Suicide Squad (2016)

Un film da definire con quattro aggettivi

Regia e sceneggiatura : David Ayer

Soggetto : John Osatrander (fumetto)

Cast: 

Will Smith: Floyd Lawton / Deadshot

Jared Leto: Joker

Margot Robbie: Harleen Quinzel / Harley Quinn

Joel Kinnaman: Rick Flag

Viola Davis: Amanda Waller

Jai Courtney: George "Digger" Harkness / Capitan Boomerang

Jay Hernandez: Chato Santana / El Diablo

Adewale Akinnuoye-Agbaje: Waylon Jones / Killer Croc

Ike Barinholtz: Griggs

Scott Eastwood: Tenente GQ Edwards

Cara Delevingne: June Moone / Incantatrice

 

Definire Suicide Squad in quattro aggettivi? Pop, funny, malinconico, da perdenti. Uno di quei film che si amano (difetti compresi) oppure si odiano.

Una squadra di losers o desperados che dir si voglia, viene reclutata suo malgrado da Amanda Waller, agente federale con molti meno scrupoli dei suoi 'sacrificabili', per affrontare un pericolo esoterico, non affrontabile se non con l'estremo sacrificio.

Il film di David Ayer mette sul piatto questo scenario, e l'idea di una squadra di disperati che in qualche modo riesce a far coesione contro tutto sino quasi a diventare una famiglia gli era cara già in Fury, ottimo film bellico del 2014 da alcuni rigettato come retorico dopo una visione evidentemente troppo superficiale. Ed è un'idea vincente anche questa volta.

Suicide Squad si apre con la presentazione del folle progetto da parte della Waller (una sempre perfetta Viola Davis) ai 'pezzi da 90' della difesa americana (a cui ovviamente omette di esporre quella parte del piano in cui, per una sua leggerezza diciamo così 'calcolata', si scatenerà il letale pericolo per l'umanità) e con la conseguente presentazione dei membri della squadra suicida, ivi compresi gustosi flashbacks in cui non mancano spunti  del Justice Laegue che verrà, compresa la presenza di Ben Affleck/Bruce Wayne e le immagini del funerale di stato di Superman, già appartenenti a Batman Vs Superman.

Una volta entrati in azione si comprende da subito che i leaders della Squad sono Deadshot, formidabile cecchino (un Will Smith in piena forma e carismatico) e Harley Quinn, ex psichiatra operativa ad Harkam con un particolare paziente, un certo Joker, di cui divenne amante e complice oltre ogni limite, anche mentale of course.

E qui voglio aprire una parentesi in onore di Margot Robbie: bellissima quanto letale, riesce sempre a mantenere quel registro di pazzoide quanto pazzesca  simpatia che l'ha ormai resa un'icona planetaria. La sua leggerezza ironico-clownesca, tipica di chi 'ha già fatto il giro di boa da un pezzo', è impagabile, e attraversa tutta la pellicola senza mai stancare, permettendo anche allo spettatore di comprendere quando cela in essa attimi di profonda tristezza e solitudine.

Deadshot (Will Smith) e Harley Quinn (Margot Robbie)

Il resto della squadra è composto da El Diablo, colui che domina, o meglio è dominato dal demone del fuoco, nonché dai fantasmi del suo autolesionistico e sofferto passato, Killer Croc, metaumano con tendenze cannibali dall'orrido aspetto coccodrillesco (ma lui si piace così, anche se fra le mille scene che non vedremo mai vi è il suo duro passato di mostro fra gli uomini), il rapinatore australiano Boomerang (personaggio personalmente non ritenuto indispensabile), la vedova nipponica Katana (il nome Blade era per evidenti motivi 'non disponibile'), la cui spada racchiude l'anima delle sue vittime, compresa quella del marito ucciso e vendicato, e dalla la dottoressa June Moore, posseduta dallo spirito da una strega millenaria, l'Incantatrice.

Ed arriviamo alla 'questione Leto'. A coloro che si schierano contro il 'suo' Joker oppongo la semplice quanto evidente motivazione che sono troppo pochi i minuti in cui compare per liquidarlo come un “tamarro cosplayer”, cosa che hanno fatto in molti. La verità è che forse non vedremo mai quella mezza dozzina di scene amputate – termine duro ma efficace -  dalla scelleratezza della Warner, che avrebbero probabilmente reso giustizia alla sua performance, la quale, a livello personale, giudico già notevolmente riuscita in quei suoi pochi minuti concessi dalla visione in sala. Al di là degli eterni problemi di nostrano doppiaggio, un brivido nella schiena (e forse più di uno) il buon Jared è riuscito a farmelo provare, quindi non mi resta che rimpiangere il non vedibile.

Non è possibile non menzionare la colonna sonora, o meglio, i brani che vi sono stati inseriti. Belli, funzionali e  perfetti nel sottolineare le caratterizzazioni dei personaggi e le situazioni a loro legate.

Se si dovesse scegliere un argomento su tutti per consigliare la visione di Suicide Squad, si potrebbe prediligere quella sottile vena di malinconia, forse sfuggita alla maggioranza, che unisce il destino ma anche il passato di questa sgangherato mucchio di losers : lo sguardo di Deadshot quando si rende conto che mai lo lasceranno vivere con sua figlia, quell'attimo di desolazione di Harley Quinn, sotto la pioggia battente, subito celato dal un saluto euforico ai suoi compagni di (s)ventura, quell'accontentarsi di una tv via cavo e di una macchina da caffè espresso come 'ricompensa per aver salvato il mondo' perché tutto quello di cui si avrebbe bisogno, quando ormai si è andati oltre, è un po' di pace e di normalità.

In definitiva Suicide Squad è la prova che la DC Comics sia in questo momento un passo avanti alla Marvel nella loro eterna contesa fra Cinecomics, non per la perfezione dei suoi prodotti – forse questo primato andrebbe viceversa alla Marvel, con film più 'perfetti' ma un ormai tantino prevedibili, in particolare mi riferisco all'ultimo X-Men ed a Civil War – ma anzi, alla sua 'imperfezione' nell'osare un qualcosa di più, nello sperimentare, magari cadendo qua e là. Ma in fondo è cadendo che impariamo a rialzarci, e ce l'ha insegnato un maestro che ha scelto, in un recente passato, guarda caso, proprio la DC Comics.

Elisabetta Gallo

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Articolo pubblicato il 22/08/2016