L’intervista ad un politico errante

In attesa di un altro approdo

Agorà, la trasmissione del mattino di RAI3, ha concesso una lunga intervista, quasi un comizio, a Piero Fassino.

 

Lo stagionato uomo del PD,  oggi al seguito di Matteo Renzi, è reduce da gravi sconfitte consecutive: quella riportata nella corsa a sindaco di Torino, quella legata all’esito tragico del referendum Boschi&Renzi, ed infine quella determinata dal tracollo del ragazzo toscano cui si era legato mani e piedi.

 

E’stato fatto parlare a lungo, con voce piagnucolante. Ha cercato di parlare al cuore di tutti coloro che parlano di SCISSIONE, evocando le battaglie comuni del passato, l’idem sentire di un tempo  che legava tesserati, dirigenti e parlamentari del PD, la necessità di una politica di sinistra che compatti tutte le anime degli iscritti e dei sostenitori del partito.

 

Ha fatto un accorato appello alla coesione di tutta la casta del suo partito e non ha avuto esitazioni nel chiedere ai profughi di rimanere tutti uniti.  Ha rivolto addirittura una sua sofferta esortazione anche a coloro che al referendum si erano espressi per il NO.

 

Ma ha fatto un grave errore politico, quando con voce malferma ha attribuito tutta la responsabilità della scissione a chi non condivide l’attuale linea del partito, che è quella dettata con piglio dittatoriale, dall’ex premier ed ex segretario Matteo Renzi. 

 

Tutte le colpe per Fassino sono quindi da attribuire a coloro che non sono disposti ad accettare i diktat del suo ruspante leader.

 

Non è riuscito invece, in tutta la penosa tiritera televisiva, a ricordare il pesante ruolo di responsabilità del suo (per ora) amato Matteo.

 

Ed in particolare ha finto di dimenticare la cosa più importante: che l’avvio della scissione è stato innescato proprio dal suo mentore, con la famosa ROTTAMAZIONE, che voleva mettere fuori gioco alcuni dei più vetusti esponenti del partito. 

 

L’ex sindaco di Torino, già in carriera ai tempi del partito comunista, era riuscito a salvarsi in extremis, operando una disinvolta virata che lo aveva messo al  servizio dell’arrogante rignanese.

 

Ora, con aria affranta e disperata, il Fassino ha pensato bene di non dover evocare questi fatti. Per lui, i soli responsabili della scissione sono quelli che Renzi ha rottamato.  

 

Che poi, guarda caso, sono gli stessi esponenti che l’ex premier ed ex segretario PD, dopo averne proclamato la rottamazione, vorrebbe escludere per sempre, dalle liste elettorali, qualora riprendesse qualche briciola di potere.

 

Con l’aiuto (per ora?) dell’affezionato Piero Fassino, che non intende ricordare, e non osa ricordare al suo capo, che “chi semina vento raccoglie tempesta”.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 25/02/2017