Un tranquillo week end di ansia e di paura
Il discorso del Presidente Mattarella (Panorama)

Era proprio il caso?

Sono state programmate in un solo giorno, il 25 marzo, due manifestazioni importanti ed una secondaria. Una commemorazione nella città di Roma ed una visita del papa argentino in Lombardia, ed in particolare a Milano.

 

Ottomila tra agenti e carabinieri impegnati a Roma, tre o quattromila mobilitati a Milano, circa mille dislocati per la visita del buon Tajani alla città terremotata di Norcia.

 

Quante siano le forze dell’ordine rimaste a proteggere le altre città del paese e gli altri milioni di cittadini italiani non è dato saperlo, ma è facile immaginarlo.

 

A Roma si è tenuta una celebrazione, che nel progetto degli organizzatori avrebbe dovuto essere solenne.

 

Quella del compimento dei sessanta anni di quel trattato di Roma che ha dato vita a questa specie di Europa.

 

Sono giunti nella capitale d’Italia ventisette capi di stato (dovevano essere ventotto, ma uno si era già defilato), ed erano con loro centinaia di euroburocrati, che erano gli unici ad avere motivo di festeggiare. Perché sono abituati ad eleggersi da soli e beneficiano di altissimi stipendi e di laute prebende che si aumentano di anno in anno a loro piacimento. Sono calati a Roma per festeggiare e per partecipare con i famigliari a shopping di lusso ed a pranzi regali al Quirinale, offerti dal popolo italiano.   

 

Al quale uno dei fondatori di questa Europa, un ottuso bolognese, tale Romano Prodi, ancor oggi in circolazione, aveva fatto credere che con il pagamento di una quota di entrata, “avrebbero, lavorando ogni mese un giorno di meno, guadagnato come se avessero lavorato un giorno di più”.

 

A fare giustizia sulla inutile celebrazione del sessantesimo anno della cosiddetta UE, è stata l’altra manifestazione che abbiamo citato.

 

La visita del papa argentino in Lombardia ha praticamente oscurato ed annichilito il consesso dei ventisette capi di stato.

 

Tutti i mass media italici si sono gettati  a corpo morto sul viaggio del papa, illustrandone il percorso in tutti i suoi particolari ed hanno relegato in pochi articoli senza importanza i discorsi ed i brindisi dei governanti.

 

Papa Francesco da parte sua non si è fatto mancare nulla. Appena giunto a Milano ha visitato una famiglia musulmana, e si è abbassato al livello dei poveri e degli umili, facendo arrestare il maestoso corteo per fare pipì in una cabina chimica dislocata in mezzo alla gente.

 

Ai giovani radunati dai parroci nello stadio ha chiesto di combattere il bullismo, dimenticando che poche ore prima, a pranzo con i detenuti del carcere di san Vittore, aveva comunicato loro “io non ho il coraggio di dire a nessuna persona che è in carcere: se lo merita. Perché voi e non io?”

 

Il buon Bergoglio per evitare di affrontare di affrontare il tema della famiglia cristiana, composta da padre e madre, e non da due padri e da due madri, tema su cui non ama confrontarsi, ha invitato i giovani in ascolto a parlare con i nonni e soprattutto ad ascoltare la saggezza degli anziani.

 

Ambedue le manifestazioni, quella di Milano e quella di Roma, del tutto ignorate dalla stampa estera, sono state accolte invece con soddisfazione, ed anche giubilo, dalla maggiora parte dei nostri connazionali.

 

Perché è stata emarginata, tenuta lontana ed in nessuna di queste ha fatto la sua comparsa la figura tronfia e supponente di quel Matteo Renzi , che si è roso dalla rabbia in quel di Rignano sull’Arno.

 

E che ha sfogato il suo livore, imponendo al suo facente funzioni, il povero Gentiloni, la nomina di un ex banchiere indagato, Alessandro Profumo, alla direzione di Finmeccanica Leonardo.

 

 

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Articolo pubblicato il 30/03/2017