“Le Moment populiste” di Alain De Benoist
La copertina (Novopress)

Le radici dei movimenti identitari e antisistema

Abbiamo già parlato dell’opera di Alain De Benoist. Poiché il suo libro è in corso  di pubblicazione in Francia, e sarà difficile che, dato l’argomento, venga diffuso presto anche in Italia dove predomina la coltura (non è un refuso) sinistrorsa, riteniamo utile per i lettori di civico20news riportare ulteriori passi dell’opera di uno dei maggiori pensatori di tutta Europa.

 

Scrive Alain De Benoist: “Una formidabile crisi di fiducia tocca allo stesso tempo uomini, istituzioni e media. Non si crede più a nessuno, non si crede più a niente. Stretti in un sistema in cui si può fare tutto a patto di non cambiare nulla, soggetti ogni giorno alle conseguenze di decisioni non prese da loro, di fronte al negazionismo mediatico e alla superiorità morale di cui le elite si arrogano con arroganza il monopolio, i nostri contemporanei stanno impazzendo.

 

E allora si rivoltano contro un pensiero unico che pretende che non vi siano alternative all’ordine neoliberale e che la dissoluzione dei popoli nel mercato mondiale sia l’unico orizzonte della storia degli uomini.

 

Dal 2005, lo stesso scenario si ripete: la destra dice di votare sì, la sinistra dice di votare sì, tutti i grandi media dicono di votare sì, gli esperti internazionali e i capi di stato esteri dicono di votare sì – E il popolo vota no. (notare che queste affermazioni sono state fatte ben prima del nostro referendum. ndr).

 

Risultato: lo stupore gareggia con l’indignazione e la rabbia. Dal lato delle elite, intanto, il disprezzo non fa che crescere nei confronti di un popolo imprevedibile, che pensa male e le cui reazioni prendono in controtempo tutte le previsioni. Anche là, la paura è onnipresente: paura della rabbia popolare, paura di perdere i propri privilegi e le posizioni acquisite, paura di vedere crollare le pareti di carta della bolla che si è costruiti attorno.

 

Con il fossato sempre più profondo tra popolo e classe dominante, legittimità politica e realtà politica si allontanano l’una dall’altra. Dal momento che il pensiero della piazza pubblica si è dissociato dal pensiero del palazzo, noi assistiamo ad una nuova secessio plebis.

 

La plebe fa secessione all’interno della comunità nazionale, non perché intenda distruggerla, ma perché si propone di ricostruirla su altre basi…. Questa è la caratteristica maggiore del populismo: si struttura attorno a una opposizione non più orizzontale (destra-sinistra), ma verticale: il popolo contro le elite, la gente ordinaria “in basso”contro i privilegiati ”in alto”.

 

Questa opposizione non comporta un riciclaggio del vecchio rancore poujadista dei piccoli contro i grandi. Essa si basa piuttosto sulla convinzione che un’élite tecnocratica e finanziaria installata nei media come nelle stanze del potere, fondata sulla connivenza incestuosa, quando non sulla corruzione, abbia deliberatamente deciso di spossessare gli elettori del loro potere al fine di agire senza più controllo. Questa élite, che si divide al suo interno solo sui mezzi da mettere in campo per giungere agli stessi fini, aderisce a dei valori e propaganda delle parole d’ordine nelle quali il popolo non si riconosce.

 

Essa impone degli orientamenti che il popolo condanna perché si accorge che ne risulta un deterioramento del suo modo di vita. Staccata dalla realtà sociale, essa è inoltre percepita come estranea alla nazione nella misura in cui è allo stesso tempo indifferente agli interessi nazionali e profondamente deterritorializzata.

 

Come nel 1793, le élite sono percepite come il partito dello straniero o, più esattamente, come il partito che crede che ogni appartenenza sia divenuta obsoleta e dunque che nessuno sia più straniero.

 

L’opposizione tra dominanti a dominati fa così il suo grande ritorno. Il “people”ha sostituito il popolo”

 

Dobbiamo ringraziare Alain De Benoist per questa lucida analisi. Ma dobbiamo anche porgere un grande sentito ringraziamento al giornale LA VERITA’ che ci ha fatto conoscere in anteprima il pensiero di questo grande analista politico.

 

 

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Articolo pubblicato il 06/02/2017