Torino. L’odio dei 5 Stelle per l’ultima scuola di popolo

Intervista alla presidente della Federazione Italiana scuole materne, Bianca Maria Girardi

Ecco la vera faccia dei Cinque Stelle. Dedicato a tutti quei cattolici che ingenuamente hanno pensato che i pentastellati potessero essere un’alternativa al sistema.

A Torino il segnale lanciato dalla sindaca Chiara Appendino è quelli inquietanti. Ha tagliato, con la solita scusa dei tagli di bilancio, in un colpo solo del 25% i finanziamenti che, tramite apposita convenzione, il Comune eroga alle scuole dell’infanzia.

Circa 3 milioni di euro già stanziati, che si ridurranno a 2 milioni e 300mila da distribuire tra le scuole private del sistema pubblico che, guarda caso, sono praticamente tutte cattoliche, salvo alcune di cultura ebraica. Un provvedimento ideologico, figlio di una concezione roussouviana della società. Una società che punta alla democrazia diretta dove uno vale uno deve eliminare tutti i corpi intermedi: così via la Chiesa e per farlo si inizia dalle sue opere. Ecco la democrazia epurativa. Un esempio.

Migliaia di scuole cattoliche che rispondendo al principio di sussidiarietà tolgono le castagne dal fuoco ad uno Stato pachidermico, costando di meno e rendendo di più, ma adesso devono essere cancellate. Un taglio lineare indiscriminato del 25% significa portarle infatti dritte dritte alla chiusura.

Ed è per questo che l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia non ha aspettato con le mani in mano. Ha preso carta e penna e insieme ai 14 parroci che sono anche presidenti di scuole cattoliche torinesi, ha scritto al sindaco Appendino. Per lamentare “i provvedimenti ingiusti e discriminatori” della giunta che mette a rischio “57 istituti che garantiscono un servizio pubblico (tale è per legge la scuola paritaria), ad oltre 5.500 mila alunni e relative famiglie, con 500 tra docenti e personale, e coprono diritti e fabbisogni che il Comune non riuscirebbe ad offrire ai suoi cittadini”.

Anche la Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) è sul piede di guerra. Come spiega alla Nuova BQ la sua presidente nazionale Bianca Maria Girardi.

Presidentessa, quello della Appendino è un segnale preoccupante?

Altroché. Non è un buon segnale è indice di una mancanza di rispetto delle pari opportunità scolastiche e di una miopia politica davvero ingenua.

Perché?

Perché le scuole paritarie fanno parte del sistema scolastico pubblico secondo la legge Berlinguer 62/2000. Lo Stato ha riconosciuto la funzione paritaria del sistema scolastico quindi logica vuole che le scuole debbano continuare ad esserci ancora e ad essere valorizzate.

Le sembra una polemica anti cattolica?

Mi sembra un provvedimento che fa venire meno il rispetto reciproco a cominciare dal fatto che il Comune di Torino ha stipulato una convenzione con la Fism, come tutti i comuni d’Italia del resto. Non riconoscerlo è da irresponsabili perché significa non riconoscere che la convenzione va a vantaggio di tutta la popolazione.

Eppure i costi del privato sono sotto controllo…

Il bambino nella scuola paritaria costa allo Stato un terzo rispetto a quello della statale. E’ evidente che non si voglia dare attenzione ad una fascia di età sulla quale invece bisognerebbe avere sempre più attenzioni.

Che cosa pensa delle parole forti del vescovo Nosiglia?

E’ vero quello che ha detto: questa misura può portare alla chiusura di molte scuole.

E una volta chiuse, il peso della scolarizzazione ricadrà interamente sul Comune.

Appunto, a proposito di miopia, con costi triplicati. Insomma: oltre che ideologico è anche un provvedimento antieconomico.

Eppure c’è ancora il pregiudizio che le scuole paritarie siano scuole di elite…

Niente di più falso, le scuole private hanno una percentuale elevatissima di redditi bassi o bassissimi, sono le vere scuole popolari, perché sono aperte a tutti e riescono a rispondere ai bisogni di tutti, soprattutto chi è in difficoltà economica. A conferma di questo sta il fatto che sono tantissimi i comuni di piccole dimensioni in cui il l’Amministrazione non ha una scuola dell’infanzia e si appoggia a quella privata, spesso parrocchiale. La scuola del popolo sono le parrocchiali. Ideologico non riconoscerlo. 

Teme che l’episodio di Torino possa essere replicato?

Potrebbe, anche se al momento non conosco altri casi. Vedo invece collaborazioni proficue, come ad esempio a Monza, dove vivo: qui il Comune è il primo a voler stabilire delle collaborazioni attraverso un riconoscimento.

Perché conviene?

Anche. Se lo Stato capisse quanto la scuola paritaria può aiutarlo, stanzierebbe molti più fondi. Invece…

Andrea Zambrano

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Articolo pubblicato il 01/04/2017