il ritratto di Luca Pacioli

un misterioso dipinto ricco di simbologie esoteriche

Alcuni dipinti evocano immediatamente emozioni difficili da descrivere. Sono casi rari che sembrano scatenare in noi atavici ricordi irrazionali, ben lontani dalle dotte spiegazioni dei critici dell’arte.

Spiegare un dipinto è sempre un’operazione razionale che riduce, necessariamente, quanto il dipinto stesso potrebbe o vorrebbe esprimere.

Spesso il ventaglio di messaggi raccolti nel caleidoscopio dei colori di un dipinto può sfuggire di mano anche alla comprensione dello stesso artista, il quale si limiterebbe a rappresentare forme e colori provenienti da una dimensione di cui egli stesso potrebbe ignorare l’esistenza.

Il caso del noto “Ritratto di Luca Pacioli”, presente a Napoli nel Museo di Capodimonte, può essere ricondotto ad uno di questi rarissimi casi.

L’autore dello stesso dipinto è convenzionalmente indicato nel pittore Jacopo de Barbari, sebbene come vedremo, i dubbi siano ancora molti, la data potrebbe essere quella evidenziata su un misterioso cartglio, posto in basso a destra del dipinto:1495.

Nel doppio ritratto emergono due figure ed una serie di oggetti quantomeno curiosi,

Il soggetto a sinistra (dicendo a sinistra ci riferiremo sempre al punto di vista di coloro che si trovano di fronte al dipinto) è sicuramente il frate Luca Pacioli, il noto scopritore del rapporto aureo ed inventore della “partita doppia”.

Alla sua destra viene rappresentato un giovane che potrebbe essere secondo alcuni Guidobaldo da Monteferltro, sebbene i rapporti personali tra Pacioli e i Signori di Urbino non parevano giustificare una simile interpretazione.

Secondo la maggior parte dei critici si tratterebbe del ritratto di Galeazzo Sanseverino, conte di Caiazzo.

Gli elementi più interessanti del quadro sono sicuramente quelli geometrici: troviamo a sinistra un solido archimedeo, il Rombicubottaedro, che presenta 26 facce ed un piccolo dodecaedro a 12 facce.


Analizzando nei dettagli questa figura vedremo che il numero 26 possiede alcune caratteristiche che lo rendono unico e irripetibile. Si tratta di un numero, il 26, compreso tra un quadrato (5 x 5 =25) ed un cubo (3 x 3 x 3 = 27)

Un documento interessante presente sul web ci aiuta a scoprire molte caratteristiche di questo numero:

Napoli, 08/07/2012

domenica 8 luglio 2012

  http://alexfocus.blogspot.it/2012/07/proprieta-del-numero-26.html 

 


Smbolismo

Secondo R. Allendy, "esso associa l'idea della differenziazione cosmica, 20, con quello di provvidenza o Karma, 6, e con quello di liberazione del nirvana, 2 + 6 = 8". Rappresenterebbe anche “l’iniziativa individuale nella lotta contro il peccato”.

 

Bibbia

E’ il numero di generazioni da Davide a Cristo, secondo l'evangelista Luca,ed anche il numero di generazioni tra Mosé ed Adamo.

La genealogia di Sem comprende ventisei discendenti.

Nei salmi, il Dio di Israele promette alle nazioni le verghe di ferro e, nel capitolo XXVI del Levitico, una valanga di maledizioni viene pronunciata contro le sue genti, fra cui "un cielo di ferro."

 

Generale

·          Il numero atomico 26 corrisponde al ferro (simbolo Fe) questo metallo è uno dei più utilizzati dall’uomo moderno ma uno dei meno conosciuti. ·          Gesù aveva 26 anni quando è morto il suo padre adottivo Giuseppe, secondo le visioni di Maria Agreda.

Secondo il Talmud, la Torah sarebbe stata rivelata in Israele alla 26-esima generazione della storia del mondo, partendo da Adamo. E’ Mosè che, alla 26-esima generazione del mondo, ricevette la Torah, trasmessa da Dio.

I 26 gangli del sistema simpatico dei corpi umani.

Le 26 lettere dell'alfabeto Latino [comprese J, K, W, X, Y].

Anniversario di matrimonio: nozze di opale.

 

Gematria

Valore numerico del nome di Dio in ebraico formato dalle lettere Ebraiche “yod”, “he”, “waw” e “he”, cioè YHWH, 10 + 5 + 6 + 5 = 26. Questo nome di 4 lettere, che dà come risultato 26, si trova nel 4° capitolo della Genesi coi suoi 26 versi, iniziando con Adamo e finendo col nome di Dio.

Usando come tavola di corrispondenza A= 1, B= 2..., Z= 26, troviamo che il nome di Dio in inglese, GOD, ha come somma 26.

 

Ricorrenze

Il numero 26 è usato solo una volta nella Bibbia.

Il Vangelo di Luca usa in tutto 26 numeri diversi, cioè i numeri dal 1 al 3, dal 5 al 12, 15, 18, 30, 40, 50, 60, 72, 80, 84, 99, 100, 500, 5'000, 10'000 e 20'000.

Il numero 18 è usato 26 volte nella Bibbia.

La parola "Adorato," che rappresenta Dio, appare 26 volte nella Cantico dei Cantici.

La parole “prescrizione” e “battesimo” sono usate 26 volte nella Bibbia.

La parola "misericordioso" è usata 26 volte nel NRSV.

Il secondo solido, il Dodecaedro, è il quinto dei solidi cosiddetti platonici. I primi rappresentano rispettivamente: Tetraedro – Fuoco, Ottaedro – Aria, Icosaedro – Acqua, Cubo – Terra.

Il Dodecaedro rappresenta il quinto Elemento, o Quintessenza.

In un prossimo articolo entreremo nel dettaglio di queste figure geometriche.

Nel dipinto troviamo anche una Squadra e un Compasso, i simboli più noti della Massoneria. Sul tavolo, davanti a lui, campeggiano i libri e gli strumenti da disegno. Sulla destra vi è il grosso volume della Summa rilegato in rosso con una iscrizione (LI.RI.LUC.BUR. ovvero Liber reverendi Luca Burgensis). Il libro di Euclide (l’incunabolo Elementa in artem geometriae et Campani commentationes” identificato da Argante Ciocci in quello edito a Venezia da Erhard Ratdolt nel 1482) è aperto su due proposizioni del XIII libro.

sul lato destro del quadro si evidenziala presenza del dodecaedro platonico, che sormonta la Summa, parzialmente “tagliata” a bordo del quadro, quasi a sottolineare la nuova direzione di ricerca (cioè il De Divina Proportione) appena intrapresa, che - prefigurando una nuova via ed un superamento - pone parzialmente da parte la precedente fase appena conclusasi appunto con l’edizione veneziana della Summa del novembre 1494.  Tratteremo, in seguito, l’argomento della Sezione Aurea, già affrontato in precedenti articoli pubblicati su civico20news.

Il ritratto stesso del Pacioli sembra essere inscritto in un triangolo avente per vertice il suo capo, triangolo che sembra sovrapporsi allo stilo che tiene nella mano destra e al gomito del braccio sinistro.

Gli elementi geometrici sembrano essere i veri protagonisti del famoso ritratto: solidi, squadra, compassi e libri di argomenti matematici dialogano con i due protagonisti, come per anticipare di poco la pubblicazione del "De Divina Proportione" i cui disegni sembrano doversi attribuire a Leonardo da Vinci.


Infine il cartiglio sopra citato nasconde un altro misterioso messaggio: IACO.BAR.VIGEN/NIS P.1495

Vista la complessità dell'argomento rimando ad uno studio molto interessante presente sul web:

 IL MISTERIOSO DOPPIO RITRATTO DI LUCA PACIOLI E DELL’ALLIEVO 

E LA DUPLICE DECIFRAZIONE DEL CARTIGLIO DI CAPODIMONTE

 (l’articolo pubblica per la prima volta la decifrazione del cartiglio fatta nel 2010 da Carla Glori,
senza gli ultimi aggiornamenti 2013 in via di completamento, che ne costituiscono conferma)

- con un contributo di Elisa Camera -

 

http://www.foglidarte.it/il-rinascimento-oggi/299-luca-pacioli.html

 

Per concludere, un dipinto complesso come quello sopra descritto contiene una simbologia occulta molto difficile da decodificare, alcuni pensano che il vero autore sia Leonardo Da Vinci, genio insuperato che si dilettava anche di enigmi e di crittografia. Il ritratto di Luca Pacioli potrebbe essere stata opera sua: Luca Pacioli, Galeazzo Sanseverino e lo stesso Leonardo da Vinci si conoscevano e frequentavano la Milano rinascimentale alla corte dei Gonzaga.

Dagli elementi in nostro possesso potremmo dire che il Rombicubottaedro con il numero di 26 facce possa essere ricondotto al concetto di Divinità, il valore numerologico del Nome di Dio ricavato dalla Ghematria è appunto 26. Nella lingua ebraica, dove tutto è valore e numero questa "coincidenza" non è sicuramente casuale. Il solido platonico Dodecaedro ci rimanda alla "Quintessenza", che nella tradizione esoterica vorrebbe indicare l’elemento ultimo e costitutivo dei corpi, oggetto proprio della ricerca alchemica in quanto, una volta individuato e notato, renderebbe possibile tramutare un elemento nell’altro per ottenere altresì materiali preziosi come l’oro.

La Proporzione Aurea, che sarebbe stata pubblicata a breve, rappresenterebbe l'idea della perfezione divina dentro il processo creativo, quasi una firma che il Grande Architetto dell'Universo avrebbe inserito negli elementi del Creato.

Troppi elementi ci fanno pensare che il "Trascendente", inteso come concetto pervasivo dell'Universo possa essere il comune significato espresso dagli elementi di ques'opera così straordinariamente ricca di simboli ed elementi geometrici.

 






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Articolo pubblicato il 27/02/2017