Quando si pensava che l’ Euro fosse la panacea dell’economia italiana

Una stagione politica che ha illuso politici, economisti, studiosi, ma che ha impoverito la maggioranza degli italiani

La recente scomparsa dell’ ex-presidente e senatore della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi si presta anche per una riflessione sulla realtà delle  conseguenze dovute all’ adozione dell’ Euro, come moneta unica della traballante Unione Europea.

Lungi dal commentare controverse argomentazioni di economia, che esulano da questa circostanza (esempio: l’enorme debito pubblico che ha condizionato un oneroso cambio Lira-Euro pari a 1936,27, il costo dell’apparato burocratico elefantiaco, ecc.),  si rileva oggettivamente uno stato di malessere (o meglio di sofferenza), da parte di una stragrande maggioranza dell’ opinione pubblica in merito alle ricadute negative socio-economiche dovute all’impatto dell’euro stesso.

Sorprende pertanto l’ intervista al prof. R. Prodi nella trasmissione televisiva (Rai 3 del 16 settembre 2016 - ore 21) in merito alla scomparsa del senatore C. A. Ciampi.

Si potrebbe dire che dalla iniziale fase “taumaturgica” e di nuovo paradiso di opportunità per l’introduzione dell’Euro, sostenuta con una fede incondizionata da politici, da economisti e da altri soggetti interessati, si è passati, con un sorprendente voltafaccia, ad un clamoroso revisionismo da parte degli stessi patrocinatori di partenza di quest’ avventura.

Ora si tenta maldestramente di mettere in evidenza che sono mancati  troppi elementi per il successo di questa moneta. Ad esempio la mancanza  di una vera sorveglianza dopo l’arrivo e l’applicazione dell’Euro, in particolar modo del fatto che qualsiasi merce dovesse riportare sempre il suo prezzo in Euro e contemporaneamente l’equivalente in Lire.

Evento questo che è durato uno spazio di tempo sufficiente per far sparire la percezione del prezzo in Lire e per focalizzare esclusivamente lo stesso in Euro.

Questa subdola e immorale operazione ha comportato in breve tempo il rialzo del prezzo della stessa merce fino al 100%. Incredibile a dirsi, ma è successo.

Un esempio paradigmatico per capirci è quello del prezzo di un Kg. di patate, che convenzionalmente si poteva stabilire in 0,50 Euro (che corrispondeva a circa 1.000 Lire) e che in poco tempo è passato ad 1 Euro.

E così di seguito per tutte le merci e servizi nella totale impotenza reattiva e nello smarrimento rabbioso dei consumatori.

In questo incredibile contesto si è consumata la rapina del potere di acquisto dei ceti a reddito fisso (pensionati, lavoratori dipendenti, ecc.) e anche di quelli che subivano l’inevitabile calo della domanda interna.

Se questo “fenomeno economico” perverso era prevedibile da qualsiasi economista e pertanto a conoscenza della “politica”, per quale motivo le “Autorità” che dovevano vigilare su questa “ruberia” legalizzata non hanno fatto nulla?

Cosa ha fatto il Governo dell’ epoca e quelli successivi davanti a questa scandalosa situazione che era sotto gli occhi e l’ indignazione di tutti?

Cosa ha fatto tutta la “casta politicante” a difesa del potere d’ acquisto dei consumatori se non vane e demagogiche denunce con la esplicita finalità di autoassolversi e di colpevolizzare i propri avversari?

In pratica non si è fatto nulla, se non una vergognosa commedia per far passare una incondizionata accettazione del potere economico-finanziario delle lobbies europee (e anche internazionali), vere detentrici del potere e governo del continente.

Infatti la stragrande maggioranza dei politici, degli economisti, dei responsabili delle istituzioni, recitando ognuno un proprio copione di comodo, di malafede e di incapacità, in sostanza si è resa disponibile a trasformarsi in comparsa burattinesca per avallare questo grande progetto truffaldino e d’ impostura di questo secolo.

Tuttavia resta il fatto intollerabile che la “casta politicante”, non ha ancora avuto la giusta ed esemplare punizione per i danni disastrosi che ha  e che continua a provocare a una intera collettività, trovando sempre l’occasione per eludere le proprie responsabilità.

Le argomentazioni sopra esposte possono sembrare pesanti, gratuite e forse non completamente veritiere?

Lo si dica ai milioni di italiani che, se prima dell’ euro facevano fatica ad arrivare a fine mese, oggi sono precipitati nella disperazione e nell’ indigenza e che, arrancando faticosamente, non riescono a intravedere una via d’uscita.

Lo si dica, sempre che si riesca a spiegare in modo convincente il perché di questo “disastro monetario”, al “ceto medio-basso”, ora precipitato in una condizione di sotto-proletariato indigente e al cosiddetto “ceto medio”, avviato a una irreversibile e mortificante estinzione.

Insomma si spieghi tutto questo ai 3/4 della collettività nazionale italiana, sempre  che per tale operazione, dai contorni impossibili, ci sia ancora qualcuno, con la faccia tosta, in grado di farlo.

Quanto sopra esposto dovrebbe essere il vero e prioritario argomento “politico” da discutere e possibilmente da risolvere, che non dovrebbe essere “depotenziato” da altre interferenze volutamente depistanti, né tantomeno dalla emotività di un evento funebre di un artefice di questa complessa storia dell’euro.

Non si deve mai dimenticare che la storia ha sempre avuto, come motore costante, la realtà economica e che i disastri di questa, che possono produrre un grande malessere sociale, sono sempre stati inevitabilmente forieri di eventi tragici che la cronaca del novecento ci ricorda ancora per la loro enorme drammaticità.

Stando ai fatti, nessuno può negare che il “rovescio della medaglia” dell’Euro abbia e continui a causare una sofferenza intollerabile nei bilanci e nella serenità esistenziale delle famiglie dei ceti medi e non abbienti.

Davanti a questa realtà inoppugnabile i “fanatici cantori” dell’Euro quali argomenti hanno per controbattere o confutare?

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Articolo pubblicato il 21/09/2016