L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – di Enrico S. Laterza Oh, Romeo, Romeo…!
'Giulietta e Romeo e Romeo', foto © M.D.McAlpine / ASC / Fox / Ansa / Corriere della Sera

Cosa c’è in un cognome? A ciascuno il suo: l’assicuratore 'post-mortem' per Raggi, l’appaltatore 'pro-domo-sua' per Renzi; curiose assonaze in casi diversi

What’s in a name?”, si domandava trasognata la Giulietta scespiriana dal celeberrimo balcone di casa Capuleti.

 

E, per un barocchistico scherzo del destino – che il Bardo avrebbe di certo gradito –, attualmente non uno ma due Romeo si contendono l’attenzione dell’“invaghita” opinione-pubblica del Belpaese (non solo Verona). A ciascuno il suo: Salvatore (mica tanto…) per la poco raggiante sindaca pentastellata di Roma; Alfredo (d’amorevole evocazione “traviante”) per lo sportivo ministro del governicchio gentilonesco.

 

“Color già tristi e questi con sospetti!”, versificava l’Alighieri nel canto sesto del Purgatorio.

 

Eppure, approfondendo, le vicende incriminate – da discriminare – appaiono ben diverse.

 

In quella che assedia la prima-cittadina grillina della Capitale, figura l’intestazione a lei, quale beneficiaria, di strane polizze-vita stipulate dal capo della segreteria comunale, poi dimessosi; però, per incassare i trentamila denari, la diabolica Virginia, peggio della regina Grimilde di Biancaneve, dovrebbe avvelenarlo e assassinarlo (mentre, per adesso, si è limitata a querelarlo), se non vuole aspettare che la natura faccia il suo corso, magari fra parecchi lustri, essendo il soggetto in questione uno “splendido cinquantenne” (direbbe Moretti) che gode – sembra – di buona salute: sì, perché l’indicazione di riscossione da parte della persona estranea è unicamente “in caso morte” del titolare. La forma di corruzione più bislacca che le cronache ricordino!

 

Al contrario, nell’inchiesta Consip, in cui risulta indagato il Lotti, amicone e braccio-ambidestro-di-sinistra dell’ex Presidente del Consiglio (ora ritiratosi per sempre dalla politica, al pari della soave Maria Elena d’Etruria, anche lei figlia di padre “ingombrante” (auguri!), e di tutti gli altipapaveri o giglineri che così spergiurarono alla vigilia del disastroso referendum del 4 dicembre 2016), troviamo vari individui del nuovo Pidì “leopoldino”, con curiose, colorite assonanze od omonimie (prive d’ogni riferimento familiare, va sottolineato), i quali accusano loro camerateschi compagnucci: secondo ciò che riferiscono persino le caltagirovaghe gazzettine o i giornaloni debenedettini (specialmente L’Espresso), destatisi all’improvviso, quasi di soprassalto, da silente torpore, forse jet-leg in itinere, al termine della notte invernale, mentre lo scandalo è scoppiato, dalle colonne del Fatto Quotidiano e della Verità, da molti mesi – e lo stesso Civico20 gli ha modestamente dedicato articoli ed editoriali tra dicembre e gennaio –, l’a.d. dell’Ente medesimo (che gestisce miliardi di euro di appalti statali), Marroni, chiama in causa il summenzionato membro dell’esecutivo (che ovviamente nega l’addebito), per aver rivelato – spifferaio smagato! - la presenza delle microspie piazzate dai carabinieri del Noe, nonché l’immancabile Verdini (fresco di condanna a nove anni per il crac di una banca fiorentina) e l’ineffabile Tiziano, babbo del nostro Matteuccio da Rignano sull’Arno e fervente devoto della Madonna di Medjugorje (tirata in ballo a giustificazione della propria impropria frequentazione di quegli uffici), per “ricatti indegni e indebite pressioni a favore dell’imprenditore farmaceutico, o “faccendiere”, Carlo Russo da Scandicci. Si aggiungano le pesanti testimonianze del funzionario Marco Gasparri, reo-confesso di aver percepito una tangente da centomila cocuzze nell’ambito della gara di assegnazione FM4, e di Filippo Vannucci, altro sodale del clan, al vertice della municipalizzata toscana Publiacque, per completare uno sconcertante quadro “da urlo” di Munch.

 

Qui, o ci sono dei calunniatori impazziti, o dei colpevoli di gravi reati. Terzium non datur, nella logica aristotelica. Invece Padoan, i deputati e i senatori dell'incostituzionale maggioranza, coi rinforzi dei berlusconiani (sostenitori di Minzo), confermano la fiducia agli esponenti di entrambe le fazioni in conflitto! Non idem a Idem, cacciata per un'irregolarità edilizia, o alla "povera" Cancellieri, cancellata da una pietosa telefonata, o a Lupi, afflitto da famelico pargolo ghiotto di Rolex...

 

A chi credono (escludendo le citate madonne)?

 

Il passato weekend abbiamo assistito allo stupendo spettacolo, o kermesse, dei nazionalrenzisti. Al Lingotto. Simbolo di… niente. Il luogo è stato abbandonato dall’osannato Marchionne e dagli Ace (Agnelli-Caracciolo-Elkann), che hanno spostato indisturbati i domicili-legali di FCA (un tempo Fabbrica Italiana Automobili Torino) ed Exor nelle fiscalmente paradisiache Terre dalle Tasse Basse (l’Olanda), alla faccia di noi semplici contribuenti, che non abbiamo scelta su dove onorare le imposte e siamo dunque spremuti all’osso; di operai, costì e a Mirafiori, nemmen l’ombra (somigliano ai fantasmi dell’Amleto e del Macbeth). 

 

Dentro, insieme alle invettive ai "traditori", proclami e prospettive di prosperità, grandiosi scenari futuri, parole, parole, parole di speranza e compiacimento, le “magnifiche sorti e progressive”. Fuffa.

 

Fuori – come tra i baristi della convention –, giovani e vecchi precari, pagati (poco e male) a cottimo, da servi della gleba: la schiavitù delle app enne-punto-zero. Ritorno al medioevo, alla preistoria dei diritti del lavoro.

 

- È la realtà, baby!

 

Mai storia fu più mesta.

 

Cala il siparietto.


Enrico S. Laterza


 

 

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Articolo pubblicato il 19/03/2017