Filosofia indiana - Il triguna ovvero Tamas , Rajas e Sattva come mattoni fondamentali della creazione.

Nella filosofia dell’india si parla spesso del triguna, di tre essenze energetiche che compongono tutta la manifestazione. Queste sono Tamas, l’inerzia, l’opacità, l’oscurità; poi vi è Rajas, la passione, il calore, l’espansione, ed infine Sattva, la luminosità, la purezza.

Su queste qualità della materia tutto è edificato. Generalmente chi si dedica ad una ricerca spirituale tenta subito di aumentare il principio sattivico in lui, ma la vera liberazione dalla morsa della materia si ottiene trascendendo tutte le tre qualità della trimurti.

Logicamente divenire un essere sattvico equivale ad essere un dio in terra, ma non di meno si rimane legati alla ruota delle reincarnazioni. Una bella storiella dice che tre personaggi accompagnino in una fitta foresta un viandante ignaro della strada e che due sono cattivi, truffando e derubando il viandante. Il terzo è un essere buono, ma non conosce la strada che porta fuori dalla foresta poiché anch’egli ne è un abitante. L’unica cosa buona che questo terzo personaggio possa fare è portare il viandante ai limiti della foresta, poiché conosce solo quella è non sa qual è la strada verso il villaggio vicino.

I tre personaggi sono Tamas, Rajas e Satttva, e in questo racconto che si perde nelle brume dei tempi, viene chiaramente indicato che anche il principio luminoso sattivico non può essere comparato alla Luce delle Luci, essendo composto solo da forze naturali.

Il triguna non è suddiviso in specifici settori chiusi  a compartimento stagno, ma si influenzano mutuamente e costantemente tra di loro: a volte è la passionalità in noi a predominare, altre volte la forza d’inerzia, più raramente la luminosità.

Tamas potrebbe essere comparato al colore nero, Rajas, al rosso e Sattva al bianco. La combinazione di questi colori rende la vita ricca di alterne vicende, spostando il baricentro dell’uomo verso tendenze inconciliabili che però appartengono tutte all’unica famiglia dell’universo.

Si potrebbe paragonare il Tamas alla zona del basso ventre, piena di istinti ancestrali che muovono per forza di inerzia l’essere umano, Rajas alla zona del cuore piena di energia e passionalità mentre sattva rappresenterebbe la zona mentale purificata dai bassi istinti dei due precedenti centri psichici.

Il concetto qui esposto della trimurti apre prospettive immense nello studio delle qualità umane che compongono l’essere: praticamente trattasi di una vera psicologia vecchia quanto vecchio è l’uomo.

Riconoscere in sé l’azione dei tre guna è l’inizio della strada verso la conoscenza, “uomo conosci te stesso e conoscerai gli dei e l’universo” è detto sul frontone del tempio di Delfi.

Generalmente la via Sivaita è una via tamasica, poiché esplora le regioni più nascoste dell’inconscio e dell’inconscio collettivo, mentre la via devozionale è una pura espressione sattvica. Comunque sia la via intrapresa, occorre trascendere queste tre qualità psichiche peculiari, solo così l’essere umano potrà uscire dalla foresta del mondo e raggiungere il villaggio dei viventi.

 

 

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Articolo pubblicato il 15/04/2017