Il sole a ovest di Córdoba. Storia di una favela argentina

Recensione di Andrea Biscàro del libro di Fabio Mancin

Sottopongo molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” questa recensione scritta dall’amico Andrea Biscàro per il libro di Fabio Mancin “Il sole a ovest di Córdoba. Storia di una favela argentina” (m.j.).

 

«Uno scrittore dovrebbe sforzarsi di scrivere una cosa in modo tale da farla diventare parte dell’esperienza di coloro che la leggono».

Parola di Ernest Hemingway. Quanto aveva e ha ragione. Aggiungerei, per dirla con Nikolaj Zukovskij, che «quel che si scrive con fatica, si legge con facilità».


Per quanto riguarda «Il sole a ovest di Córdoba – Storia di una favela argentina» (Villaggio Maori Edizioni, CT, 2016), entrambi gli aforismi trovano casa. Infatti, l’opera di Fabio Mancin ci trasporta nell’esperienza vissuta – e narrata – dall’autore, consentendoci di leggerla con facilità. Facilità che non ha nulla da spartire con la leggerezza, bensì con la forza comunicativa di una forte esperienza personale tradotta in narrazione.


Fabio Mancin non è uno scrittore professionista: questa è la sua prima opera. Per lui vale quel che scrisse lo scrittore francese François Charles Mauriac: «uno scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine».


«Il sole a ovest di Córdoba» è proprio questo: un efficace quadro vivente che intende dire “no” alla solitudine in cui spesso si trovano le donne e gli uomini che non hanno nulla.


Nato a Torino nel 1973, Mancin inizia a viaggiare poco prima di conseguire la laurea, sfruttando una borsa di studio Erasmus che lo condurrà in Svezia. Consegue un dottorato in fisica presso l’università di Düsseldorf, visita il Sud America, si trasferisce in Svizzera, quindi a Praga per poi ritornare in Svizzera, dove tuttora risiede con la famiglia.


Le radici de «Il sole a ovest di Córdoba» – presentato dall’Associazione Culturale Entheos di Torino nel pomeriggio di sabato 4 febbraio – sono da ricercarsi in questo dedalo di spostamenti che, in maniera più o meno fortuita, lo conducono all’interno di una favela argentina, precisamente nella città di Córdoba.


Siamo nel 2004, nel post crisi economica argentina e al termine dei suoi studi universitari in Germania. Mancin ha già fatto del volontariato a Torino. Successivamente al dottorato, parte per l’Argentina: intende porsi in discussione in una realtà completamente differente. La sua esperienza durerà circa 5 mesi. In quel periodo, terrà un diario che andrà a costituire il canovaccio di quello che l’autore chiama romanzo, ma che in realtà è un romanzo di vita, fedele alle storie di una umanità lacerata che l’autore ha sperimentato giorno per giorno.


All’interno di una favela le condizioni di vita sono durissime, inimmaginabili per noi europei. Fabio Mancin ha conosciuto questa durezza, questo degrado... e li ha descritti. Ma ancor prima, senza trionfalismi, con autentica umiltà e determinazione, ha offerto il suo aiuto nei confronti di quella stessa realtà. Forse non sempre ce ne accorgiamo, ma siamo in possesso di grandi risorse interiori che, oltre a consentirci d’essere utili al Prossimo, ci permettono di sperimentare la condizione di vita dell’altro-da-noi e, così facendo, di ampliare i nostri orizzonti.


Il lettore, grazie a una sinossi di tutto rispetto, non appena avrà il testo fra le mani – la cui copertina è un candido inno alla gioiosa e giocosa speranza, malgrado la dura realtà – potrà approcciarsi, in poche righe, al Senso di questo percorso sfaccettato, scritto, tra l’altro, con un buon ritmo narrativo:

 

«Povertà, degrado e illegalità: ecco cosa attende Fabio […] quando nel 2004, lasciati in Germania affetti e lavoro, parte alla volta dell’Argentina per collaborare con una ONG locale. La triste realtà delle villas miseria cordobesi, la rassegnazione e l’indifferenza delle istituzioni sono il suo nuovo pane quotidiano. Ma in questi ambienti emarginati operano anche persone coraggiose, motivate e realmente intenzionate a cambiare le cose; tra queste spicca Nilda, la vecchia signora che ha dedicato la sua vita ai bambini, e il cui sogno, la Casita del Sol, diventerà ben presto per Fabio un ambizioso progetto a cui dar vita. Una storia vera, un viaggio che cambierà profondamente i suoi protagonisti e condurrà alla nascita di una realtà che, seppur tra mille difficoltà, continua ancora oggi a crescere.


È una storia fatta di sconfitte, drammi e ingiustizie, ma anche di emozioni, vittorie e gioie. Quasi mai siamo all’altezza delle storie che viviamo e forse è per questo che sentiamo l’impulso di scriverle”».

 

«Il sole a ovest di Córdoba» sa di vita vissuta, sa di Nilda e di ogni nome, dramma, sorriso e situazione tratteggiati in questo quadro corale che sfocia nel progetto della Casita del Sol.


Nel dramma di una umanità schizofrenica (l’essere umano, soprattutto l’uomo occidentale, assimila il progresso scientifico al progresso tout court, relegando spesso la Giustizia sociale e il rispetto del Creato agli autoreferenziali simposi internazionali), il lavoro di Mancin ci proietta in uno dei tanti risultati di questa schizofrenia (le favelas), e lo fa con uno stile asciutto in grado di trasmetterci, quasi fossero immagini vivide, le innumerevoli sfaccettature della povertà e gli sforzi posti in essere per contrastarla con le armi dell’assistenza, della prevenzione e della formazione.

Andrea Biscàro

La seconda presentazione del libro si terrà sabato 11 febbraio, alle ore 16.30, presso la Biblioteca Civica Centrale in via della Cittadella 5, a Torino.

Relatore Luciano De Simone.


Si invita a visitare il sito internet de La Casita del Sol:

http://www.lacasitadelsol.org/index.php/it/

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Articolo pubblicato il 10/02/2017