Life

Spaccato di vita del giovane James Dean, celeberrima star hollywoodiana scomparsa precocemente all'apice del suo successo

Ci sono attori che entrano nel mito dell'immaginario collettivo di prepotenza, da un momento all'altro, dal giorno alla notte con un semplice ruolo o comparsata in un film che scolpisce la loro figura nelle menti e nei cuori di tutti gli spettatori del mondo in maniera immediata e indelebile.

Attori e attrici come Marylin Monroe o John Belushi, morti entrambi per overdose di stupefacenti e rimasti ancora oggi a distanza di decenni nel pantheon dei divi del cinema, conosciuti anche a chi non ha mai visto neppure uno dei suoi film.


Oppure venendo ai giorni più recenti potremmo parlare di Brandon Lee o Heath Ledger, entrambi immortalati al cinema coi visi trasfigurati nelle maschere da Pierrot del Corvo vendicatore il primo o quella del folle Arlecchino "teorico del caos" per il Joker del secondo.

Due attori morti giovanissimi proprio quando era arrivato il film che li avrebbe definitavamente lanciati agli onori del grande pubblico, il primo tragicamente ucciso da un proiettile sul set e il secondo ancora una volta invece per colpa di un mix letale di farmaci regolarmente prescritti dal suo medico.


Ma uno degli antesignani della categoria dei belli e dannati adorati dalle folle è sicuramente James Dean, all'anagrafe James Byron Dean, ragazzotto arrivato per direttissima da una sperduta fattoria dell'Indiana e che risalì (letteralmente) dalle stalle alle stelle grazie al suo innocente sguardo rubacuori, pieno di semplicità ma anche fascino e mistero e una perenne imbronciata smorfia di annoiata indolenza ribelle stampata sulle labbra.

Forse non un mostro di bravura e recitazione in fondo (come del resto neanche Marylin Monroe) ma sicuramente un grande "personaggio" in grado di alimentare la fiamma della sua stessa aura di "divo", amato dal pubblico e odiato dai produttori per la sua strafottente indifferenza verso lo star system tradizionale e il suo rapporto travagliato con la stampa.


Un rapido crescendo di notorietà e fama bruscamente interrotto in un pomeriggio qualunque della California, lungo la U.S. Route 466 di strada a Salinas per una gara sportiva, dove a bordo della sua Porsche 550 Spyder (da lui ribattezzata "Little Bastard") il giovanissimo attore trovò la sua fine in un frontale contro un'altra auto che aveva invaso la sua corsia.

Una fine atrocemente prematura per un attore ancora imberbe che aveva all'attivo soltanto una manciata film, di cui veramente degni di nota poi soltanto gli ultimi tre, ormai iconiche pellicole che lo lanciarono come divo internazionale: "La valle dell'Eden", "Gioventù bruciata" e "Il gigante".


Ed è appunto a cavallo dei primi 2 di questi tre film che è ambientato quello di cui andremo a parlare oggi, "Life", incentrato appunto sul celebre reportage fotografico nella sua città natale, a Marion nell'Indiana, dopo il successo di "La valle dell'Eden" e poco prima di iniziare le riprese di "Gioventù Bruciata".

Servizio fotografico ottenuto con caparbietà dal giovane e ambizioso fotografo Dennis Stock e poi pubblicato (ovviamente, da titolo) sulla rivista "Life" con il titolo "Moody new star", ovvero la nuova lunatica stella del firmamento hollywoodiano.


Ma andiamo ad analizzare più nel dettaglio i punti di forza e i motivi per cui questo film merita di essere visto.


SEMPLICITA' E' BELLO
Un film raccontato come una serie di giornate qualunque, senza esplosioni emotive o recitative sopra le righe, ma anzi con la dolce tranquillità di un breve periodo passato assieme a quelli che diventano presto dei vecchi amici.

Nonostante certi (inevitabili) atteggiamenti da "divo" e capricci del giovane Jimmy, l'attore in realtà più che un "indomabile rinnegato" ci appare molto più invece come un ragazzo di campagna a disagio nel suo nuovo ruolo di star e soprattutto nel suo acido rapporto con le major.


Major incarnate alla perfezione nella arrogante stupidità del personaggio di Jack Warner, noto presidente nonchè fondatore assieme ai fratelli Albert e Sam della famosa casa di produzione "Warner Brothers".

Stupidità cieca e poco lungimirante che vorrebbe allontanare il giovane Dean da quel personaggio "bello e dannato" che invece ne farà la sua fortuna, così come poi assolutamente incapaci di accettare le critiche ai loro film o ad avere la minima apertura mentale nello scoprire e sostenere nuovi attori o generi cinematografici.


Non a caso infatti il giovane Dean "ritrova sè stesso" e la sua pace interiore solo tornando al suo paese d'origine, tra le poche strade e case del suo paesello e tra gli animali e la compagnia della sua fattoria.

Fortissimo quindi il contrasto tra le feste sfarzose tra i ricchi viziati di Hollywood e la semplicità genuina di una cena a casa coi parenti o al ballo scolastico annuale dove l'attore viene accolto e venerato come una delle poche celebrità locali, assieme al poeta James Whitcomb Riley di cui infatti Dean conosce i versi a memoria spiegando orgoglioso "Non sarà Shakespeare, ma almeno e' roba nostra".


LA SOSTANZA VINCE SULL'APPARENZA
Ottima la scelta dei due attori principali, partendo da un Robert Pattinson che ormai si è lasciato alle spalle la fase "Twilight", già fin dall'ottimo "Cosmopolis" di David Cronenberg; in questo film in realtà forse anche più protagonista dello stesso James Dean.

Un fotografo che ha nel suo piccolo gli stessi problemi del grande attore, il dover conciliare il desiderio di "fare arte" con la miseria e la pochezza del vero lavoro che è chiamato a fare, ovvero il fotografo da passerella più in cerca gossip e scandali facili che del taglio fotografico e stilistico delle sue inquadrature.


Un artista quindi ma anche un uomo padre di famiglia dal difficile rapporto con la moglie e col figlio, assillato da un capo interpretato da un ottimo Joel Edgerton di cui abbiamo già abbondantemente parlato nell'articolo sul suo film "Regali da uno sconosciuto – The Gift".

Altrettanto mirabile se non meglio ancora poi l'ottima prova di Ben Kingsley nel ruolo dell'ottuso e vanesio Jack Warner, intenzionato a comandare a bacchetta il giovane Dean per poi quasi volerne distruggere la carriera per ripicca, soltanto perchè il giovane rifiuta di presentarsi alla sua stupida premiere de "La valle dell'Eden".


Infine poi brilla su tutti il giovanissimo Dane DeHaan, all'apparenza forse non esattamente somigliante a James Dean ma letteralmente strepitoso a riportarne sullo schermo le movenze e i suoi modi di fare infantili e affascinanti, nonchè in lingua originale altrettanto abile nell'imitare la voce e il tono pacato e sensuale del giovane divo del cinema.


UN FOTOGRAFO ALLA REGIA
Questo "Life" è sicuramente uno dei casi in cui la fotografia è sicuramente più importante della regia e della sceneggiatura.


Probabilmente è perchè il regista Anton Corbijn ha alle spalle una importante carriera più come fotografo che come regista, autore per riviste come "Vogue", "Glamour" e "Rolling Stones" di ottimi servizi fotografici su gruppi come i Depeche Mode e gli U2, i REM e i Joy Division oppure ancora cantanti come John Lee Hooker, Bryan Ferry e Nick Cave.

Ancora poi come dicevo prima un altro motivo è che il protagonista della storia è un fotografo, l'ostinato e caparbio Dennis Stock che tampina senza sosta il giovane e ancora inconsapevole divo James Dean per quello che sarà un servizio fotografico storico, soprattutto visto che realizzato a distanza di 6 mesi dalla tragica morte dell'attore.


Dicevo anche del ritmo blando e tranquillo di questo film, con quella che è una buona "regia" che lascia giustamente spazio al talento fotografico di Corbijn che narra la storia del talento di Stock, riproponendone alcune foto d'archivio divenute leggenda come la storica "passeggiata nella pioggia" di James Dean da noi proposta anche come doverosa cover per questo articolo.

Un fotografo che si rende pienamente conto dello squallore e la pochezza umana dei paparazzari e i loro accaniti lettori affamati di curiosità sul privato delle grande star, alcune delle quali per carità ci marciano altrettanto alla grande sul meccanismo vivendo più di gossip che della loro bravura e capacità artistiche.


Ma anche un fotografo capace di zittire coi fatti e con l'immenso successo del suo lavoro anche i suoi detrattori più cinici e arroganti, come gli stessi produttori della Warner, i quali da acidi contestatori dell'iniziativa dovranno arrendersi all'evidenza e anzi aggiungeranno poi il suo servizio fotografico come "contenuto extra" della versione homevideo di "Gioventù bruciata".


CHIUDIAMO QUI QUESTA PAGINA SPECIALE SU UN FILM PARTICOLARE E UNO DEI PIU' GRANDI "ATTORI ICONA" DELLA STORIA DEL CINEMA, UN ALTRO ARTISTA MALEDETTO CONDANNATO A MORIRE GIOVANE MA ORMAI DIVENTATO IMMORTALE SUL GRANDE SCHERMO E ANCHE FUORI, GRAZIE A QUESTO SERVIZIO FOTOGRAFICO CHE E' POI IL CUORE E ARGOMENTO PRINCIPE DEL FILM CHE VI CONSIGLIAMO OGGI. BUONA VISIONE A TUTTI, VIVETE IL CINEMA LIBERO E NON SOLO QUELLO PROPINATOVI DALLE GRANDI MAJOR, COME VI DIREBBE ANCHE IL BUON VECCHIO JAMES SE FOSSE ANCORA QUI TRA NOI.

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Articolo pubblicato il 19/03/2017