Lo Zoo di Torino al Parco Michelotti

A quasi trent'anni dalla chiusura tra contestazioni e ricordi nostalgici.

Lo Zoo di Torino del Parco Michelotti:

(apertura 20/10/1955 – chiusura 31/3/1987) 

Difficile dimenticarsi di quel Giardino Zoologico frequentato da migliaia di torinesi che durante tutti i giorni della settimana affollavano il Parco Michelotti per incontrare animali provenienti da Paesi lontani.

Difficile dimenticarsi dell’Acquario/Rettilario, disegnati dall’Architetto Enzo Venturelli, che ospitava grandi vasche tropicali, ampie finestre su ambienti esotici e teche adibite all’accoglimento di rettili di varie specie e dimensioni.

Lo Zoo aveva un fascino tutto suo, permetteva alla gente di approcciarsi a un senso dell’esotico che attraeva adulti e giovanissimi, mettendoli a contatto con animali mai visti prima e che potevano anche essere nutriti direttamente con le proprie mani.

Molto si è detto sul senso di strutture simili, molte le critiche degli animalisti che portarono alla chiusura definitiva dello Zoo. Non dobbiamo dimenticare che negli anni ‘50 non esistevano ancora programmi televisivi dedicati alle faune esotiche, né documentari che potessero divulgarne le immagini o le abitudini: la Televisione ha iniziato il proprio percorso regolare il 3 gennaio del 1954.


L'ex zoo come si presenta oggi.


All’inizio dominava lo stupore ed il fascino per quelle creature mai viste prima, tutte raccolte in uno spazio molto limitato, ove ampi viali circondavano la vasca degli orsi, delle scimmie e le piscine con tanto di ippopotami o gruppi di otarie. La gente osservava con interesse quel bestiario così particolare, qualcuno leggeva le sintetiche note didattiche poste vicino agli stabulari, altri ascoltavano la voce delle guide, come quella dell'indimenticabile Prof. Ernesto Sbarsi che parlava a distratte scolaresche in gita premio.

Il compianto Dr. Giusto Benedetti, direttore dello Zoo, diede un grande sviluppo agli aspetti didattici e scientifici della struttura, creando molte occasioni di incontri culturali ed approfondimenti su tematiche di carattere zoologico e antropologico. Il suo amore per la Scienza era coinvolgente, la sua passione contagiava tutti coloro, che come me, ebbero la fortuna di essergli amici. Inoltre manteneva sempre viva l'attenzione sugli ospiti dello zoo ed aggiornava con cura le schede relative agli animali che venivano ospitati dalla struttura, fornendo a chi le chiedesse, precise informazioni su ogni specie presente.

Il Dr. Giusto Benedetti

Con regolarità nascevano tigri, leoni, scimmie, uccelli e tanti altri animali, molti dei quali svezzati dal Direttore e dalla sua Famiglia. I giornali dell’epoca riportavano spesso interviste fatte ai dirigenti e notizie sulle nuove acquisizioni o nascite: lo Zoo di Torino era circondato dall'affetto di molti torinesi che, soprattutto durante la Domenica amavano passeggiare lungo i viali, osservando quegli animali che taluni conoscevano anche per nome. Il Capo dei Guardiani, il Sig. Baldi, ripreso nella fotografia di apertura, conosceva ogni singolo ospite, ogni sua abitudine e forse anche l'umore del loro carattere. 

La sensibilità di quegli anni escludeva la polemica sulla prigionia degli animali: se da un lato lo Zoo li privava della loro libertà dall'altro li tutelava in un ambiente protetto, favorendone spesso la riproduzione. In quegli anni si preferiva iniziare a contestare i Circhi dove venivano fatti lavorare gli animali, ledendone spesso la dignità e dove le condizioni della loro vita non erano sempre favorevoli.

In quel periodo, a metà del secolo passato, le persone potevano avvicinare gli animali esotici solo attraverso i musei e i giardini zoologici, questi ultimi avevano l'indiscutibile vantaggio di presentare gli animali vivi.

Successivamente nacquero gli Zoo Safari, che rappresentarono un primo tentativo di proposta ecologica, ove ampi spazi permettevano agli animali ospitati maggiori possibilità di movimento.

La concessione trentennale che il Comune di Torino affidò alla società Molinar che ebbe in gestione il Parco Michelotti, decadde nel 1985, due anni dopo lo Zoo venne definitivamente chiuso.

Gli animali furono venduti o ceduti ad altri Zoo, visto che sarebbe stato impossibile rimetterli in libertà: dopo anni di cattività anche un cambiamento di sede deve aver prodotto effetti negativi sulla salute e sulla condizione psicologica degli animali, ma le notizie sui “deportati” non vennero mai rese pubbliche.

Il Parco Michelotti fu di fatto abbandonato, qualche mostra, qualche area adibita a giochi ma nulla di più.

Dal 1987 vennero organizzati solo sporadici eventi che non ottennero mai un vasto consenso di pubblico. Ora solo qualche passante distratto attraversa i vecchi viali guardando con tristezza le macerie di quello che resta delle precedenti strutture. Le costruzioni ormai fatiscenti e in completo abbandono, popolate da qualche senzatetto o ricovero di tossicodipendenti, sono solo un triste ricordo di quei contestati stabulari che hanno fatto certamente nascere in qualcuno un serio interesse per la natura ed il mondo animale.  

Recentemente il Comune ha istruito un bando di gara per la costituzione di un Bioparco con finalità didattiche e scientifiche che dovrebbe ritrasformare l'area urbana in un polo di interesse naturalistico.

 


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Articolo pubblicato il 15/12/2016