I malati di cancro e la ministra Boschi

Il sì al referendum, tra gli altri miracoli, renderà più efficaci le cure per i tumori

Lo ha affermato nei giorni scorsi la ragazza di Laterina, Maria Elena Boschi, alla quale il suo amico Matteo Renzi ha affidato il compito di scrivere la nuova costituzione del paese. Che sarà, secondo il giullare Benigni, “la più bella del mondo”, proprio come quella che dovrebbe defungere. Peccato che la credibilità della pulzella oggi sia ai minimi termini.

 

Le simpatie di cui godeva quando è emersa dal buio della provincia toscana si sono dileguate. Sia per l’appartenenza ad un tipo di famiglia, i cui oscuri e discutibili affari, in tempi meno corrotti, l’avrebbero costretta alle dimissioni. Sia per il comportamento sussiegoso ed arrogante che dimostra in pubblico, accompagnato da un eloquio da prima della classe. 

 

È riuscita ad affermare nei giorni scorsi che “con il sì alla riforma i malati di cancro potranno essere curati meglio in tutta Italia.”

 

Come se finora il governo, di cui lei fa parte, non avesse fatto molto, in attesa del referendum, per curare la malattia tumorale.

 

C’è la scabbia che dilaga, un immigrato su sei ne è affetto, ma possiamo stare tranquilli perché, come ci dice il tuttologo del PD, Stefano Esposito “non preoccupa perché si può curare.”

 

Il buon Esposito ed il governo di cui lui fa parte preferiscono non ricordare però che da anni è ricomparsa nel nostro paese una malattia molto più grave e difficile da curare.

 

La malattia tubercolare.

 

E’ arrivata di nuovo nel nostro paese, importata prima, dagli immigrati dell’est ed oggi dai neri africani, prelevati sulle coste della Libia dalla Marina Militare del ministro Alfano.

 

Civico20News aveva denunciato in un convegno, tenuto cinque anni fa, il ritorno della grave affezione nel nostro paese. Ma i governi di sinistra e tutti i giornali che li fiancheggiano avevano ignorato la denuncia.

 

Hanno sostenuto per anni che l’allarme era ingiustificato e che i buoni immigrati, giunti in Italia in perfetta salute, si ammalavano venendo a contatto con le nostre popolazioni.

 

Poi avevano steso una coltre di nebbia sull’evento. Nebbia che si è dissolta solo oggi, di fronte al numero crescente di individui affetti da tbc denunciato dagli ospedali di tutte le regioni. Un ulteriore allarme è sollevato dal fatto che quasi tutti gli immigrati, espletati negli ospedali gli esami diagnostici atti ad accertare la malattia tubercolare,  si dileguano e circolano senza curarsi tra le nostre popolazioni.

 

Con il rischio di diffondere nei bar, negli autobus e nei luoghi pubblici, una malattia che è divenuta, in seguito alla minore efficacia degli antibiotici e dei chemioterapici ed alla evoluzione dell’agente patogeno, molto più difficile da curare ed in molti casi addirittura incurabile.

 

E’ probabile che la ragazza di Laterina ci dica ora che votando sì al referendum anche la tubercolosi verrà presa in considerazione dal suo amico Matteo.

 

Un genio si aggira nei meandri della sanità piemontese. E’ l’assessore alla sanità della regione Piemonte, Antonio Saitta da Raddusa (Sicilia), laureato in scienze politiche. Agisce in simbiosi con un altro esperto di problemi sanitari, Sergio Chiamparino, ridisceso in politica dalla presidenza di una fondazione bancaria, cui era stato eletto non per meriti politici,  ma dopo quaranta anni di carriera all’interno dell’istituzione (sic).

 

Non certo, come affermano alcuni maligni, in virtù di scambi legati al vecchio gioco dei quattro cantoni, messo in atto all’interno del “Sistema Torino” gestito dal suo consocio Piero Fassino.

 

Antonio Saitta che è il vero deus ex machina della manovra finanziaria, ha preso la decisione di ridurre le liste di attesa, che, infarcite come sono dalle famiglie degli immigrati, gli stanno alienando il voto degli italiani. Si è finalmente reso conto che (come è successo di recente in Ivrea) un semplice esame radiografico del bacino non può, in una ASL organizzata da lui, richiedere trenta giorni di prenotazione, ed essere seguito da altri quattordici giorni di attesa del referto.

Il genio ha deciso di mettere fine a follie come queste. Come? 

 

Con il fattivo appoggio di Chiamparino, ha pensato di CHIUDERE a questo scopo importanti ospedali tra i quali il Maria Adelaide e l’Oftalmico, e di ELIMINARE molti ambulatori ed alcune strutture di diagnosi e ricerca. 

 

Con il proposito, sbandierato ai media, di ridurre le liste di attesa. Sempre con questo obbiettivo, quello di ridurre i tempi di attesa, i due genii della sanità piemontese hanno tagliato i budget annuali alle strutture private accreditate, che sono state costrette a mettere un tetto al numero di prestazioni giornaliere dedicate ai pazienti.

 

Ancora più esilaranti sono le vicende legate al futuro dell’Ospedale Oftalmico. L’importante presidio di via Juvarra verrebbe da Chiamparino e Saitta suddiviso in modo irrazionale tra il san Giovanni Bosco e le Molinette, dove dovrà convivere con la dermatologia.

 

Il duo ha previsto un ulteriore trasferimento del nosocomio oftalmico al  “Parco della Salute”, che dovrebbe sorgere nell’area ex Avio in un imprecisato lontano futuro. Sempre che il governo del ragazzo di Rignano non intervenga ancora, riducendo i finanziamenti destinati al progetto del Parco.

 

Avremo anni di tempo per riparlarne (speriamo presto) con i loro successori, e cercare di rimediare ai danni inferti alla sanità piemontese dal connubio Saitta e Chiamparino.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 12/11/2016