Tutto è falso. Giorgio Gaber e la sua eredità

Un brano tristemente lungimirante. Un invito a cercare altrove la verità

Giorgio Gaber ha concluso il suo percorso di vita mortale il 1º gennaio 2003. Rileggendo la data pare impossibile, poiché sembra che la sua essenza non sia mai andata via da qui.

Certo è che ultimamente, uomini d’arte, di lungimiranza e di cultura, coagulate in un linguaggio così schietto eppure profondo ed elegante, sul nostro panorama nazionale, ormai gretto e svenduto, non se ne vedono più. La razza è andata veramente "in estinzione".

Giorgio Gaber è stato un illuminato intellettuale, sopraffino osservatore delle cose di questo mondo e dell'animo umano. Quando ha capito che doveva partire, ha lasciato dietro sé un'eredità di pensiero impressa in brani musicali dedicati all'uomo e al mondo, ai mostri che abbiamo fuori e ai mostri che abbiamo dentro; cacciatore di frasi capaci di spostare l'attenzione molto lontano, davanti al movimento del tempo.

L’ultimo album: "Io non mi sento italiano" è uno struggente lascito di quanto Gaber amasse l'Italia percependone ogni sfumatura della sua ancestrale tendenza ad auto infliggersi complicanze e sofferenza. Il suo linguaggio è universale, ma legato in modo inscindibile alle nefaste incongruenze che affliggono il nostro Paese. Malattie sociopolitiche che puntualmente ne respingono ogni sua positività verso un declino storico e prevedibile. Quello che ci sta affondando adesso.

Nel riascoltare "Il tutto è falso", emerge la profonda tristezza per quella violata libertà tanto cara all'artista. Una libertà di conoscenza dedicata alla mente umana oggi più che mai profanata e offesa da una informazione sovente raccapricciante, fabbrica di mostri da sacrificare sull'altare dello scoop e dell'audience, uniche divinità che interessano soprattutto l’arena sacrificale della televisione.

Giorgio Gaber aveva già visto tutto questo, così come Pier Paolo Pasolini ancor prima di lui. Cuori e menti di rara purezza e libero pensiero, scomodi al drago del potere che vuole tutto e tutti, demonio inafferrabile che ha completato ormai il progetto. Gli ultimi ostacoli non ci sono quasi più. Giorgio era uno di questi.

Spegniamo la tv, accendiamo il CD e riascoltiamo almeno: "La mia generazione ha perso" e "Io non mi sento italiano" La verità è concentrata in piccoli dischi di plastica. Torniamo a cercarla tra i messaggi di pochi, lungimiranti artisti. Di loro ci possiamo fidare, non ci hanno imbrogliato mai.

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Articolo pubblicato il 17/02/2017