Renzi trionfa alle primarie più anonime di sempre

Quasi due milioni di voti incoronano l’ex premier, che ha giocato quasi da solo

Matteo Renzi si aggiudica le quinte primarie del Pd con il 71% dei consensi: un plebiscito secondo solo a quello di Veltroni durante le consultazioni interne al partito del 2007 (75%).
Le briciole se le dividono Andrea Orlando (21.1%) e il riottoso Emiliano (7.8%)
I due avversari sono stati relegati al ruolo che si erano ritagliati sin da subito: ossia comprimari scarsotti e poco carismatici con il solo scopo di far emergere e esaltare l’unico vincitore possibile.
Vincitore che, già alle 22 di ieri, postava in rete il suo messaggio di giubilo “Una responsabilità straordinaria! Grazie di cuore a questa comunità di donne e uomini che credono nell’Italia. Avanti, Insieme.”
Firmato, Matteo Renzi.

Se il risultato non è mai stato messo in discussione, il dato interessante era quello legato all’affluenza.
Proprio perché si temeva di andare incontro a una emorragia di voti, l’ex premier aveva messo le mani avanti fissando l’asticella della sufficienza in un milione di voti. Certo si era tenuto basso,vedendo i numeri delle primarie precedenti.
E infatti, quando a mezzogiorno di domenica il dato parziale raccontava di 700 000 unità, in Via del Nazareno si erano iniziate a stappare le prime bottiglie e, a urne chiuse, una volta certificati i 1,9 milioni di votanti, i respiri di tensione si sono trasformati in sospiri di sollievo “E poi c’era chi aveva già fatto il Funerale alle primarie. Ma ancora una volta il popolo Pd li ha sonoramente smentiti. Grazie! Esulta da twitter Lorenzo Guerini.

Il dato, quasi due milioni di voti, rappresenta comunque un netto calo rispetto alle precedenti consultazioni PD (800'000 i voti bruciati), tuttavia l’idea di aver scongiurato una possibile debacle rende tutti euforici.
Innegabile, visto il disamore per la politica e i non brillantissimi risultati ottenuti dal governo Renzi durante il suo biennio al timone dell’Italia.

Bisogna però spezzare una lancia nei confronti del tanto vituperato Partito Democratico, a conti fatti l’unica forza politica in grado di organizzare delle primarie che mobilitino milioni di persone e abbiano una parvenza di democrazia. Non le fa il movimento 5 stelle, con poche manciate di voti online e scelte arbitrarie provenienti dall’alto (vedi caso Genova), non se ne parla nel Centro Destra, dove ogni tanto il termine viene tirato fuori per far star buono Salvini, salvo poi rimangiarsi tutto.

Certo, anche stavolta non sono mancate né mancheranno le solite polemiche sui voti multipli, quelli di scambio e mille altre problematiche: scontri quasi scontati quando si decide di fare elezioni aperte a tutte (e non ai soli iscritti) che però non hanno il controllo rigido e istituzionale delle politiche.

Gli scenari. L’incoronazione di Renzi bis ha il grande merito di garantirgli una leadership forte che, a differenza di quattro anni fa , lo pone in una posizione di assoluta superiorità nei confronti dei nemici interni.
Questo Pd è il suo Pd, e saranno tollerate molto meno le sparate di D’Alema o degli antagonisti storici come Emiliano, Bersani o Cuperlo.
Chi voleva poteva sfidarlo andando incontro a una sconfitta certa, chi non l’ha fatto avrà ben poco da lamentarsi.

Agli altri è toccato scappare.

Il nuovo corso del Pd, inoltre, ridarà smalto al rieletto Renzi , azzoppato dal referendum sulla riforma costituzionale, e intenzionato quanto mai prima a tornare al potere.
Trema il grigio Gentiloni, che da mesi si aggira per Palzzo Chigi spacciandosi per primo ministro, e che sa bene di avere le ore contate. Renzi, per carattere e protagonismo non è uno che sa aspettare le scadenze naturali delle cose. Figuriamoci ora che ha l’appoggio di oltre un milione di persone.
Gli esperti dicono che si potrebbe votare già in autunno, ma Renzi recentemente ha dichiarato di voler rispettare la fine della legislatura. Manca solo il tweet #Paolostaisereno.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/05/2017