La buona Sanità renziana

“Anche se fossero un milione, che problema c’è?. Pagheranno le nostre pensioni"

E’ un’affermazione che si può leggere su di un quotidiano torinese, fautore e sostenitore dell’immigrazione incontrollata. 

Per ora le “risorse”, che “sono come noi, meglio di noi”, importate nel nostro paese dalle navi alfaniane e da quelle dei “medici senza frontiere” (che però una frontiera fa loro comodo, ed è sempre e solo quella italiana), non raggiungono, tra quelle registrate e quelle che vagano ignote, la metà della cifra auspicata.

Invece il problema c’è e si riversa ogni giorno sulla vita dei cittadini italiani. Ed è quello della spesa per l’accoglienza ed il mantenimento degli immigrati, che non è certo rappresentato solo dai trentacinque euro pro capite concessi dal governo renziano, ma anche dalle prestazioni sanitarie di cui necessitano i nuovi arrivati.

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia fa sapere che nell’ultimo anno la sanità veneta ha erogato 40 mila prestazioni agli immigrati inviati dal governo, per un costo di oltre due milioni di euro.

Visto che le altre regioni del nostro paese devono inserire in bilancio cifre analoghe a quella denunciata dal Veneto, non è difficile calcolare a quanto ammonti la spesa nazionale in tale settore e c’è chi scrive, che ogni anno per assistere e mantenere gli immigrati, vadano reperiti nelle pieghe del bilancio nazionale fondi che arrivano a sfiorare i quattro miliardi.

Per fare fronte a questa spesa, da quando è nato, il governo attuale è stato costretto dalla sua ideologia ad accanirsi sul sistema sanitario nazionale tagliando i fondi destinati alle cure degli italiani. 

Tre esponenti governativi si sono coordinati allo scopo di elaborare un piano di amputazioni dolorose.

Sono Matteo Renzi, Beatrice Lorenzin e Antonio Saitta in rappresentanza delle regioni.

Già in passato i tre avevano operato con aumenti di ticket, limitazione di  analisi e di prestazioni terapeutiche, soppressione di importanti ospedali e di centri di alta specialità come quelli per i tumori. Ed inoltre negato riconoscimento di metodiche fkt moderne quali la tecar-terapia e l’impiego per via articolare dell’acido ialuronico.

Ma ora è in arrivo l’ultimo tsunami, che, tra altri provvedimenti, prevede il declassamento di molte operazioni, fino ad oggi praticate in day surgery, e quindi esenti da ticket, ad interventi chirurgici ambulatoriali su cui governo e regioni, in fraterna comunità di intenti, il ticket potranno applicarlo.

Vengono in tal modo gravati da ticket esosi ed assoggettati quindi a pagamento molti importanti interventi tra i quali quelli che elenchiamo.

CATARATTA

ARTROSCOPIA

TUNNEL CARPALE

ERNIA INGUINALE, OMBELICALE e FEMORALE

CALCOLI RENALI

AMPUTAZIONE DELLE DITA DELLA MANO E DEL PIEDE

RICOSTRUZIONE PALPEBRA

DITO A MARTELLO DEL PIEDE

Con aria serafica e con notevole faccia tosta, la ministra Lorenzin, dall’alto della competenza che le deriva da un diploma in maturità classica, assicura che la sanità pubblica non subirà alcun tipo di tagli.

Ma appare sempre più evidente il programma della sinistra triade governativa rappresentata da Renzi, Lorenzin e Saitta.

Che è quello di dirottare in modo graduale il fabbisogno di salute degli italiani sulla sanità privata, a pagamento. E di reperire nel contesto del servizio sanitario pubblico quei fondi da destinare all’assistenza gratuita di quelle che i governanti attuali considerano delle “risorse.”

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 07/10/2016