Quelle strane scie... Alla finestra in un pomeriggio di fine inverno, ma c'è stato?

L'occhio rapito dalle nubi anomale ancora una volta intercetta quelle scie che, se non sono opere chimiche, sono il frutto di un'illusione ottica.... o forse Dio ha modificato i disegni originali....

Per quante volte una menzogna possa essere dimostrata falsa, c’è sempre una percentuale di persone che la riterrà vera.

(Arthur Bloch)


Domenica 26 febbraio 2017, ore 15,   

al di là della finestra il sole brilla sopra un cielo né azzurro né latte, per una volta ancora è rigato da solchi che gridano domande. E intanto, poco più in basso, il veleno che un tempo era l'aria, risponde a un'unica certezza: sul Piemonte non piove e non nevica da un altro inverno.

Al di qua dalla finestra un uomo, un ricercatore di verità, un maturo, mediocre cronista, osserva con calma quel che si muove nel cielo e quindi si interroga sulla sua professione mentre ascolta un brano degli anni 70. Altri erano i cieli, cos'è cambiato da allora?

Una domanda che incalza di fronte agli occhi che non mentono alla loro ancestrale conoscenza. Occhi per una volta ancora stupiti, spaventati dalla vista che dentro alla testa si mescola con una cultura scientifica che, negli anni 80, già si occupava di queste cose.

Le strisce bianche sono sopra di noi, inquietante zig-zag che, al di là di teorie o proclami, la memoria non riconosce e rifiuta. E allora il cronista si chiede perché l'informazione nega e non dà voce al dibattito.

Al solo nominare il binomio "scie chimiche" ci si scontra con un coro di smentite che illustra, spesso deride, mentre il clima, il cielo, l'inquinamento infernale e la neve che ancora non c'è, rispondono che qualcosa non va e forse qualcuno mente o non sa. Il servizio meteorologico è gestito dall'aeronautica militare e ai suoi dettami risponde, quindi informa il popolo sovrano.

Ore 15.30. Le scie oltre la finestra non sono normalità. L'occhio indugia, il cronista fotografa la diversità mentre passa un jet che lascia dietro sé quella sua scia di condensa che indugia poi se ne và. È una striscia sottile, è normale che sia così, l'occhio la riconosce, lo è dagli anni 70.

Gli altri solchi a zig-zag rimangono, si allargano, si espandono, e sul fondo l'azzurro del cielo si fa grigio chiaro, mentre l'orizzonte si accorcia sulle montagne che non si vedono più.

Qual è dunque il ruolo di un bravo cronista? Piegarsi al comune negazionismo che nella storia non sempre si è coperto di gloria, oppure ravvisare? Annotare? E poi diffondere in cerca di una verità che da un po' di tempo si scontra con una insufficiente dialettica?

Torino tossisce e boccheggia da mesi sotto una invisibile, piemontese cupola di alta pressione che impedisce alle perturbazioni di fare il loro naturale mestiere: portare l'acqua accumulata sull'Atlantico a scaricarsi sui nostri monti e sulle pianure.

Di scie chimiche se ne parla da un pezzo, cosa sto guardando da più di mezz'ora? Qualcuno dice che sono bufale; bello sarebbe fosse davvero e soltanto così! Ma l'occhio vede e grida al cervello che il cielo sta cambiando e pretende spiegazioni.

Ore 16, strano grigiore, passano aerei, le scie restano, ingrandiscono. E allora non resta che descrivere con parole e immagini da valutare, è un ruolo da reporter anche se chi scrive non è un inviato speciale. Farlo da un terrazzo privilegiato, da un punto in cui l'occhio si spinge lontano è solo un vantaggio che concede più tempo per valutare.

Se sono bufale e i jet sputano solo tonnellate di gas di scarico a 10.000 m, meglio così, sulle nostre teste cade solo schifezza in più, siamo abituati, ma se sono altro: esperimenti, oscuri intendimenti, manipolazioni di un clima impazzito, particelle infinitesimali destinate ad aumentare la risonanza di onde magnetiche o quant'altro chissà, allora il problema si fa molto serio.

Forse non c'è connessione del fenomeno visibile e reale  (ormai perfino ammesso in modo seppur sommesso), con l'aumento dei tumori fulminanti, dei morbi, dalle allergie, delle malattie rare crudeli e assassine che colpiscono di botto da un po' di tempo a questa parte. Ma c'è qualcuno che asserisce il contrario, che mette in guardia; a reclamare pensione e diritti, ormai siamo in troppi. Occorre una soluzione equa, pratica, "finale".

Risposte complete non ne ho, ricerche ne ho fatte tante, ma niente come gettare anche il pensiero oltre lo sguardo aiuterà la verità in questo mondo che si sta facendo sempre più strano, incomprensibile, sfuggente, ammalato. Solo la conoscenza di ciò che è stato ci aiuterà a capire meglio questo presente e ad affrontare un futuro che verrà, sempre meno umano, sempre più tecnologia avanzante. Certo è che il cielo è cambiato.

Link sul medesimo soggetto e sulla medesima rivista da molto tempo ormai, cercando di far cronaca, non sterile polemica. Forse alcune risposte sono qui :

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=11124

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=12698

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=15381

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Articolo pubblicato il 27/02/2017