagli Editori che vedono nella città meneghima, checchè se ne dica, la miglior vetrina culturale e, soprattutto, commerciale italiana.

E tutto ciò indipendentemente dalle varie "gestioni" che si sono susseguite nel tempo alle quali si deve inevitabilmente attribuire il continuo ed inesorabile declino mal celato da consuntivi di gestione che si sono rivelati alquanto inattendibili.

E' l'ulteriore segnale di un indirizzo ben preciso che si aggrappa alla cultura per sostituire le vocazioni cittadine scomparse nel tempo, una per tutte la Fiat che ha  cambiato lo storico nome e si è attestata, anche fiscalmente, in luoghi in cui può continuare a produrre ed essere concorrenziale.

La speranza è ormai riposta nel Museo Egizio, secondo al mondo dopo quello del Cairo, ma non mi stupirei se fra non molto si cominciasse a parlare di un suo trasferimento.

A Roma no, in quanto sarebbe in diretta concorrenza con le sedi istituzionali nazionali in cui "resistono" presenze che farebbero concorrenza, addirittura, agli storici Cheope, Chefren e Tutankhamon.

Per ciò che riguarda il rinnovo governativo cittadino e' comunque il segnale che gli unguenti conservativi, almeno a Torino, sono ormai prodotti scaduti.

 

                                                        Massimo Calleri




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Articolo pubblicato il 29/07/2016