L’arte dell’ozio come pratica sapienziale.

Dobbiamo introdurre di nuovo la sacra arte dell’ozio nelle nostre giornate se non vogliamo divenire totalmente degli androidi senza coscienza

Il termine “ozio” per noi uomini moderni possiede una valenza negativa. Ozioso è chi perde tempo, chi non produce  qualcosa, chi passa le sue giornate nel far niente, insomma un fannullone.

Ma da sempre si parla anche dell’ “arte dell’ozio”, pratica tenuta in grande considerazione soprattutto in oriente e nell’antichità europea. Essere oziosi secondo quest’arte sacra ha una valenza tutt’altro che negativa: significa escludere il mondo esteriore e dedicare il poco tempo della giornata a se stessi.

L’arte dell’ozio è una forma di meditazione, di interiorizzazione, dove gli spazi interni hanno la prevalenza sulle occupazioni esteriori, oziare in questo senso equivale ad andare alla ricerca del tempo perduto, quel tempo della nostra vita passato solo in futili passatempi.

A ben vedere la nostra civiltà moderna si basa solo sul passatempo, che è una forma di atrofia psichica molto marcata, bisogna essere sempre occupati: dopo il lavoro vi è il cinema, la televisione, internet, face book etc. etc.

Parlare all’uomo moderno, soprattutto quello di stampo occidentale di dedicarsi al sano ozio, risulta così essere una vera blasfemia, un vero insulto, una bestemmia ma, niente è più salutare per tutta la struttura umana che il sano oziare, il sacro dedicarsi a se stessi eliminando dal proprio cuore e dalla propria mente il mondo sociale in cui viviamo.

In effetti il tempo che dura una vita terrena è molto limitato e quasi tutti gli abitanti del pianeta terra impiegano il loro tempo, “perdendolo”. Ovviamente stiamo parlando dell’arte dell’ozio, di qualcosa di sacro e non di coloro che vogliono solo mangiare bere e divertirsi senza lavorare e come parassiti, vivere sulle spalle degli altri.

Anche se è evidente questa puntualizzazione, è bene farla, perché qualche erudito lettore forse crede che parliamo dei nullafacenti, o di coloro che pur di non lavorare si spacciano per finti invalidi, bisogna esser maturi per applicare almeno un po giornalmente l’arte dell’ozio e come ogni arte possiede le sue regole.

La principale è quella che nulla esiste attorno a noi, che noi siamo il centro matematico dell’universo, che tutto confluisce nella nostra psiche, con il solo scopo di educare l’anima stessa alla propria indipendenza.

L’arte dell’ozio ha lo scopo di renderci coscienti che siamo assolutamente soli in mezzo a miliardi di nostri simili nelle nostre stesse condizioni, e come tale può essere considerata una forma di meditazione, una meditazione che ha una sola regola: pensare a noi stessi, al mistero della vita e della morte, al problema del bene e del male.

Risulta chiaro che l’ozioso come è inteso qui, in realtà è una persona molto attiva interiormente, anche se esteriormente non fa niente e parallelamente le persone occupate ventiquattro ore su ventiquattro in attività frenetiche, in realtà oziano, poiché non si occupano dell’unica cosa veramente essenziale per l’essere umano, ovvero se stessi.

Dobbiamo introdurre quindi di nuovo la sacra arte dell’ozio nelle nostre giornate se non vogliamo divenire totalmente degli androidi senza coscienza, ricordiamoci che il nostro corpo diverrà solo cibo per i vermi e quel che avremmo coscientemente edificato di positivo nella nostra psiche più interna, potrebbe  vincere la scommessa che tutto il genere umano fa con la vita al momento della nascita, ovvero divenire immortali pur abbandonando il corpo alla sua normale decomposizione.

 

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Articolo pubblicato il 04/05/2017