La legittima difesa del ministro Costa
Foto di repertorio (ilfattoquotidiano.it)

Anche grazie a lui l’iter legislativo per una legge giusta sulla legittima difesa si è arrestato

 Enrico Costa, ex vice ministro della giustizia ed ora ministro, per comprovata fedeltà  renziana, agli Affari Regionali, non perde occasione per professarsi liberale. Anche se la sua azione di governo dimostra il contrario. Da tempo, da molti anni, sono in discussione in parlamento progetti di modifica dell’attuale legge sulla legittima difesa. I cittadini chiedono di abolire quegli aspetti legislativi che proteggono in modo esagerato chiunque delinque all’esterno e soprattutto all’interno delle abitazioni.

Gravi sanzioni legislative in tema di carcerazione e sotto il profilo economico possono ancor oggi colpire chi ritiene di difendere la sua persona ed i suoi famigliari da una feroce aggressione. Di esercitare cioè quella che in tutti gli stati moderni e civili viene chiamata “legittima difesa”.

La legislazione italiana prevede subito, per chi osa od è costretto a difendersi quello che per i magistrati è un “atto dovuto”, che prevede un iter interminabile di indagini, di udienze e di sedute processuali che determinano, per chi si è difeso, dei costi e delle spese legali impossibili da sostenere.

Ben diversa è ancora oggi la sorte di chi delinque. In molti casi addirittura è questo governo, rappresentato anche dal Costa, a garantire tutele legali, assistenza economica ed ad imporre risarcimenti da parte di chi si è difeso.

Questa legislazione non ha turbato il vice segretario renziano e sedicente liberale Enrico Costa. Che ha invece deciso di volgere la sua attenzione ad un aspetto collaterale dell’iter legislativo sulla legittima difesa, ancor oggi contrastato dalla sinistra.

Si è concentrato  su di una legge della Regione Liguria che proponeva il patrocinio legale a spese della regione per chi fosse, come quasi sempre avviene in Italia, accusato di “eccesso di legittima difesa”.

Il monregalese, “grande liberale e figlio di liberale”, ha deciso di impugnare la legge regionale della Liguria, e si schierato contro chi vuole dare un aiuto morale normativo ed economico a coloro che, vittime di una feroce aggressione, vengono, con il solito “atto dovuto”, imputati e messi sotto processo.

La sua giustificazione? E’ solo una scelta tecnica.

Ma anche grazie a lui, l’iter legislativo per una legge giusta sulla legittima difesa si è arrestato.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/09/2016