Come contrastare la sensazione di fatica nei malati cancro: chi si ferma è perduto

erwherhUno dei disturbi collaterali che maggiormente angustiano i pazienti cui è stata diagnosticata una neoplasia è la  fatica, riferita come ingravescente e pertanto  nella maggior parte dei casi, l'esercizio fisico è una delle l'ultime attività  che i pazienti prendono in considerazione. Tuttavia, secondo recenti ricerche,è proprio l'attività fisica che si rivela essere il modo migliore per combattere questo effetto collaterale comune.

I ricercatori hanno confrontato una varietà di trattamenti per la stanchezza correlata al cancro per individuare l'esercizio fisico è l'eventuale intervento psicologico più utile alla terapia, mentre i trattamenti farmacologici si sono rivelati  meno efficaci. Sulla base di questi risultati, si evince che, per ottenere notevoli miglioramenti nella terapia dei tumori è assai utile che al paziente vengano raccomandati sia l'esercizio fisico che una terapia psicologica di supporto ai pazienti cui sia stata diagnosticata, in prima istanza, una sensazione di fatica cancro-correlata, piuttosto che ricorrere subito ai farmaci.

Come risulta da un lavoro pubblicato su Jama oncology da Karen Mustian - Professoressa associata nel Programmatwymm di controllo del cancro del Dipartimento di Chirurgia presso l'Università di Rochester Medical Center di New York, la stanchezza risulta essere  l'effetto collaterale più comune per i pazienti in trattamento per il cancro. e, al tempo stesso,  la stanchezza e la mancanza di energia correlate al cancro, possono causare confusione, irritabilità, scarsa memoria, e depressione.

Questo può ridurre la qualità della vita dei pazienti, impedendo loro di impegnarsi in qualsiasi attività  giorno dopo  giorno, ma può anche scoraggiarli dal completare il loro trattamento del cancro. Le attuali linee guida suggeriscono che sial'esercizio fisico, che farmaci e interventi psicologici come la terapia cognitivo-comportamentale, possono essere efficaci per ridurre l'affaticamento correlato al cancro, ma quale è il trattamento migliore? Mustian e colleghi hanno cercato di rispondere a questa domanda.

Il solo fatto di prendere coscienza che la fatica può essere vinta da una tranquilla attività fisica,  è già di per se un buon rimedio. Tranquilizza il paziente che intravede una via d'uscita dal tunnel che si trova costretto a percorrere.  Fra gli altri vantaggi  ricavati dall'esercizio,  sia durante che dopo il trattamento, si osserva una notevole riduzione dello stress: il paziente soffre molto meno di  crisi ansiose ed affronta con maggiore serenità le prove che lo attendono.

Quasi la metà dei pazienti inclusi nello studio erano donne cui era stato diagnosticato  il cancro al seno. Dieci studi si sono concentrati esclusivamente su pazienti di sesso maschile. In tutto, quasi l'ottanta per cento dei partecipanti allo studio erano donne, la loro età media era di 54 anni.

Gli studi hanno esaminato l'impatto di quattro diversi approcci terapeutici: primo:l'esercizio fisico da solo, (compresa l'attività aerobica, come camminare o nuotare o anaerobica, come ad esempio il sollevamento pesi),  secondo: apprendere metodi di rilassamento utilizzati per aiutare i pazienti ad adattarsi alla loro situazione in cui si trovano a vivere; terzo: una combinazione di entrambi,  esercizio e trattamento psicologico e, infine, la terapia farmacologica. Tutti e quattro gli interventi hanno portato ad un miglioramento della fatica, ma i ricercatori sono giunti alla conclusione che l'esercizio fisico da solo ha permesso di conseguire  i migliori risultati.

GF Le terapie psicologiche hanno prodotto risultati positivi, così come i trattamenti che integrano l'attività fisica con l'utilizzo di tecniche rivolte all'ottenimento di un ottimale equilibrio mentale. Il team ha concluso che, i tentativi di controllare la fatica correlata al cancro, gli esercizi fisici  e gli  approcci con la terapia psicologica,  hanno permesso di ottenere risultati sorprendenti.

E' importante, per i pazienti poco allenati o non precedentemente attivi, iniziare lentamente, ma devono  evitare ad ogni costo l'inattività . Anche se vi sono giorni in cui il paziente avverte il desiderio di restare a riposo, gli si deve consigliare  di agire comunque. E' importante che assimili il concetto che  è necessario sforzarsi,  praticare anche solo un minimo di attività fisica, sono sufficenti  blandi esercizi di di stretching, o una breve camminata, sia pure della durata di cinque minuti. Pur se breve, garantisce un ottimo beneficio sia fisico che psichico.

Non è ancora stato compreso quale sia il meccanismo che consenta  alla psicoterapia ed alla terapia fisica di essere più efficaci dei farmaci. Non sappiamo per certo perché ed in quale modo l’esercizio funzioni. Alcune ricerche recenti sembrerebbero dimostrare che vi sia  un effetto anti infiammatorio indotto dall'attività fisica; questo eserciterebbe una benefica azione sull'apparato cardiovascolare, polmonare e muscolare.   Per quel che riguarda la psicoterapia, la metodologia che ha fornito i migliori risultati è  stata  la terapia di gruppo utilizzando metodo cognitivo-comportamentale, per suggerire ai pazienti un atteggiamento differente di vivere la condizione di fatica suggerendo un nuovo approccio nei confronti di tale sensazione soggettiva. I ricercatori dunque stanno ancora cercando quale sia la combinazione più equilibrata fra questi due presidi terapeutici privi di grossolane controndicazioni, se utilizzati in misura adeguata e sotto controllo del medico specialistico, ma senza fermarsi mai, evitando in modo categorico l'inattività.

 

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Articolo pubblicato il 19/03/2017