Cronaca dai quartieri di Torino- Forza Nuova sfida la Questura e protesta contro l'occupazione dell'ex Moi

Nonostante il diniego presidio del movimento politico in Piazza Galimberti per ribadire una rapida soluzione della vicenda. Presente anche il segretario nazionale Roberto Fiore

Continua la vicenda dell'ex Moi, l'area dell'ex villaggio olimpico, dove le palazzine sono da anni occupate illegalmente da un numero sempre più crescente di immigrati irregolari.

La storia dell'ex Moi è diventata di portata nazionale, in seguito alle proteste che hanno avuto luogo nel corso delle scorse settimane.

La situzione è diventata insostenibile per gli abitanti del quartiere, che hanno chiesto a gran voce l'intervento delle autorità affinchè possano tornare ad essere liberi dal meccanismo della criminalità che serpeggia nella zona.

Dopo gli scontri del 24 novembre scorso si sono dette molte cose e la politica cittadina si è spaccata e sprecata in diverse dichiarazioni che, agli occhi di chi vive costantemente una situazione di pericolo per la propria incolumità e quella dei propri cari, è risultato il solito fiume di parole e di promesse da marinai tipiche della politica del nostro Paese.

Forza Nuova ha seguito lo sviluppo della vicenda e chiede a gran voce che la situazione dell'ex Moi torni alla normalità al più presto possibile, per il bene degli abitanti del quartiere e della città intera.

Ma non è stata una passeggiata di salute. Infatti la Questura ha negato al movimento politico la possibilità di manifestare nei pressi delle palazzine dell'ex Moi.

Il tutto si è risolto in un presidio non autorizzato, dove militanti, dirigenti di partito nonchè persone comuni hanno denunciato una situazione diventata parecchio spinosa da vivere quotidianamente.

Roberto Usseglio, coordinatore provinciale di Forza Nuova, una volta appreso il divieto di manifestazione da parte della Questura ha espresso il suo stupore, aggiungendo: "La Digos ha ordinato il divieto di manifestazione per ragioni di ordine pubblico.

Io non ho firmato la lettera della Questura, la quale mi ha detto che mi avrebbe ritenuto legalmente responsabile qualora si fosse svolta una manifestazione nella zona delle palazzine dell'ex Moi.

Abbiamo deciso però di non lasciare da soli i cittadini e abbiamo allestito un presidio in Piazza Galimberti dove hanno preso parte parecchi cittadini e gente comune, ormai stufa di questa situazione a cui bisogna trovare una rapida e definitiva soluzione. Vedremo cosa farà la sindaca".

Alla manifestazione era presente anche il segretario nazionale Roberto Fiore, che ha dichiarato quanto segue: " Purtroppo nelle grandi città si stanno creando delle sacche dove ristagna la criminalità e sono sacrificate al business dell'immigrazione.

C'è una pericolosa connivenza tra questo business e i centri sociali, che sono il fulcro del problema. La loro chiusura è una parte della soluzione per tentare il ripristino dell'ordine pubblico.

Ieri passeggiando per la città ho visto numerosi senza tetto dimorare come potevano tra le più belle piazze della città. Questo non fa bene alla città, ai torinesi e al turismo che è un'importante risorsa per Torino. La priorità è quella di ridare queste palazzine a chi sta passando questo inverno in mezzo alla strada.

La situazione dell'ex Moi è solo l'ultimo triste esempio balzato agli onori della cronaca su come i politici abbiano regalato la città agli immigrati irregolari e alla criminalità, scavalcando e ignorando problematiche ed esigenze dei cittadini italiani.

La sindaca Appendino sta miseramente fallendo nel suo ruolo e noi rimaniamo l'unica forza in grado di poter fare opposizione".

A margine della manifestazione anche un contro presidio organizzato dal centro sociale Askatasuna, ma la presenza delle forze dell'ordine ha impedito che ci fossero contatti e possibili scontri tra le due fazioni.

La decisione presa dalla Questura rimane un grosso punto interrogativo all'interno di una società in cui la libertà di espressione e di manifestazione cambia a seconda del credo politico e del colore delle bandiere che vengono sbandierate.

Siamo arrivati ad un punto tale in cui bisogna proteggere con le unghie e con i denti ciò che spetterebbe ai cittadini di diritto da parte di quelle che dovrebbero essere le istituzioni costituite senza fare alcun gioco di sorta, poichè in palio c'è una posta ben più alta e più preziosa di uno slogan scritto su uno striscione o urlato in un megafono.

Si avvalora quindi la tesi che la parola democrazia rimane una pallida e lontana utopia, valida per alcuni ma non per tutti. Ma utile da pronunciare quando non si hanno argomentazioni valide da addurre a promesse elettorali fatte ma ancora non mantenute.


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Articolo pubblicato il 04/12/2016