Allez la France!

Come sta cambiando la Francia di François Hollande

 Non ci sono solo le rappresentative nazionali francesi a creare sconcerto. Senti suonare la Marsigliese e guardi le squadre schierate ed allineate prima che la partita abbia inizio. Per ben due terzi le formazioni sono costituite da atleti provenienti dal nord Africa (tunisini, algerini, marocchini) ed addirittura dall’Africa centrale.

Viene spontaneo domandarsi se quella che abbiamo sotto gli occhi sia la nazionale francese o quella di un paese africano. Ma Hollande, nominato presidente della Francia mediante un meccanismo elettorale anomalo, almeno quanto quello italiano, è, da buon socialista, un cultore del melting pot ed un seguace delle ubbie multiculturaliste.

Sotto questo aspetto François Hollande non ha fatto mancare nulla ai francesi od almeno a quella minoranza che lo ha eletto. E’ riuscito nell’impresa di nominare ministra dell’Educazione Francese una politica di origine marocchina, Najat Vallaud-Belkacem.

Ha voluto seguire l’esempio del povero Enrico Letta, che, nipote del consigliori principe di Silvio Berlusconi, aveva nominato ministra la figlia del capo tribù di un villaggio del Congo.

Anche la compagna socialista francese sta scatenando un’ ondata di proteste senza precedenti della categoria degli insegnanti e degli ambienti culturali tradizionalisti.

Najat Vallaud-Belkacem sta infatti portando a termine un progetto di riforma scolastica multiculturale, che riduce lo spazio riservato in passato alla storia della nazione francese per fare posto all’insegnamento obbligatorio dell’Islam.

Meno storia medioevale, meno latino, meno radici del cristianesimo. Ed in più, richiami al periodo della colonizzazione allo scopo di coltivare un senso di colpa nei giovani che frequentano le scuole francesi.

Anche gli stili di vita e le abitudini civili che denotavano il carattere della nazione francese, sono in via di lenta decadenza. Lo si nota nelle vie e nelle piazze delle città e dei paesi d’oltralpe. E’ facile osservare, nelle aree riservate al passeggio, gruppi di nordafricani che giocano a calcio senza curarsi di chi sta transitando. Altri africani riconoscibili dalle folte barbe nere sfrecciano in bicicletta, sfiorando sui passaggi pedonali, anziani che deambulano a fatica con l’uso di un bastone. Il rispetto delle strisce bianche non è più quello di un tempo.

E’ sempre più facile incontrare nelle strade automobili  e motociclette parcheggiate in seconda fila e davanti ai portoni dei palazzi.

Come a Roma ed in altre città d’Italia, il melting pot di tipo boldriniano ha indotto molti abitanti ed in particolare quelli definiti di seconda e terza generazione, ad adottare le abitudini dei loro genitori, disperdendo l’immondizia intorno e non dentro agli appositi contenitori.

Anche sulle spiagge il comportamento dei bagnanti risente della empatia che i  socialisti francesi, per ora ancora al governo, manifestano nei confronti degli  islamici. Il topless è praticamente scomparso e si prevede che il costume a due pezzi possa, tra poco, essere sostituito dal costume intero.

Nella città sotto assedio di Kabul, in Siria, i comandanti militari dell’ ISIS hanno imposto alle donne il divieto tassativo di indossare il Burqua, dopo che alcune militanti anti Jihad, ricoperte da quella palandrana, erano riuscite ad avvicinarsi ad alcuni capi del movimento e ad ucciderli con le armi che nascondevano sotto quel travestimento.

I socialisti al governo della République Francaise la pensano in modo opposto.

Sostengono che non è possibile nascondere sotto il burqua od il burquini cinture esplosive, un paio di rivoltelle e qualche coltello.    

Si sono infatti schierati contro alcuni sindaci della Costa Azzurra che, come Cannes, Antibes e Villeneuve Loubet, avevano vietato nei loro comuni l’uso del cosiddetto burquini islamico.

La sottomissione, nonostante gli eccidi e le stragi, per ora prosegue.

 

 

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Articolo pubblicato il 16/09/2016