Non solo Dan Brown e Glenn Cooper.

Lo scrittore portoghese Rodrigues dos Santos è best seller in patria ma poco conosciuto all’estero.

Da alcuni decenni ormai, la letteratura, il cinema e i format TV sono fortemente condizionati dagli Stati Uniti che conquistano praticamente tutti i mercati e in particolar modo quello nostrano.

I libri più venduti, e i film in programmazione nelle sale cinematografiche, oltre a quelli italiani, solitamente sono americani, e scrittori come Dan Brown e Glenn Cooper, diventati famosi per i loro romanzi a sfondo esoterico e celebri thriller, sono tra i più letti.

Dopo che Umberto Eco scrisse quel suo bellissimo libro che fu Il nome della Rosa, thriller medievale condito di riferimenti storici e filosofici talvolta non di facile comprensione, molti iniziarono a scrivere testi di questo tipo che da alcuni decenni sono tra i preferiti dai lettori.

Non è una novità che la letteratura, ma non solo, si imponga non solo per la bravura dei propri scrittori, ma anche da quanto a livello geopolitico quella lingua, e quindi i paesi in cui viene parlata, abbia importanza in quel dato contesto storico.

Molti scrittori italiani come Dante, Petrarca e Boccaccio diventarono famosi in un periodo importante per l’Italia così come quelli rinascimentali quali Boiardo, Ariosto, Machiavelli,  Tasso, Guicciardini.

Stessa cosa accade per la Spagna del Secolo d’oro a cavallo di Cinquecento e Seicento, periodo in cui, grazie alla sua espansione imperiale in mezzo mondo, ancora oggi si possono ritrovare i più importanti e letti scrittori iberici come Cervantes, Lope de Vega, Calderon de la Barca.

Da tempo, ormai, è la volta della lingua inglese, che da decenni, prima con gli scrittori Inglesi e ora con quelli Statunitensi, detiene tra i maggiori best seller mondiali.

Rimanendo sui così detti thriller di stampo storico, ho scoperto da poco un eccellente scrittore portoghese in testa a tutte le classifiche del proprio paese da ormai diversi anni, grazie ai suoi romanzi che, sebbene tradotti anche in italiano, difficilmente si trovano negli scaffali delle nostre librerie, a meno che non li si ordinino.

Alcuni dei suoi libri più venduti sono “Codice 632”, “La formula di Dio” e “Il settimo sigillo”, in cui, a confronto dei suoi omologhi Dan Brown e Glenn Cooper, lo scrittore lusitano, Josè Rodrigues dos Santos, mostra uno spessore ben differente soprattutto per il fatto di non condire i suoi testi di quella continua presenza di azione, omicidi, sangue, parolacce, sensazionalismo tipici della cultura americana (si pensi anche ai film hoolywoodiani), ma nell’essere capace di renderli avvincenti pur “dilungandosi”  con pagine e pagine di nozionismo legati alla fisica, alla logica matematica, alla storia, alla teologia, ai cambiamenti climatici, in maniera tutt’altro che superficiale e retorica, ma facendoli diventare a tratti dei veri e propri saggi attraverso cui, pur con un piglio avventuroso, riesce a catturarci.

La bravura di Rodrigues dos Santos sta proprio nella sua capacità di scrivere testi che siano a metà strada tra il romanzo avventuroso e il saggio scientifico, in grado dunque di catturare due tipologie di lettore, sia quello che vede nel libro di avventura e di suspance il puro intrattenimento, sia quello che coglie l’occasione per aumentare le proprie conoscenze scientifiche, teologiche, filosofiche e matematiche.

Come questo scrittore, ci tengo a ricordarne diversi altri nell’ambito della letteratura portoghese, tra cui Peixoto, Tavares, Pessoa e Saramago (unico Nobel in lingue portoghese), tutti in grado di sorprenderci per la loro capacità di andare in profondità attraverso il surreale e l’analisi e l’introspezione.

Sforziamoci, dunque sempre, di non farci ammaliare solo dai best seller o dai film da blockbuster, ma di cercare in ciò che è di nicchia quanto di più nuovo e sorprendente ci sia e che il mercato commerciale potrebbe non spingerci a leggere o a vedere.



Marco Pinzuti

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Articolo pubblicato il 27/02/2017