Torino, una città in mano ai questuanti seriali

Negli ultimi mesi è aumentato il numero di immigrati che chiedono l'elemosina. Uno dei devastanti effetti dell'accoglienza selvaggia o racket della carità?

Negli ultimi mesi, tra i tanti problemi che affliggono Torino, ve n'è uno che sta diventando parecchio fastidioso. Si tratta di individui, generalmente afroamericani, che si posizionano nelle attività commerciali più frequentate dei diversi quartieri cittadini ( nessuno escluso) e che chiedono l'elemosina. 

Va considerato che l'elemosina si chiede per una determinata condizione economica o per retaggi religioso- culturali che, spesse volte, sono diversi dalle nostre tradizioni. Ma quello che si vede ultimamente per le strade del capoluogo piemontese rasenta l'assurdo.

Che ci si rechi al supermercato per fare la spesa o in farmacia per comprare medicinali per curare la propria salute, vi sono questi individui cappello alla mano, che vi chiederanno qualche moneta. E che vi prenderanno anche a male parole, qualora vi rifiutaste di dar loro qualcosa.

Tale discorso, come qualcuno potrebbe facilmente banalizzare, non è da ricercarsi in nessuna forma di razzismo o di xenofobia, ma un tentativo di far luce su una questione che è balzata agli occhi dei cittadini più attenti e ignorata da chi abbraccia la folle filosofia del volemose bene.

La vicenda quindi può forse essere uno dei tanti e devastanti effetti collaterali dell'accoglienza selvaggia? Potrebbe essere.

Ma vi sono risvolti dai tratti decisamente più oscuri che fanno bene alle tasche del business dell'immigrazione. Sono realmente tutti profughi o richiedenti asilo in fuga dalle guerre che devastano i loro Paesi di origine oppure è tutta immagine costruita?

Come già acclarato in altri casi in diverse città, dietro al fenomeno sempre più dilagante di questi afroamericani che chiedono l'elemosina si cela la mafia nigeriana, che parrebbe quindi gestire un vero e proprio business della carità.

Ecco quindi che le strade della nostra città vengono invase da questi operai della carità, spinti da questa organizzazione mafiosa che tende a fare leva sul nostro senso di compassione e di perbenismo cieco che non si sofferma a studiare i dettagli, ma che agisce per evitare di essere additato dalla massa come improbo razzista.

E le istituzioni in tal caso cosa fanno? Nulla, per evitare di andare a rovinare gli affari di chi si arricchisce a discapito delle disgrazie altrui. E a pagare sono sempre gli onesti cittadini che sono costretti a subire il taglieggiamento di questi individui.

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Articolo pubblicato il 07/03/2017