DEF Documento di Economia e Finanza 2017.

Sul REIS Reddito di Inclusione Sociale più ombre che luci.

Il Documento di Economia e Finanza 2017 (DEF) è il quinto elaborato nel corso della legislatura vigente; offre l’opportunità di valutare il percorso compiuto e i risultati finora conseguiti, in base ai quali orientare anche le future scelte di politica economica.

Secondo il nostro Governo, dopo una crisi lunga e profonda, nel 2014 l’economia italiana si è avviata su un sentiero di graduale ripresa andata via via rafforzandosi nel biennio successivo. Il livello del PIL del 2014 è stato rivisto al rialzo di quasi 10 miliardi in termini nominali, quello del 2015 di oltre 9 miliardi rispetto alle stime di un anno fa.

Si tratta di una ripresa più graduale rispetto ai precedenti cicli economici, susseguenti crisi meno profonde e prolungate, ma estremamente significativa in considerazione innanzitutto dell’elevato contenuto occupazionale: in base ai più recenti dati disponibili il numero di occupati ha superato di 734 mila unità il punto di minimo toccato nel settembre 2013. Anche per effetto delle misure comprese nel Jobs Act, il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro si è riflesso in una contrazione del numero degli inattivi, del tasso di disoccupazione, del ricorso alla CIG; ne hanno beneficiato i consumi delle famiglie, in crescita dell’1,3 per cento nel 2016, che il Governo ha sostenuto mediante diverse misure di politica economica.


Diverse evidenze testimoniano anche il recupero di capacità competitiva dell’economia italiana, a lungo fiaccata dal ristagno della produttività che aveva caratterizzato in particolare il decennio precedente la crisi: nello scorso biennio l’avanzo commerciale ha raggiunto livelli elevati nel confronto storico, ed è tra i più significativi dell’Unione Europea. Le prospettive dei settori rivolti alla domanda internazionale restano favorevoli anche nel 2017.
L’irrobustimento della crescita e della competitività ha beneficiato degli interventi di carattere espansivo adottati dal Governo, armonizzati con l’esigenza di proseguire nel consolidamento dei conti pubblici. Il disavanzo è sceso dal 3,0 per cento del PIL nel 2014 al 2,7 nel 2015 fino al 2,4 nel 2016; l’avanzo primario (cioè la differenza tra le entrate e le spese al netto degli interessi sul debito pubblico) è risultato pari all’1,5 per cento del PIL nel 2016.


Per apprezzare appieno lo sforzo prodotto dal Paese in termini di aggiustamento fiscale negli anni passati, va considerato che tra il 2009 e il 2016 l’Italia risulta il Paese dell’Eurozona che assieme alla Germania ha mantenuto l’avanzo primario in media più elevato e tra i pochi ad aver prodotto un saldo positivo, a fronte della gran parte degli altri Paesi membri che invece hanno visto deteriorare la loro posizione nel periodo. 

Questa visione ottimistica della situazione italiana ha portato il nostro governo a varare il REIS, Reddito di Inclusione Sociale. Sono stati determinati i criteri per determinare l'accesso dei beneficiari della misura, i criteri per stabilire l'importo del beneficio, i meccanismi per evitare che si crei un disincentivo economico alla ricerca di occupazione, l'attivazione di una linea di finanziamento strutturale per i servizi alla persona, il finanziamento dei servizi, l'individuazione di una struttura nazionale permanente che affianchi le amministrazioni territoriali competenti, la definizione di un piano operativo per la realizzazione delle attività di monitoraggio continuo della misura e la definizione di forme di gestione associata della stessa.

Giustamente il Governo ha previsto che il l’ISEE non sia l’unico criterio per l’accesso al REIS, ma si tenga conto anche del reddito disponibile ( si presume familiare) onde permettere l’accesso alla misura anche a coloro che sono proprietari della casa in cui abitano pur versando in stato di povertà. Per accedere al REIS occorrerà avere un reddito ISEE non superiore a € 6.000.

Onde evitare che il beneficio si trasformi in un disincentivo alla ricerca di una stabile occupazione, il Ministero del Lavoro sta studiando dei meccanismi attraverso i quali la misura in versione ridotta venga erogata anche nel caso di incremento del reddito al di sopra della soglia di accesso al beneficio. La soluzione ci sembra assai ottimistica in quanto è noto che oltre la meta di coloro che sono in regime di cassa integrazione hanno entrate reddituali da lavori in nero.

Riteniamo inoltre che siano numerose le categorie di soggetti che fanno dichiarazioni parziali o  non dichiarano, dalle prostitute alle colf, dalle badanti  agli artigiani, ai riparatori a domicilio sino ai tassisti abusivi e molti altri, tutti soggetti  che richiederebbero accertamenti complessi, improponibili con i mezzi oggi disponibili.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 15/04/2017