Effetto Trump: giù l’immigrazione.

I primi dati confermano un drastico calo degli arrivi dal fronte messicano.

Su Trump si è parlato e si continua a parlare tanto, forse troppo.
Sin dal momento della sua discesa in campo, passando per la bizzarra quanta trionfalistica campagna elettorale, si è voluto sottolineare più l’aspetto esteriore del personaggio che non i programmi.
La stampa, in generale, ha preferito dar risalto più al suo essere gaffeur rispetto ai suoi intenti politici, più al suo passato turbolento con annesse frasi misogine, che alle sue idee su economia, immigrazione e sviluppo. 

Ora, però, siamo di fronte ai primi dati del suo governo, veri, tangibili seppur parzialissimi.
E di questi bisogna tener conto.
Analizzando il primo mese  a marchio tycoon, l’Agenzia per il controllo delle frontiere americane, la Bureau of Customs and Border Protection, ha è registrato un calo degli arrivi sul fronte sud orientale, quello messicano, del 40%.
Più precisamente, sono stati 18’800 gli irregolari fermati dalla polizia americana negli stati di confine, New Mexico, Arizona e California, molti meno rispetto allo stesso periodo del 2016.

I numeri, autorevoli e incontrovertibili, sono stati confermati dal responsabile per la Sicurezza nazionale John Kelly,  il quale ha sottolineato come di norma, tra gennaio e febbraio, si registri un aumento dell’immigrazione del 10-20% rispetto agli altri mesi dell’anno, definendo “senza precedenti” il dato attuale.

Tale report , tuttavia, va letto con molta attenzione: prima di tutto per calcolare l’andamento degli arrivi nel Paese ci si basa sugli arrestati effettuati dalla polizia di confine: se questa opera male, risulteranno meno fermati e, di conseguenza, minor immigrazione, e ciò genererebbe a un dato falsato.
Ma perché dubitare del buon comportamento della polizia?

Inoltre, è troppo presto per trovare una relazione diretta tra la causa (le politiche di Trump) e l’effetto (il calo dell’immigrazione).
Il dato poi, proprio perché riferito a un lasso di tempo troppo breve, non può essere considerato rilevante.
Tuttavia l’impressione generale è che al di là dei bandi anti musulmani, delle promesse di costruzione del muro (ad oggi non ne è stato aggiunto un metro in più rispetto a quando si aveva in precedenza, ndr), dei blitz nei confronti dei clandestini (non superiori a quelli avvenuti durante l’amministrazione Obama), quello che sta cambiando è la percezione che i potenziali migranti hanno di Trump rispetto ad Obama.

La faccia sorridente e accogliente dell’afroamericano è stata sostituita da quella sorniona e per nulla permissiva del miliardario che, paradossalmente, deve ringraziare i media a lui ostili per aver allarmato le comunità straniere ora preoccupate del nuovo corso americano: chi stava progettando di partire ha deciso di rinviare tale passo.
Se si tratta di una scelta temporanea o destinata a formalizzarsi nel tempo, questo è tutto da vedere.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 10/03/2017