Torino, l’ANPI s’indigna nel ricordo delle vittime delle Foibe

Civico20 intervista il professor Pier Franco Quaglieni

L’Italia ha impegnato lunghissimi anni tra timori e reticenze, prima di istituire la Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe. Quest’anno, tra le altre manifestazioni, peraltro ricordate puntualmente con diversi articoli sulla nostra rivista, si é svolta la commemorazione ufficiale nella Sala Rossa del Municipio alla presenza del Prefetto di Torino, il presidente del Consiglio Comunale, la sindaca Appendino e le autorità regionali e militari.

In tale occasione il Prefetto di Torino Renato Saccone ha consegnato la medaglia d‘oro conferita dal presidente della Repubblica, alla memoria, ai discendenti di Filippo Polito, morto a 22 anni nel campo di Borovnica presso Lubiana nel 1945.

Quest’iniziativa è stata vivacemente contestata dalla presidente provinciale dell’ Associazione Nazionale Partigiani Maria Grazia Sestero, presente alla cerimonia. L’Anpi si spinge a chiedere il ritiro dell’onorificenza.

Per meglio inquadrare il clima in cui è nata questa presa di posizione, abbiamo chiesto il parere del Professor Pier Franco Quaglieni, storico e direttore generale del Centro Pannunzio, presente venerdì pomeriggio alla commemorazione in Municipio.

Professor Quaglieni, perché, secondo lei, l’Anpi ha sollevato questo problema?

L’Anpi torinese è cosa diversa da altre sezioni dell’Anpi con cui collaboro con affinità di ideali da molti anni. La stessa FIVL ligure ha ottimi rapporti con l’Anpi.

A Torino le presidenze di Diego Novelli e poi di Maria Grazia Sestero hanno impresso un irrigidimento di posizioni che sono sfociate in una campagna per il No al referendum molto forte.

La FIVL ha lasciato liberi i propri associati di votare come dettava la loro coscienza.

Una differenza non da poco. Ma a Torino, ripeto, la situazione è molto radicalizzata rispetto ad altre realtà italiane. Quando alla guida dell’Anpi c’erano dei partigiani il discorso paradossalmente era un po’ diverso.

Come recepisce la posizione della presidente  dell’ANPI?

L’uscita dell’on.Sestero che fu deputata di Rifondazione Comunista, in occasione del Giorno del ricordo 2017 appare abbastanza fuori luogo anche perché in totale dissonanza con le parole del prefetto Torino Renato Saccone che ha invocato una lettura storica degli eventi tragici delle foibe e dell'esodo, il che significa un distacco che non prevede rancori, nè oblii, né strumentalizzazioni politiche davvero fuori del tempo.

Ricordo che Rifondazione Comunista votò contro il Giorno del ricordo in Parlamento. Queste persone forse non hanno mai trangugiato il rospo dovuto inghiottire nel 2004 con la legge istitutiva del Giorno del ricordo.

Per decine d’anni hanno imposto il silenzio su quel tema che solo storici coraggiosi come Gianni Oliva hanno infranto. Ci sono voluti Violante e Fassino per approvare la legge istitutiva del Giorno del ricordo.

Chi era Flippo Polito?

Il giovane ventenne Filippo Polito nel cui ricordo è stato consegnato dal prefetto un riconoscimento , conferito,v oglio sottolinearlo, dal Presidente della Repubblica, ai familiari, era, da quanto ho potuto capire, un agente di pubblica sicurezza e non un volontario arruolato nella RSI morto tragicamente in un campo titano vicino a Lubiana nel 1945.

Gli Uffici della Prefettura e poi del Quirinale sono troppo scrupolosi nell’istruire le pratiche dei riconoscimenti per avere bisogno di reprimende torinesi estemporanee.

Rilevare che il nipote si sia presentato in camicia nera è di una banalità disarmante.

L’ex direttore de" La Stampa” Carlo Rossella, ai tempi della sua giovinezza esponente dell’ultra sinistra, poi approdato ai lidi berlusconiani, si è presentato in camicia rossa, senza cravatta e camicia sbottonata, davanti al presidente della Repubblica, al Lingotto, per i 150 anni della “Stampa”.

Sono mode d’oggi che a me non piacciono, ma che sono assai più giustificabili nel giovane nipote che pure ha messo la cravatta e si è fatto fotografare con il presidente Chiamparino. La politica non c’entra nulla.

L’ANPI non aveva la possibilità d’intervenire nella fase istruttoria?

Se c’erano delle riserve, l’Anpi aveva sicuramente modo di rappresentare il proprio dissenso alla prefettura di Torino nelle forme più opportune.

Inscenando una protesta giornalistica il giorno dopo ha sicuramente preso la scena, ma ha dimostrato una vis polemica inutile che ha offuscato mediaticamente il significato del Giorno del ricordo. I morti vanno tutti rispettati, anche quelli che non piacciono.

Quindi si tratta di una presa di posizione radicata?

Comunque non è accettabile una protesta che ha avuto un sapore, magari anche involontario, strumentale.

Io comunque so che nel palazzo del polo del’900 l’ANVGD, l’associazione degli Esuli Istriani e giuliano- Dalmati, accolta all’ultima ora, non ha ancora avuto la benché minima ospitalità concreta.

Segno che quel Polo resta quello di un ‘900 a senso unico in cui la storia stenta ad affermarsi e continua a prevalere l’ideologia.

Quindi il giorno del ricordo continua a dividere ?

Temo proprio di sì, al di là dell’invito del Prefetto di vedere nel 10 febbraio un “seme di concordia”.

Qual è il suo giudizio Professore, sulla commemorazione in Municipio?

E’ ammirevole il discorso del presidente del Consiglio comunale di Torino Fabio Versaci che ha parlato di odio politico e ideologico, di una sinistra che ha negato e di una DC che ha vissuto foibe ed esodo con imbarazzo.

Il giovane Versaci dimostra che le visioni politiche novecentesche sono superate. I suoi discorsi forse sono imbarazzanti per alcuni, ma sono autentici innanzi tutto umanamente.

Continuare con la spirale dell’odio settario non giova a nessuno.

Specie in questi momenti difficili.

Le sue conclusioni?

Oggi ho voluto esporre al Centro Pannunzio le bandiere di Istria, Dalmazia e Fiume per dare un segnale inequivocabile da che parte stiamo noi.

L’on. Sestero la conobbi molti anni fa quand’era assessore provinciale all’istruzione. Era già allora una persona rigida nelle sue idee, ma pensavo che nel corso degli anni avesse maturato scelte più meditate. Invece è rimasta sempre giovane. Mi compiaccio con lei.

Cosa occorrerebbe oggi?

Al di là del Giorno del ricordo, sarebbe necessario da parte di tutti più senso di responsabilità e meno polemiche.

Il "senso della storia”, per dirla con le parole di Adolfo Omodeo, deve prevalere sulla polemica sterile. Se rimaniamo vittime del passato che divide, il Paese non potrà mai guardare al futuro.

Proprio nei giorni scorsi l’Anpi friulana ha preso atto della strage di Porzus in cui si distinsero partigiani comunisti.

Fu una pagina orrenda negata per tanti, troppi anni. Partigiani garibaldini nel febbraio 1945 uccisero barbaramente partigiani dell’Osoppo, i famosi fazzoletti verdi che volevano combattere contro i nazifascisti, ma anche tutelare i confini orientali ,combattendo per l’integrità territoriale della Patria. Ecco, questo è un modo, sia pure molto tardivo, di comportarsi che va ad onore dell’Anpi.

Grazie Professor Quaglieni.

Purtroppo a Torino i presupposti ideologici sono duri a morire. Si chiude forse la pagina della Giornata del Ricordo e si apre, in concomitanza con la posa di una lapide, il ricordo, contestato ancora da alcuni, dell’omicidio del giovane Roberto Crescenzio, bruciato vivo in un bar di via Po negli anni della contestazione.

Una vicenda altrettanto dolorosa, con il protagonista principale che, omaggiato dai più, ha anche rivestito incarichi ufficiali.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 12/02/2017