Elezioni USA: la vendetta di Obama

Il sistema concede opportunità allo sconfitto

Egregio Direttore,

sono rimasto molto stupito nel vedere che il sistema elettorale degli USA, che prevede l'elezione diretta del Presidente, permette al Presidente uscente (o perdente) di rimanere al suo posto per alcuni mesi in modo da poter mettere in atto la sua "vendetta" a danno del nuovo Presidente, eletto in modo democratico. 

A mio parere il Partito Democratico americano ha perso le elezioni perchè ha candidato un personaggio navigato, che da anni  faceva il buono e cattivo tempo nella Casa Bianca, e che mirava al  potere personale.  Ecco perchè la Clinton ha perso, con o senza i giochini di Mosca!

 

                                                                         Marino Domenico

 

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Carissimo lettore,

come Lei fa notare, è per lo meno strano che il sistema elettorale statunitense preveda, dopo l'esito delle elezioni, la decadenza dello sconfitto non nell'immediato successivo, bensì al termine di un lungo periodo che determina una situazione per lo meno imbarazzante in coloro che dovranno intraprendere rapporti diplomatici, politici e commerciali con il vincitore, relegato momentaneamente al ruolo di pur accreditata comparsa.

Una regola che permette, e lo si è visto nei giorni appena trascorsi, di assumere ancora decisioni importanti come "l'allontanamento" dei diplomatici russi accusati di aver danneggiato il candidato democratico (?) con artifizi che sanno di spy story.

Un'opportunità del tutto gratuita che avrebbe potuto provocare danni di un certo rilievo nei rapporti fra le due superpotenze mondiali, ma che invece si è rivelato il fumo di un'arma caricata a salve.

L'ultima "perla" del Presidente uscente non ha infatti prodotto la reazione uguale e contraria sperata nell'oggetto delle particolari attenzioni riservate a quel Vladimir Putin che aveva già identificato nel vincente Donald Trump l'interlocutore privilegiato. 

Quindi un'altro flop per l'Amministrazione a stelle e strisce uscente dopo l'aver toppato sulla candidata Clinton che tutto prometteva pur sapendo di non poter mantenere in toto gli impegni con gli elettori.

Ma probabilmente non c'era nulla di meglio da proporre.

Qui da noi la successione è  meno travagliata e si concretizza nel breve periodo senza rigurgitanti ritorni di fiamma anche perchè, ultimamente, le cose "fatte in casa" non necessitano del verdetto popolare.

Anche perchè ancora, e l'esito del referendum del 4 dicembre scorso con annessi e connessi lo dimostra, quando il popolo è parte attiva della tornata elettorale, i pronostici sono disattesi in maniera devastante.

 

                                                                            Massimo Calleri

 

 

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Articolo pubblicato il 03/01/2017