Il quadro che non c’è

In contemporanea, due mostre sulle opere di Caravaggio in digitale

Quando ci capita di leggere la Divina Commedia di Dante, ciò che leggiamo è evidentemente non l’opera originale scritta a mano dal sommo poeta, ma una sua copia su carta o, da qualche tempo, anche in versione digitale su ebook.

La stessa considerazione si può fare nell’ascoltare una sinfonia di Beethoven, dal momento che non la sentiremmo diretta dal lui o comunque suonata da un’orchestra del suo tempo, ma ci “accontentiamo” di una sua esecuzione fatta in un auditorium dei giorni nostri.

Anche una piece teatrale di Shakespeare non è quella originale, spesso rivisitata, rielaborata, reinterpretata magari in chiave moderna negli allestimenti dei nostri tempi.

In tutti questi casi, la bellezza dell’opera, letteraria, teatrale o musicale che sia, risiede nel suo contenuto e non nella sua rappresentazione, ma cosa possiamo dire di un quadro?

Negli ultimi anni, inizia ad andare di moda l’idea di allestire mostre nelle quali su megaschermi vengono proiettate le opere pittoriche di famosi artisti, così come è avvenuto lo scorso anno per Van Gogh, attraverso la Promotrice delle Belle Arti a Torino, e così come sta avvenendo per le due mostre dedicate a Caravaggio, una presso la Reggia di Venaria e l’altra al Castello dei D’Acaja di Fossano.

L’alta definizione consente ormai di mostrarci una copia digitalizzata di altissima qualità di tele famose permettendo, così, di allestire mostre di quadri anche senza quadri (con talvolta la strana constatazione che il prezzo del biglietto sia comunque lo stesso, nonostante non vi siano da considerare i costi di imballaggio, trasporto e assicurazione delle opere originali).

Anche nel caso di Caravaggio, attraverso una imponente videoinstallazione, viene presentata l’opera dell’artista Michelangelo Merisi, con l’ausilio di un sofisticato sistema di proiezione a grandissime dimensioni, assieme a musiche suggestive, portando il visitatore a vivere un’esperienza nell’arte del maestro secentesco, mostrando 58 sue opere.

Un medesimo approccio è stato scelto anche dalla Città di Fossano dove, all’interno del Castello dei Principi D’Acaja, vengono presentate le maggiori opere di Caravaggio presenti nei diversi musei del mondo, riprodotte fedelmente attraverso immagini che ci riportano in termini di chiaro-scuri e di dimensioni in scala reale i quadri del maestro lombardo.

Caravaggio è stato, almeno per chi scrive, il più grande pittore di tutti i tempi, e certamente uno dei più grandi per altri, poiché seppe portare tre elementi di rottura rispetto al passato.

Il primo è stato quello di non dipingere solo più immagini sacre, presentandoci così dei bari che giocano a carte, un canestro di frutta, l’immagine mitologica di Narciso che si specchia, e quindi capace di dipingere la realtà del suo tempo, di essere il primo “fotografo” della realtà del suo tempo e non solo di immagini ieratiche.

Un secondo punto di rottura è il fatto di reinterpretare eventi del passato con il filtro del proprio tempo, così come ad esempio oggi molti registi ricontestualizzano film o piece teatrali del passato ambientandole ai giorni nostri. E’ quello che seppe fare Caravaggio dipingendo una delle sue tele più celebri, “La conversione di San Matteo”, visibile all’interno della chiesa San Luigi dei Francesi a Roma, in cui i vari personaggi, protagonisti della vicenda avvenuta al tempo di Gesù, appaiono vestiti con abiti secenteschi del tempo del maestro lombardo.

L’ultima, e forse più importante, innovazione che è stato in grado di apportare Caravaggio fu il fatto di non rendere i dipinti come illuminati in maniera uniforme da una luce diretta, così come accadeva in passato anche per autori quali Raffaello e Da Vinci, ma di giocare con quel chiaro-scuro che lo contraddistinse e che diede quei toni drammatici della sua pittura.

Tornando, dunque, alla domanda iniziale, quanto possiamo apprendere, farci emozionare, conoscere e ammirare le opere di un artista attraverso delle riproduzioni, seppur fedelissime, anziché ammirare le opere originali?
Se in passato ci si poteva accontentare di fotografie sgranate o di copie, che in quanto tali potevano differire dall’originale per via della diversa mano che le aveva dipinte, oggi con la digitalizzazione ad alta definizione è possibile ammirare un’opera d’arte anche in versione non originale, il che, tra l’altro, ne consente una maggiore diffusione, perché in fondo può non essere fondamentale avere dinanzi a noi la vera opera d’arte ma ci è sufficiente che una sua degna rappresentazione ci restituisca le stesse emozioni.
 


Marco Pinzuti


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Articolo pubblicato il 21/03/2017