Torino - Università a supporto delle vittime di violenza sessuale

Liliana Carbone per Civico20News

Due studentesse molestate e ben una quarantina di segnalazioni per conflitti sul lavoro, mobbing o discriminazioni all’interno dell’ateneo. Uno dei casi di molestie è diventato ben noto nei giorni scorsi, quando il professor Luca Sgarbi, docente di diritto del lavoro, è stato arrestato con l’accusa di tentata concussione per aver chiesto prestazioni a una studentessa approfittando della sua posizione di relatore per la tesi.

I tanti volti della violenza di genere, raccontate dalle donne che si battono quotidianamente contro il fenomeno come l’avvocato Franca Turco, consigliera di fiducia dell’Ateneo, si incontrano in questo anno che sta per chiudersi anche tra le aule e i corridoi di grandi istituzioni come l’Università, per questa ragione l’Ateneo ha pensato di contrastare questa piaga, che spesso non ha voce perché le vittime preferiscono tacere per paura, con un percorso di formazione e di informazione rivolto a 89 lavoratori e studenti dell’Università per prevenire il fenomeno. 

 

Il corso, soprannominato React, per invitare all’azione, a reagire e denunciare, dando voce ai soprusi, è nato sul modello di quello inglese, realtà dove la violenza sulle studentesse universitarie dei campus si aggira tra il 20 e il 25 per cento. È organizzato dal Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne e di genere dell’Università di Torino (Cirsd) nell’ambito del progetto finanziato dalla commissione Europea DG Justice, Rights, Equality and Citizenship Programme (DAPHNE-III strand) “USVReact: Università a supporto delle vittime di violenza sessuale”, che prevede la sua realizzazione interna all’Università e al Politecnico. Si concluderà ad aprile 2017, con la presentazione dei risultati nel mese di novembre. 

«Le vittime che chiedono aiuto sono ancora troppo poche, ma sappiamo che il fenomeno è sottostimato - spiega l’avvocato Turco -. Spiego loro che il silenzio vuol dire accettazione, invece bisogna dire basta e denunciare». 

 

Come emerso dall’indagine Istat (2014) Sicurezza delle donne, il 31% delle donne tra i 16 e i 79 anni ha subito atti di violenza nel corso della propria vita, tra cui il 20% ha subito atti di violenza fisica, il 21% violenza sessuale e la maggior parte (il 74%) ha subito forme svariate di molestie sessuali. Un confronto dei risultati con la precedente ricerca condotta nel 2006 mostra che: le forme meno gravi di violenza sono in declino; le donne mostrano una maggiore capacità di uscire da relazioni violente a causa di una maggiore consapevolezza della violenza; le donne esprimono maggiormente la violenza subita e ne parlano di più; più vittime riconoscono la violenza sessuale come reato (dal 14% al 30%).

 

Nell’ateneo torinese, per il momento, non sembra che si viva una situazione molto drammatica, ma da tempo è attiva una figura di “consigliere” cui rivolgersi, a disposizione di studenti e dipendenti: e come detto, almeno una quarantina di segnalazioni riguardano situazioni di «disagio», dal mobbing alla discriminazione alle molestie vere e proprie. 

 

La violenza sessuale in Italia era considerato un «crimine contro la pubblica decenza e la moralità» fino a due decenni fa. La Legge n. 66 del 1996, che stabilisce "Disposizioni contro la violenza sessuale", ha trasformato il reato di abuso sessuale in un reato contro la persona, introducendo i reati di violenza sessuale, di atti sessuali con bambini, di corruzione di minorenne e di stupro di gruppo. Da allora, una serie di modifiche e nuove leggi per contrastare il fenomeno della violenza è stato emanato sotto la pressione delle organizzazioni della società civile.

 

Per esempio, la Legge n. 38 del 2009 ha esacerbato la punizione per atti sessuali e ha introdotto lo stalking come un tipo di reato punibile con la reclusione, mentre la Legge n. 93 del 2013 ha aggravato ulteriormente le pene e migliorato gli strumenti per la protezione delle vittime. Inoltre, misure legislative interessanti sono state recentemente adottate a livello regionale.

 

Il Piemonte, dopo l'approvazione della Legge Regionale n.11 del 2008, ha appena approvato (16 febbraio 2016) la Legge Regionale n.142, "Misure per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere e di sostegno alle vittime e ai loro figli", che, tra le altre importanti novità, si propone di attuare le direttive nazionali in materia di introduzione del cosiddetto "Codice rosa" per le donne vittime della violenza, al fine di offrire loro assistenza e protezione, grazie all’azione coordinata di professionisti del settore sanitario, delle forze dell’ordine e di avvocati esperti.

 

A Torino, l'Ufficio Pari Opportunità del Comune raccorda il Coordinamento Cittadino e Provinciale Contro la Violenza sulle Donne (CCPCVD), una rete che coinvolge e integra l'azione dei vari servizi territoriali e associazioni che contrastano la violenza sessuale. Gli attori che la compongono mettono a disposizione professionalità e servizi in campo sanitario, psicologico, legale, giudiziario e di ordine pubblico, culturale, socio-assistenziale ed educativo, al fine di tutelare i diritti fondamentali delle donne e offrire loro sostegno, contrastando la violenza e promuovendo una cultura del rispetto, della reciprocità e della parità tra donne e uomini.

 

Le università italiane, dal canto loro, anche grazie ad alcuni progetti europei, stanno sviluppando interventi volti a contrastare la violenza di genere, in tutte le varie forme che essa può assumere: dalla violenza sessuale in senso stretto, alle molestie, sino all’omofobia.stretto, alle molestie, sino all’omofobia.

 

 

                                                                                  Liliana Carbone

 

 

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Articolo pubblicato il 03/12/2016