L'artrosi del ginocchio una panoramica su cause e rimedi.

Superati i quarant’anni è possibile  che un soggetto attivo cominci ad avvertire dolore alle ginocchia, o ad uno in particolare, un fastidio che viene ad attenuarsi con il riposo. A questo primo sintomo se ne possono aggiungere altri, quali una sensazione di calore dei tessuti cutanei  associata ad una rigidità ingravescente, avvertita soprattutto la mattina o dopo essersi alzati, quando si è rimasti  seduti abbastanza a lungo.

Il primo approccio per formulare una corretta diagnosi di artrosi del ginocchio inizierà con una visita medica dallo specialista ortopedico che, dopo essersi accertato dell'età del paziente,  procederà a raccogliere  l'anamnesi, valutando quali sono i movimenti  e le azioni  che peggiorano la sintomatologia dolorosa.

L'età è un importante fattore di rischio per l'artrosi del ginocchio, per alcuni individui, può essere ereditaria, si tratta in questi casi di artrosi degenerativa. Per altri soggetti  l'artrosi del ginocchio può derivare da lesioni, infezioni traumi o anche l'essere in sovrappeso. In questi casi si tratta di gonartrosi secondaria in cui rientrano anche le anormalità morfologiche  dell'osso le  displasie, che determinano incongruenze articolari, come anche gli esiti di frattura o di una contusione che coinvolge la cartilagine articolare.

Cause di artrosi sono ancora  le fissurazioni meniscali o gli esiti di  rimozione di un menisco (meniscectomia), l'instabilità cronica del ginocchio dopo una grave distorsione tale da lesionare i legamenti crociati,  specie l'anteriore, che esercita una importante funzione stabilizzatrice dell'articolazione del ginocchio.

Un ruolo importante è rappresentato dall'ereditarietà, un fattore che può rendere più vulnerabile una persona che presenterà maggiori  probabilità di sviluppare l'artrosi del ginocchio, o anche essere causa di anomalie ereditarie nella forma delle ossa dell'articolazione del ginocchio. L'artrosi precoce del ginocchio si può inoltre verificare senza che vi siano cause facilmente identificabili.

Fattori predisponenti sono ancora l'età, una volta superati i cinquant'anni, il sesso femminile,aefhh l'obesità o  il sovrappeso, ed infine l'anomalia dell'asse della gamba tra femore e tibia con un morfotipo detto "varo ", una deformazione visibile dell’arto inferiore che si avverte quando la tibia e il femore formano un angolo ottuso e l’asse della gamba tende a deviare verso l’esterno ( gambe "a parentesi"), o nel caso di ginocchio "valgo", il caso in cui il femore e la tibia non vengono ad essere  perfettamente allineati, ma formano un angolo ottuso aperto lateralmente (gambe "a X").

Anche gli atleti, quali calciatori, tennisti, o appartenenti ad altre discipline ginniche che prevedano traumi alle articolazioni, possono correre rischi maggiori di sviluppare l'artrosi del ginocchio. A questo proposito è bene ricordare  che i ginnasti dovrebbero prendere le precauzioni necessarie ad evitare infortuni. Tuttavia è importante notare che il regolare esercizio fisico moderato, rinforza le articolazioni e può ridurre il rischio di gonartrosi: una muscolatura debole è una condizione in grado di favorire la degenerazione artrosica.

Una condizione che può accelerare la gonartrosi è una lesione traumatica di uno o entrambi i menischi. Grazie alle attuali tecniche chirurgiche è raro che un chirurgo rimuova del  tutto un menisco che presenti una lesione limitata ed il resto della cartilagine meniscale intatto. L'operatore si limita ad effettuare la regolarizzazione della  porzione infortunata, lasciando nella sua sede fisiologica la maggior parte del menisco sano eliminando le irregolarità e gli eventuali frustoli cartilaginei capaci di costituire causa di irritazione locale con fastidiosi disturbi per il paziente.

Questa tecnica chirurgica più precisa è resa possibile dall'utilizzo di tecniche minimamente invasive e metodiche operative video-assistite o artroscopiche. Per quel che riguarda la terapia dell'artrosi del  ginocchio, l'obiettivo principale del trattamento è quello di preservare al meglio la sua funzionalità, per ridurre il dolore a riposo, se esiste, e durante le attività. Il trattamento medico deve essere sempre offerto come primo approccio a tale affezione. In molti casi potrà rivelarsi sufficiente, ma  per essere efficace,dovrà essere basato su di una diagnosi accurata. Un esame approfondito è quello che permetterà di definire al meglio le caratteristiche della causa della sintomatologia dolorosa.

Al fine di un trattamento ottimale è importante l'anamnesi che lo specialista ortopedico raccoglierà con cura e indagherà su pregressi traumi che abbiano comportato eventuali  fratture o infezioni.  Verranno effettuati esami sierologici alla ricerca di possibili altre malattie che potrebbero avere esercitato una azione negativa sull'apparato osteoarticolare del ginocchio. La raccolta di dati anamnestici dovrà valutare ancora la presenza o l'assenza di liquido all'interno del ginocchio, la  stabilità dei legamenti, i punti precisi del dolore e ricercare i fattori aggravanti, quali la  rigidità articolare, l'eventuale cedimento muscolare, il sovrappeso e le anomalie dell'asse dell'arto inferiore. L'usura della cartilagine è analizzata, in primo approccio, attraverso un esame radiologico. Una semplice radiografia diretta, metterà lo specialista nelle condizioni di disporre di una prima diagnosi generica, che lo metterà nelle condizioni di  avere subito un valido orientamento su quale possa essere il danno dei capi ossei contrapposti femoro-tibiali, e prevedere, a grandi linee, il tipo di trattamento che dovrà essere effettuato.

wgheg4L'indagine diagnostica proseguirà con l'artroscopia, utilizzando un endoscopio  e altri strumenti chirurgici di dimensioni assai ridotte. Si tratta di un vero e proprio intervento, che viene eseguito effettuando piccole incisioni. Il chirurgo utilizza l'artroscopio per poter esaminare lo spazio articolare e può rimuovere la cartilagine danneggiata o particelle distaccatesi da questa, pulire la superficie dell'osso, e riparare altri tipi di tessuto se tali danni sono presenti. La procedura viene spesso utilizzata su pazienti più giovani,  al fine di ritardare l'intervento chirurgico più invasivo.

L'approccio terapeutico iniziale, generalmente, consiste nella somministrazione di acido ialuronico, una macro molecola polisaccaride prodotta naturalmente dal corpo umano, presente in grandi quantità nell' articolazione. È sintetizzato dalla membrana sinoviale e viene recuperato dal sistema linfatico, dalla circolazione sanguigna e, successivamente viene degradato da diversi organi. E' responsabile della viscosità ed elasticità del fluido sinoviale e svolge un ruolo fondamentale per le sue proprietà lubrificanti nell' assorbimento degli urti. La sua scarsità  facilita lesioni cartilaginee dovute alle sollecitazioni meccaniche ed è ormai ben dimostrato il suo effetto terapeutico sul dolore e sulla efficacia nello scorrimento articolare.

Quando il danno è ormai conclamato e le tecniche micro-invasive non sono più sufficienti, non si può fare a meno di sottoporsi ad un intervento chirurgico più esteso. Un'osteotomia è una procedura che mira a rendere ottimale l'allineamento del ginocchio modificando la morfologia dei segmenti scheletrici. Questo tipo di intervento chirurgico può essere consigliato se vi sono danni concentrati principalmente in una zona del ginocchio. Potrebbe anche essere raccomandata in caso di mancata guarigione di una frattura. Un'osteotomia non è permanente e, in un secondo tempo, potrà rendersi necessario un intervento chirurgico correttivo.

Quando l'articolazione è definitivamente compromessa si renderà necessario il posizionamento di una protesi articolare. Tale intervento, o artroplastica, è una procedura in cui i capi articolari femorale e tibiale  vengono sostituiti con parti artificiali in metalli o plastica. La sostituzione potrebbe comportare un segmento, esterno o interno,  del ginocchio oppure l'intera artticolazione.

L'intervento di sostituzione protesica è di solito riservata alle persone oltre i 50 anni con grave artrosi. Potrà essere necessario ricorrere ad un ulteriore interventoin un secondo tempo, la protesi viene ad usurarsi dopo diversi anni, ma con i materiali attualmente in uso, l'impianto protesico potrà avere una durata di oltre 20 anni permettendo una ottima ripresa funzionale di una articolazione con la scomparsa pressoché totale dei sintomi che angustiavano il paziente il quale dovrà solo sottoporsi  ad un monitoraggio periodico e ad una completa collaborazione con lo specialista per assicurarsi a lungo una buona qualità di vita, non più limitata negli spostamenti.

schema varo-valgo da : http://www.noene-italia.com/ginocchio-valgo-ginocchio-varo/

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Articolo pubblicato il 14/04/2017