Regione Piemonte. Il covo dei falsari!

Prosegue dinanzi al Tar la telenovela delle firme false del PD. Le considerazioni di Patrizia Borgarello

C’era molta aspettativa da ambo le parti in vista dell’udienza del Tar programmata per mercoledì 3 maggio, ma il laconico verdetto del tribunale, letto a fine mattina del 4, dopo una nottata trascorsa in camera di consiglio “Il Tar sospende il giudizio fino a definizione del giudizio di querela di falso, attualmente pendente presso il Tribunale Civile di Torino e rubricato al n.24930/2015 R.G”, ha lasciato Patrizia Borgarello e qualche esponente politico con l’amaro in bocca.

La previsione per la ripresa del dibattimento è ormai rimandata al prossimo inverno.

Questa vicenda iniziata sin dall’autunno del 2014, con la prima udienza tenutasi dinanzi al TAR il 6 novembre, potremo indubbiamente definirla una poco avvincente telenovela.

Dal primitivo ricorso al giudice naturale, il TAR per l’appunto, sono gemmati altri percorsi in sede penale e civile utilizzati dalla parti al fine di raggiungere l’intento sperato.

Nell’ultima udienza hanno preso la parola anche i penalisti difensori dei convenuti, per illustrare i limiti e la portata dell’avvenuto giudizio penale.

Ora il tribunale amministrativo attende ancora il responso del giudice civile.

Alcune forze politiche hanno rilasciato commenti e dichiarazioni che traggono spunto e conclusioni anche con riferimento alle fasi processuali.

Le riportiamo nei punti essenziali.

Sergio Chiamparino si dice sereno e dichiara di “Prendo atto con soddisfazione e rispetto della sentenza del TAR”. Per poi concludere “Continuiamo il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto finora, senza lasciarci distogliere dalle incertezze provocate dai pur legittimi ricorsi presentati da alcuni esponenti dell’opposizione”.

 Il gruppo consigliare del M5S dichiara “Siamo stupiti per la sentenza del TAR. Il giudizio del tribunale di fatto certifica la falsità delle firme raccolte dal PD ma non la accoglie come prova sufficiente per annullare le elezioni diversamente da come avvenuto nella passata legislatura con Cota”, per poi concludere “I cittadini si aspettano un giudizio rapido per ottenere giustizia su un aspetto così importante per l'esercizio della democrazia”.

il capogruppo del Movimento per la Sovranità Nazionale, Gian Luca Vignale, in merito alla sentenza del Tar, dichiara: “Nonostante    in sede penale si sia dimostrata la non correttezza di centinaia di firme nella lista del PD  i consiglieri regionali mantengono lo scranno per dei cavilli giuridici che di fatto non permettono di utilizzare le prove prodotte in sede penale anche in ambito amministrativo. Eppure lo stesso Tribunale amministrativo pochi anni fa aveva dichiarato l’equiparazione tra i due processi dichiarando lo scioglimento del Consiglio regionale.  Questa differenza di trattamento è davvero sorprendente”

“Ma quel che più stupisce – aggiunge Vignale – sono le dichiarazioni del presidente Chiamparino che sottolineano come in questo processo sia stata coinvolta anche l’avvocatura regionale. Il giudizio infatti non avrebbe in alcun modo interessato la Presidenza della Giunta, bensì modificato solo la composizione del Consiglio  Regionale”.

"Questa sentenza da per acclarata la falsità delle firme raccolte dal Partito Democratico eppure ci troviamo ancora a commentare una sentenza che sposta di mesi una decisione nel merito”, sostiene il capogruppo di Forza Italia in Regione Gilberto Pichetto.

“Per cultura rispetto il lavoro della magistratura, mi permetto però di sottolineare che ai cittadini piemontesi non interessano i cavilli giuridici  e chiedono che di fronte ad un illecito accertato, ci sia una sanzione chiara e repentina da parte degli organi dello Stato".

Per poi concludere ” in un passato molto recente é stata dichiarata, ai fini del giudizio amministrativo, l'equiparazione tra sentenze civili e penali. La sensazione è che ci sia una difformità di metri di giudizio che non può che lasciare tutti perplessi".

Preferiamo soffermarci su considerazioni politiche, lasciando alla magistratura il proseguimento dell’iter processuale.

La propensione alla libera e truffaldina interpretazione delle norme in materia elettorale, pare ormai acquisita come prassi costante da parte dei politicanti nostrani.

All’inizio dell’affaire,  c’è stata la causa intentata da Mercedes Bresso, contro le presunte firme false che permisero con un ristretto numero di voti, a Roberto Cota di diventare presidente della Regione dopo le elezioni del 2011.

Anche in questo caso ci fu un’alternanza e rimpallo di giudizi dal Tar al Consiglio di Stato al giudice civile.

A causa di firme allegramente raccolte in modo irregolare dalla Lista dei Pensionati che faceva parte della coalizione di Centro Destra, Roberto Cota, dopo la sentenza del Tar, in conseguenza del numero residuo di voti validi, dovette tornarsene a casa.

La sua colpa fu di non aver vigilato le mosse del disinvolto alleato, marginale nella coalizione, ma come tutti sanno, lo staff di Cota non era certo attrezzato per intervenire su procedure e corrette interpretazioni delle leggi elettorali.

Dopo Cota il PD che aveva intensamente speculato sugli infortuni procedurali e di azione politica della giunta a trazione leghista, con argomenti che hanno superato di gran lunga la correttezza e la decenza, vinse le elezioni.

Ma, ed è l’aspetto più sconcertante, anche la potente e collaudata macchina elettorale del PD ha compiuto, in proprio, gli stessi passi falsi del predecessore leghista.

A bocce ferme, non si riescono ad individuare attenuanti, nella regia della raccolta firme del PD. Prevalse la tracotanza del potere, la licenza a superare ogni vincolo di legge, oltre ad aver materialmente affidato la delicata matassa, a persone sprovvedute o incapaci.

Dopo l’ostentata sicurezza di Chiamparino esibita in prossimità delle precedenti udienze, negli ultimi giorni l’atmosfera, dalla parti del palazzi regionali, era nettamente mutata.

Una sentenza sfavorevole avrebbe potuto rimandare a casa ben 8 consiglieri PD eletti a Torino, trai quali citiamo, per autorevolezza il Presidente dell’assemblea regionale Mauro Laus ed il segretario regionale del Partito Davide Gariglio.

Chiamparino ha corso il rischio di trovarsi con una risicata maggioranza, per di più sostenuto da un infido Giampiero Leo e con il M5S che in conseguenza del ricalcolo dei voti e attribuzione dei seggi, sarebbe diventato il primo partito in consiglio regionale.

Oggi  Chiamparino manifesta la propria serena volontà di procedere con il programma della Giunta.

Tanto pare che per il momento l’abbia scampata dai coltelli affilati di altri consiglieri PD ed alleati eletti in zone massacrate dal Piano sanitario di Saitta, dai malpancisti che non hanno ricoperto posizioni nell’esecutivo, per non tralasciare i non pochi sassolini che molti non si son potuti togliere dalle scarpe in questi anni.

Siamo invece rimasti sorpresi dal silenzio della Lega Nord sulla conclusione dell’udienza del Tar.

Abbiamo così interpellato, al riparo dai risentimenti del giorno dopo, la promotrice apparentemente solitaria di questa colossale vertenza: Patrizia Borgarello.

Professoressa Borgarello, lei ha concentrato sulla sua persona una ricerca meticolosa per non limitarsi al “Si dice”, ma ha raccolto ogni comportamento di leggerezza e di conseguenza di reato, consumato nella raccolta firme del PD. Ricomincerebbe da capo?

Penso di sì , certamente con alcune scaltrezze che nel tempo acquisisci.

Tra le prese di posizione, contro lo stallo giudiziario, si leggono dichiarazioni anche di parti politiche (M5S) che non sono propriamente in linea con la testimonianza politica da lei condotta. Manca però alcuna reazione da parte della Lega Nord, partito nel quale militava quando ha iniziato la vicenda. Si stupisce?

No 

E perché?

Quando il partito è rappresentato da persone che hanno acquisito  posizioni o funzioni superiori alle loro capacità, la loro efficacia politica ne risente perché sono deboli, quindi facilmente attaccabili. Di  conseguenza non ci si può aspettare una presa di posizione che attacchi un sistema per loro troppo potente  Nel quale cercano di avere anche loro un po'…

Negli ambienti politici, nel 2014 circolava la voce insistente, della contrarietà di Cota all’iniziativa da lei intrapresa, nonostante lo stesso fosse stato disarcionato dall’esito della causa di Mercedes Bresso. Qualcuno ha apertamente parlato di “Baratto”, o meglio di “intelligenze con il nemico”. Conferma le impressioni?

Non posso asserirlo, non voglio credere che si possa arrivare a tanto,   resta      il fatto che fintanto che la causa non ha avuto risalto ed una possibilità di successo,  Roberto Cota si è defilato è solo successivamente ha tentato di salire sul carro vincente.

Dopo l’udienza di mercoledì, qual altri scenari prefigura?

Dopo il giudizio di mercoledì nulla sarà più come prima. È solo una questione di tempo ma si arriverà ad una resa dei conti. il sistema giuridico ha delle falle sull'elettorale e la politica deve fare un esame di coscienza evitando costi inutili per posti occupati da incapaci e ritornare a fare gli interessi dei cittadini.

C’è fermento a livello nazionale per il  rifacimento della legge elettorale, Poi su Chiamparino continua a prospettarsi la spada di Damocle della sentenza del TAR in autunno.
In caso di elezioni politiche o regionali. Lei come si posizionerà?

Vivo con L'ambizione che si possa arrivare ad avere ciò che è giusto in tempi ragionevoli e che i politici si prendano le loro responsabilità, caso mai ogni tanto, prendendosi la colpa di ciò che accade.

In conclusione professoressa, potremo porgerle gli auguri per la conquista di un seggio a Montecitorio o a Palazzo Lascaris?.

Quanto al mio futuro o per Palazzo Lascaris, Montecitorio  o semplicemente nella mia città continuerò a fare le cose giuste e a battermi perché il mio territorio e la nostra gente siano valorizzate.

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Articolo pubblicato il 07/05/2017