Il centrodestra futuro nella visione onirica di Silvio Berlusconi
Foto di repertorio (Biography.com)

Tutti insieme appassionatamente

Il nuovo centro destra che dovrebbe nascere dopo le elezioni, si propone di includere tutti coloro che, come dice Angelino Alfano, hanno “l’obiettivo di dare una casa comune a moderati, liberali, popolari italiani.” 

”Tutti coloro, conferma Berlusconi, che si riconoscono nei valori di centro destra.”

Non ha pertanto per lui alcuna importanza, che all’interno del contenitore debbano convivere eurofanatici ed euroscettici, opinionisti pro UE ed anti UE, politici che hanno fatto dell’accoglienza  senza regole una loro ragione di vita ed altri che pensano che gli immigrati devono essere espulsi appena toccano il nostro suolo.

L’obbiettivo del cavaliere sarebbe quello di istituire un rassemblement che possa vincere nelle prossime elezioni, superando i 5stelle ed i compagni post comunisti assortiti, in lotta tra loro.

Il buon Silvio dà già per scontato, anche se non lo è affatto, che siano con lui la Lega di Salvini ed il partito diretto dalla Meloni, anche se molte visioni politiche come quelle che riguardano l’euro e l’immigrazione sono agli antipodi di quelle di F.I..  

 

Un altro compito arduo per Berlusconi è, sempre nell’ottica della casa comune, la ricerca di un percorso gradito a tutti gli  esponenti di Forza Italia, che sono con lui da anni.

 

La sua profezia di valere, da solo, almeno un venti per cento dei suffragi popolari lo ha illuso che l’apparato di cui si è circondato sia in gran parte superfluo.  

 

Le donne del partito, molte delle quali prescelte in passato per la loro avvenenza, hanno perso ai suoi occhi molte attrattive.

 

Un certo fastidio del buon Silvio per gli esponenti maschili, che non sempre obbediscono alle direttive emanate da lui e da  Gianni Letta e si permettono di discuterle, è noto da tempo.  Per lui ed il cosiddetto conte zio, anche gli orientamenti espressi da intellettuali ed opinionisti vicini al partito erano e sono tuttora causa di fastidio.

 

Lo comprova il fatto che in tutti i quindici anni in cui ho diretto l’Associazione del Buon Governo, organismo previsto dallo statuto di Forza Italia ed in seguito del PDL, ben di rado  è stato possibile collegarsi con il padrone del partito. 

 

Solo in seguito ho appreso che, proprio in quel tempo, molte delle amichette del buon Silvio, disponevano del suo numero telefonico personale e potevano parlare con lui in ogni momento.

 

Nell’obbiettivo di ricostruire la ventilata casa comune del centro destra, il cavaliere sarebbe quasi tentato di rivolgere la sua attenzione, spinto da pulsioni nostalgiche, anche ai saltimbanchi che hanno seguito nella diaspora il suo ex delfino Angelino Alfano. Sono deputati, senatori e ministri che presto non avranno più una sede di partito e dovranno, da veri cuculi randagi, cercarsi un altro nido.

 

Angelino il siculo è passato da destra a sinistra senza battere ciglio.

 

Da ministro degli interni italico è corso, in corteo con un prelato argentino, a gettare fiori nel Mediterraneo dalle sponde dell’isola di Lampedusa.

Da quell’isola ha invitato popoli africani di ogni etnia a raggiungere l’Italia e, per facilitarne l’arrivo, ha istituito un sistema navale che ha chiamato “Mare Nostrum”.

 

Ha poi mandato le nostre navi sulle spiagge della Libia,  con il mandato esclusivo di imbarcare laggiù e poi trasferire nella nostra terra i profughi del continente nero.

 

Si è distinto nell’ accoglienza  e nella distribuzione all’interno dei nostri abitati di centinaia di migliaia di clandestini. Si è impadronito del CARA di Mineo e lo ha trasformato in un suo feudo famigliare a scopo elettorale.

 

Operando come ministro degli interni di Matteo Renzi, ha infine falsificato i dati sui delitti che gli stranieri commettono nei confronti dei nostri connazionali.

 

Come se non bastasse, è parte della sua cricca il sedicente “figlio di liberale”, Enrico Costa, l’uomo che ha affossato la legge che si proponeva di eliminare quell’eccesso di legittima difesa, che mette nelle mani dei giudici chi vuole difendersi in casa dall’aggressione di un malvivente.

 

Si dice che Berlusconi riservi un occhio di riguardo anche ai quattro gatti del movimento IDEA di Gaetano Quagliariello, che vorrebbe inquadrare in una legione di “figli prodighi rientrati all’ovile”.

 

Per ciò che concerne Denis Verdini ed i suoi lanzichenecchi, invece, Berlusconi non ha ancora preso decisioni. 

 

In fondo il Verdini, è vero, che gli ha sottratto numerosi parlamentari mettendoli al servizio di Matteo Renzi. Ma è altrettanto vero che il corpulento toscano, un amico suo e della Santanchè, ha bisogno di umana solidarietà e di aiuto. Inoltre, visto che è stato condannato a nove anni di carcere ed è implicato fino al collo nell’affare Consip, è necessario un supplemento di meditazione prima di accoglierlo.

 

E poi è noto che il buon Sivio, con il suo partito, non ha mai sfiduciato nessuno e non lo farà certo con i cocchi ed i parenti di Renzi.

 

Il progetto del cavaliere prevederebbe quindi un centro destra composto da F.I., Salvini, Meloni, Alfano, Quagliariello, Cicchitto, Costa, Lupi, forse anche Verdini. Tutti insieme appassionatamente.

 

Ma è difficile pensare che lui, il Letta e la Pascale non si rendano conto che stanno ventilando una riedizione dell’Armata Brancaleone.

 

Ed allora è lecito un dubbio: che il vero obiettivo di Berlusconi, Letta e Pascale, i tre statisti, sia quello, ancora nascosto, di un’alleanza tra quello che resterebbe del suo immaginifico venti per cento di suffragi ed i frammenti del partito post comunista.

 

L’ideale per il cavaliere sarebbe che alla guida dei resti del PD ci fosse di nuovo l’amico Matteo Renzi.

 

E’ necessario attendere.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 10/03/2017