Fisioterapia tramite impulsi sonori.

Come il cervello traduce i suoni in azioni

 

Un singolare sperimento condotto dal laboratorio Azione-percezione dell’Università di Verona due anni or sono, ha dimostrato quanto il cervello sia in grado di tradurre suoni specifichi in altrettante stimolazioni muscolari correlate.

I ricercatori, simulando con il suo suono il salto con uno skate board, hanno stimolato le forze muscolari degli skater nello stesso identico modo di come avrebbero fatto durante il salto reale.

In effetti è accaduto questo: gli skater, da fermi, in piedi su una trave poggiata a terra, sentendo in cuffia il suono del salto, sono stati in grado di modulare lo stimolo cinetico dei muscoli esattamente come avrebbero fatto durante l’azione reale.

Vale a dire, come se stessero realmente, e in quel momento, effettuando un salto con lo skate.

Inoltre, gli skater,  sono riusciti ad anticipare l’azione del salto, contraendo in modo appropriato i muscoli degli arti inferiori già 200 millisecondi dopo l’inizio del suono del salto.

Da questi risultati si evince quanto il loro cervello sia in grado di controllare, in questo caso “virtualmente”, l’intera sequenza del movimento.

Le conclusioni dei ricercatori sotto la guida della Dottoressa Paola Cesari, docente di Metodi e didattiche delle attività motorie, nelle parole della stessa  D.ssa Cesari è stata: “Questo tipo di risultato è importante in quanto indica che anche il solo ascolto di un rumore può evocare l’azione che lo ha prodotto e attivare le sinergie motorie necessarie. La resa sonora dell’azione umana può quindi trovare applicazioni interessanti nella rieducazione motoria di patologie percettivo-motorie specifiche.”

Detto per i comuni mortali si può tradurre in:  il suono, quando riconosciuto dal cervello, provoca stimolazioni muscolari correlate alla stessa natura del suono.

Esempio: se sentissimo il suono di passi riconosceremmo tale suono. Se il suono percepito sono passi lenti poco o nulla accade. Ma pensate se il suono fosse udito e proiettato dietro le nostre spalle. Con un aumento del passo e della respirazione, non proveremmo, nel sentire tale suono del disagio? Verrebbe tradotto dal cervello con: qualcuno ti segue. Scappa.

Così come i suoni che ci circondano forniscono al cervello le basi per stimolare  l’adattarsi, il contrarsi, il rilassarsi, così le onde vibrazioni soniche portano benefici sia in funzionalità cognitiva che nella funzionalità muscolare.

Nel prossimo futuro ci sarà sicuramente una fisioterapia tramite impulsi sonori. 

Anche se quel futuro, per alcuni versi, esiste già.

 

 


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Articolo pubblicato il 26/09/2016