La grande sputacchiera

La povera Italia del ragazzo di provincia toscano

 

 

 L’Italia di Matteo Renzi è come un grande bacile in cui tutti sputano a piacimento e da tutte le parti. Ha cominciato un immigrato argentino, trasportato in Italia da un vecchio barcone intitolato “santo spirito”. Si è insediato in un piccolo stato, all’interno di Roma ed ha subito capito che da lì poteva comandare allo stato che lo ospitava. Il primo viaggio all’estero, l’immigrato argentino lo ha effettuato a Lampedusa da dove ha invitato, lanciando in mare corone di fiori, tutti coloro che nel mondo scappano dalle guerre, dalla fame, dal clima e dalle carceri a venire in Italia.

In Italia, ma non certo nel suo impenetrabile staterello protetto da sacre mura e dove enormi palazzi e un grande parco sono desolatamente vuoti. Ha comandato senza mezzi termini al governo italiano di accogliere, e l’Italia, obbediente e rassegnata, accoglie ancor oggi tutti coloro che si presentano alle sue frontiere.

Ha sputato sull’Italia, considerandola una sua colonia d’oltre atlantico, e contando sull’ obbedienza, senza se e senza ma, del governo di Matteo Renzi, il primo presidente nero degli Stati Uniti. Ha costretto il nostro paese, attraverso la UE, ad imporre pesanti sanzioni allo stato russo, danneggiando in modo grave i rapporti commerciali tra i due paesi.

Ancora di recente, il presidente nero ha invitato il suo ambasciatore a Roma, ad interferire nelle vicende italiane (Matteo Renzi, ha dichiarato Obama, è il suo migliore e forse unico amico in Europa) con un endorsement sul sì al referendum costituzionale. E lo ha motivato con la necessità di “stabilità” della vita politica   italiana. Il che significa che l’ambasciatore, ed il suo presidente nero auspicano per l’Italia, una continuità illimitata del governo attuale e ritengono nocive e destabilizzanti nuove elezioni.

E’ il concetto di democrazia di Barack Obama.

Per fortuna ambedue sono alla fine del loro mandato.

Sul bacile del governo Renzi sputa come sempre anche la Merkel. Aveva cominciato ai tempi di Mario Monti, con i famosi “compiti a casa” dati al bocconiano obbediente, ed in seguito ordinati al povero Enrico Letta.

Ed ora imposti, insieme al rigore ed all’austerità finanziaria, con il divieto alla UE di concedere quelle deroghe che Renzi nasconde sotto il nome di flessibilità, ma che sono in realtà delle richieste di sconti o di elemosine di cui il ragazzo toscano ha assoluto bisogno per far quadrare i suoi conti.

L’Europa dei burocrati capitanati da Juncker, il maggiordomo della Merkel, non si limita a negare a Renzi ogni flessibilità o deroga al rigore in campo economico.

Nonostante i ripetuti convegni, le riunioni ed i patti sulla distribuzione degli immigrati, tutti i paesi europei si rifiutano di collaborare con l’Italia nei compiti dell’accoglienza. Le altre nazioni rendono impenetrabili le loro frontiere, alzano solidi muri di confine e si rifiutano di condividere con il nostro paese il continuo flusso di immigrati che approdano sulle coste italiane. 

L’inesperienza e la limitata capacità di reagire e di attivare serie trattative a livello internazionale, hanno costretto Renzi ed Alfano, e con loro l’Italia, ad assumersi il compito di accogliere e gestire l’imponente e per ora inarrestabile invasione che ha come meta l’Europa.

Il povero premier, intossicato dal clima politically correct che spira nel paese, proveniente dal Vaticano e dai soliti giornali di regime, non è in grado di trovare una soluzione.

Umiliato e maltratto al vertice di Bratislava, Renzi ha minacciato urbe et orbi, ma con voce meno tonante del solito, che l’ ”Italia farà da sola”. Nessuno ha capito cosa voleva dire, ma i giornali ed i talk show governativi l’anno annunciata come “la svolta di Renzi”.

Non bastava infine il rifiuto da parte dell’Europa di condividere gli immigrati che le navi di Angelino Alfano prelevano sulle coste della Libia. Anche uno stato che è al di fuori dell’UE, la Svizzera, ha reso invalicabili le sue frontiere.

Non solo, ma in controcanto ha annunciato un referendum sul tema PRIMA I NOSTRI che si propone di limitare l’afflusso e l’impiego dei lavoratori frontalieri italiani nella vicina Confederazione.

E purtroppo in quel fortunato paese i referendum, a differenza di quelli italiani, sempre disattesi, hanno una valenza superiore a quella delle leggi dello stato.

   

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/09/2016