Torino, lo spaghetto della discordia

Anche la solidarietà viene strumentalizzata

Tra le iniziative di solidarietà alla popolazione colpita dal sisma, qualche ristoratore ha voluto utilizzare la variante gastronomica. Amatrice, uno dei centri colpiti dal sisma è la capitale dell’amatriciana, il noto condimento gustoso e grasso.


Ad Asti e in altre località, da parte di singoli ristoratori è partita l’iniziativa di devolvere ai terremotati un contributo paritario, dal cliente e dal ristoratore, per ogni piatto di spaghetti all’amatriciana ordinato.

A Torino quest’idea registra invece un super effetto moltiplicatore. La Protezione Civile con il sostegno ed il supporto di molti enti No Profit e di produttori di alimenti, ha proposta all’amministrazione civica di adibire l’aulica piazza san Carlo a mangificio  di spaghetti all’amatriciana, no stop dalle ore 12 alle 21 di domenica, con l’obiettivo di preparare e servire ben 5000 porzioni della nota specialità a base di pasta e guanciale, ad offerta libera da destinare ovviamente ai terremotati.

A notizia fresca si è partita una polemica politica da parte del PD. Dopo la débacle elettorale, com’è noto i nervi sono scoperti.

Si  presumeva in un primo tempo, che fosse la sindaca smaniosa di mettersi ai fornelli, l’ideatrice dell’abbuffata. Per cui, gli ex amministratori hanno scatenato l’attacco che rischia ora di trasformarsi in un boomerang.

Si sono poi uniti piccoli gruppi di vegani che invece di comprendere il significato, discutibile ma sincero dell’iniziativa, si strappano i panni di dosso recitando il requiem per il maiale sacrificato per preparare il sacrilego condimento.

Che dire? Le polemiche dovrebbero essere riservate ad argomenti più seri. L’ex assessore al commercio della giunta Fassino, forse perché incolto e lontano dalla difesa dei beni culturali e architettonici, negli anni del suo incarico, ci ha propinato nelle piazze auliche di Torino le manifestazioni più deteriori e clientelari. Per cui, almeno da parte del PD, il silenzio in quest’occasione sarebbe stato d’oro.

Ci permettiamo invece di muovere un appunto all’amministrazione Civica. Poiché nel programma della Giunta si parla ripetutamente di nobilitare le periferie, riteniamo che questa sia stata un’occasione mancata.

Quale migliore scelta per manifestare solidarietà ed attenzione alle popolazioni terremotate, sarebbe stata l’occupazione a fini nobili di una ampio spazio nelle periferie degradate, oggi dedito alla spaccio, alla malavita ed alla devastazione da parte di Rom, nomadi e quant’altro?

Forse l’immediatezza ha sottratto spazio alla riflessione.

Aspettiamo altre iniziative, non così tragiche per verificare se effettivamente a Torino la giunta Appendino intende voltare pagina e l’era Mangone, tanto per fare un esempio, possa considerarsi definitivamente sepolta.

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Articolo pubblicato il 27/08/2016