Il famoso detto eracliteo “Panta rei”: tutto scorre da quando tutto ha incominciato a scorrere.

Il famoso detto eracliteo  “Panta rei”, ovvero tutto scorre, generalmente è entrato nel lessico comune anche di coloro che misconoscono le profondità di vedute del filosofo greco. Il mondo non si è mai fermato per un momento, declamava una canzone famosa degli anni sessanta, ma non è questo il vero senso che Eraclito da alle sue sibilline parole.

Ovviamente ad ogni istante siamo immersi in un moto perpetuo che ci mette sempre in movimento, anche nei momenti di relax siamo impegnati a guardare la televisione o a risolvere i cruciverba, ma non è questo il vero “Panta rei”.

Queste attività  a cui giornalmente siamo occupati, assomigliano ad un movimento incontrollato del vento che scuote le foglie e le agita in un senso o in un altro.

Il “Panta rei” in realtà è uno scorrere più sottile, quasi impalpabile, silenzioso: è il  canto insondabile dell’anima del mondo che vuole insegnarci a riconoscere che tutta la nostra frenesia giornaliera, tutto il nostro indaffararci dietro futili cose, in realtà non è un vero scorrere, ma uno scendere in un abisso composto da tutte le cupidigie umane, uno scivolare nell’ovvietà sempre uguale a se stessa e che quindi non scorre realmente ma stagna.

Chiusi nella prigione delle nostre abitudini, siamo convinti di scorrere colla vita, ma in realtà è l’esistenza banale da piccoli borghesi che ci muove come automi, come marionette  tirate da fili invisibili che rendono monotone e sempre uguali le giornate.

Il “Panta rei” invece assomiglia a qualcosa di arcaico e noto che ci apparteneva prima della creazione del mondo spazio-temporale: è il canto dell’eternità a cui noi, in quanto uomini divini partecipavamo con la sinfonia delle stelle.

I greci tenevano molto in onore gli eroi e i semidei poiché questi rappresentavano perfettamente questo stato umano-divino andato perduto, una nota pubblicità telefonica di alcuni anni fa diceva “life is now”, plagiando consciamente il detto eracliteo di cui stiamo parlando.

Ma la vita non è nell’ora sancita dalle lancette dell’orologio, la vera vita è rappresentata dal soffio del mistero che ci incita a risolvere proprio il mistero dell’esistenza.

Mi chiedo: ogni problema dell’uomo non è dovuto al fatto che non coglie l’attimo fuggente e così non scorre nel tutto armonico dell’universo, immerso in futili occupazioni che lo rendono il più delle volte triste e malcontento?

Se si scorresse nel tutto dell’attimo fuggente, non rimarrebbe traccia nella mente dei torti subiti, o delle lodi ricevute e come bambini giocheremmo innocenti la vita meravigliosa che sprechiamo invece nel “tutto stagna”.

 

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Articolo pubblicato il 10/04/2017