Page Eight

Elegante e rilassato "spy movie" con Bill Nighy nel ruolo di un attempato 007 che deve districarsi tra spie e complotti dell'intelligence britannica

Il genere "spionaggio" è sempre andato forte al cinema, fin dai tempi dei classici di Hitchcock come "Intrigo internazionale", "Notorius", "Topaz" o anche "L'uomo che sapeva troppo"; pietre miliari che hanno contribuito con la loro classe, originalità e ironia onnipresente a porre le fondamenta per quelli che sarebbero stati questo tipo di film nelle decadi a venire.

Negli ultimi tempi il genere però si era ridotto un pò troppo a lambiccose storie improbabili imperniate più sul mero lato "action" della vicenda, complici probabilmente le case di produzione in cerca di andare incontro più possibile ai gusti rocamboleschi del pubblico odierno nelle sale.

Sono stati quindi i maggiori esponenti del genere film a colpo sicuro come il rilancio di un brand storico come "007", l'immarcescibile agente segreto al soldo di sua Maestà che ha trovato la sua reincarnazione moderna, più action e frenetica che mai, nel fisico statuario e la faccia da duro rubacuori di Daniel Craig.

L'attore inglese è stato infatti protagonista di ben quattro film sulla celeberrima spia "con licenza di uccidere", partendo da (il primo e il migliore) "Casinò Royale" del 2006 e proseguendo poi per i vari "Quantum of Solace" del 2008 e "Skyfall" del 2012; arrivando infine a "Spectre" del 2015, quello che sembra (per ora) l'ultimo capitolo della saga con l'attore che si è detto ormai stanco di ripetersi nel ruolo, seppur molto apprezzato dal pubblico, specialmente quello femminile.

Gli ha fatto da contraltare in questi anni, direttamente dalla penna di Robert Ludlum, l'altrettanto esagitato e addestratissimo "Jason Bourne", smemorata spia americana parte di un programma sperimantale di "super-spie" sparpagliate per il mondo che decide di puntare i piedi e fare la guerra contro i suoi stessi datori di lavoro.

Pur rimanendo sempre nell'ambito di film più action che spionistici, dal canto suo Bourne si distacca maggiormente dal suo gemello inglese ponendoci di fronte un protagonista più "terreno", abilissimo a combattere anch'esso ma senza super gadget futuristici o equipaggiamenti fantasiosi dalla sua parte; bensì semplicemente clonando cellulari o usando normalissimi microfoni ed altre attrezzature comuni per spiare e mettere in scacco i suoi nemici di turno.

Interpretato da Matt Damon, Bourne è protagonista di ben 5 film tra il 2002 e il 2016, sostituito da Jeremy Renner solo nel capitolo del 2012 "The Bourne Legacy", con altalenanti successi di pubblico ma sicuramente uno stuolo di fedelissimi ben radicato a seguito delle rocambolesche vicende del protagonista.

Fortunatamente però non è tutto action quello che luccica, infatti negli ultimi anni sono spuntate al cinema tante piccole chicche di spionaggio finalmente più interessanti e rilassate nei ritmi di storia e narrazione, come giustamente si converebbe naturalmente a storie di "ampio respiro" sia temporale che internazionale come quelle del genere di spionaggio.

Uno su tutti merita menzione certamente "La talpa", film del 2011 diretto da Tomas Alfredson, regista di gran classe di cui vi avevo già consigliato il bellissimo "Lasciami entrare" nell'articolo "TANDEM TRA FINZIONE E REALTÀ: Frankenstein vs Dracula: qual'è il mostro più mostruoso del cinema?".

Inizialmente per la regia si era pensato a Park Chan-wook, regista sud-coreano famoso nel mondo soprattutto per il suo "Old boy", il quale però ha dovuto declinare l'offerta, probabilmente perchè già impegnato all'epoca nelle riprese di "Stoker", film altrettanto originale e visionario di cui sicuramente parleremo in futuro in un separato articolo.

Basato sull'omonimo romanzo di John le Carré, il film vede come protagonista Gary Oldman nel ruolo di un ufficiale incaricato di scovare il traditore al soldo dei comunisti in una cerchia ristretta di nomi eccellenti, vale a dire tutti i più alti papaveri al vertice di "Controllo", l'elite al comando dei servizi segreti britannici.

Un film pieno di personaggi e sotto-trame legate alla perfezione e che si incastonano a meraviglia l'una con l'altra, per una regia di ampio respiro e dai ritmi compassati uniti ad una fotografia di gran classe curatissima fotogramma per fotogramma, cui vanno ad aggiungersi le superbe performance d'attori del cast al completo che compone ogni singola scena della vicenda.

Per chi invece è in cerca di una spy story più leggera ma comunque diversa e originale rispetto ai vari "007" e "Jason Bourne" di cui sopra, possiamo senz'altro consigliare l'ottimo "Operazione U.N.C.L.E." del 2015 per la regia di Guy Ritchie, già autore degli ultimi fortunati film di "Sherlock Holmes", caciaroni e divertenti al punto giusto e con protagonista l'azzeccata coppia formata da Robert Downey Jr e Jude Law.

Un film dove finalmente Ritchie mette pienamente in scena il suo talento, pur nonostante il tono leggero da spy-buster che pervade tutta la storia, ma con una messa in scena veramente ottima e un trio di protagonisti che funziona come un orologio svizzero.

La vicenda gira intorno alla bellissima Alicia Vikander, qui nel ruolo della nipote di uno scienziato al soldo dei nazisti, destinata a fare da esca in un gioco di spie divisa tra il fascinoso statunitense Henry Cavill e il rude guerriero russo Armie Hammer.

Fortemente dal gusto "retrò" sia nella regia che nelle ambientazioni, per larga parte del film ambientato in Italia, oltre che negli splendidi costumi e le musiche melodiche umoristicamente contrapposte alle scene più esagitate e spettacolari del film.

Ma passiamo adesso a parlare del film protagonista dell'articolo di oggi, "Page Eight", soprattutto dei punti di forza che secondo chi scrive lo rendono degno della visione.


GALLINA VECCHIA FA BUON BRODO
Vecchio detto di saggezza popolare che in questo caso si applica sia al protagonista, Bill Nighy, ultra-sessantenne attore versatilissimo capace di spaziare da "Harry Potter" ai "Pirati dei Caraibi" fino al piccolo cult "Guida galattica per autostoppisti"; sia al regista David Hare, da sempre sceneggiatore di valore per ottimi film come "Il danno" o "Paris by night".

Quello che infatti doveva essere solo un piccolo film per la televisione, diventa secondo il sottoscritto un ottima storia perfettamente in grado di reggere il confronto coi film citati nella mia introduzione.

La messa in scena semplice ma efficace, accompagnata dall'ottima prova in primis di Nighy ma in generale di tutto il cast, unita poi alla sapienza di sceneggiatore di Hare che sceglie il ritmo giusto con cui scandire le varie parti della storia; rendono il tutto come un pasto semplice e cucinato con dovizia che però va giù che è un piacere senza mettersi di traverso per l'esofago.

Partendo infatti dalla semplice premessa di un analista attempato che si ritrova per le mani un documento compromettente niente poco meno che per il primo ministro in persona, il regista ci parla in modo semplice, simpatico e credibile dello spietato mondo dell'intelligence britannica e la fauna che lo popola.

Un mondo dove "cane mangia cane" è dir poco, seppure con garbo ed educazione nei doppiopetti e smoking impeccabili elegantemente indossati dai protagonisti, pronti a qualsiasi bassezza per fare carriera a dispetto della "sicurezza nazionale" dietro quale amano tanto nascondersi.

Senza scrupoli in tal senso sia il personaggio di Judy Davis, altrettanto attempata collega di lavoro di Nighy pronta a tutto per fargli le scarpe; sia che nello spietato Ministro interpretato da (un sempre ottimo) Ralph Fiennes.


GOD SAVE THE QUEEN
Altrettanto importanza ha poi il personaggio ambiguo interpretato da Rachel Weisz, vicina di casa del protagonista con una storia d'ingiustizia sociale alle spalle nella guerra civile della lontana Siria.

Un personaggio che assieme alla morte del suo capo/migliore amico Michael Gambon riesce finalmente a smuovere il vecchio Nighy dall'apatia sociale e morale in cui ristagna, uno lasciandogli le prove di uno scandalo politico e l'altra dandogli invece una ragione e una causa per cui battersi.

Migliore amico con cui ha anch'esso d'altronde un rapporto ambiguo, difatti marito della sua ex-moglie e causa del cattivo rapporto con sua figlia, la sempre bellissima Felicity Jones protagonista di quei film romantici che vi avevo consigliato nel mio articolo "Estate in film - Trilogia del cuore".

Un mondo dove la politica e l'intelligence sono due facce della stessa medaglia, dove l'industria della guerra deve essere portata avanti a colpi di invasioni "preventive" e scandali da seppellire; dove i protagonisti non fanno neppure finta di lottare per la causa della verità e la giustizia ma anzi perseguono maleficamente i loro propositi senza guardarsi indietro e senza disdegnare di pugnalarsi a tradimento l'un l'altro.

Un mondo di cui il protagonista non si sente parte in quanto vecchia spia, stanca e disillusa da anni di governi di destra e di sinistra che si sono succeduti senza un reale cambiamento per i cittadini e senza nessuna vera lotta che non fosse, alla fine, per il mantenimento stesso del potere conquistato.


NOTERETE CHE HO PARLATO MENO DEL SOLITO DI QUESTO FILM CHE VI CONSIGLIO, IN QUANTO NON VOGLIO SVELARVI TROPPO DEGLI SVOLGIMENTI DELLA TRAMA E QUINDI ROVINARVELO, POSSO SOLO CONCLUDERE DICENDO CHE E' UN PICCOLO MUST PER GLI AMANTI DI STORIE DI SPIONAGGIO CHE NON HANNO BISOGNO DI SPARATORIE E INSEGUIMENTI A PROFUSIONE PER FARSI TENERE SVEGLI DA UN FILM, PER CHI AMA INVECE I PERSONAGGI BEN SFACCETTATI E LE STORIE BEN NARRATE RIPETO SOLTANTO DI NNON LASCIARSELO SFUGGIRE, SAREBBE DAVVERO "ALTO TRADIMENTO" VERSO I FILM DI GENERE SPIONISTICO.

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Articolo pubblicato il 04/12/2016