Primavera da donne - 2da parte

Donne nel dramma e drammi da donne... cosa ci può dare e dire il cinema più recente al riguardo?

Riprendendo da dove abbiamo lasciato nel precedente articolo, ovvero con uno sguardo alle donne nelle commedie degli ultimi anni più recenti, spostiamo un pò il tiro pur mantenendo lo stesso bersaglio puntando quest'oggi alle donne nel cinema drammatico.

Un genere da una parte dove ovviamente una brava attrice può dare il meglio di sè anche se dall'altro lato c'è sempre il rischio per la storia di scivolare nel facile patetismo o esagerazione over-drammatica, come quelli che pervadono film alla "Sweet November" o "Vi presento Joe Black" o tanti altri epigoni del "lacrima movie" pieni di sentimentalismi svenduti un tanto al chilo per fare inzuppare fazzoletti a profusione alle fan di questo o quell'altro divo del momento.

Non che una buona storia debba essere "asettica" dal punto di vista emotivo con dei protagonisti privi di sentimenti manco fossero una sfilza di Terminators, ma tante volte è facile farsi prendere la mano nell'aprire i rubinetti e "piangere cinema" una volta entrati nel mood ideale di empatia tra i vari caratteri, dimenticando l'equilibrio naturale insito alla base di ogni buon film di qualsiasi genere che vogliamo mettere sul piatto.


Come si raggiunge questo equilibrio di emozioni e storia narrata allora?

Potremmo prendere ad esempio il buon Darren Aronofsky, che pur mettendo in scena un ottimo film aveva un pò troppo pigiato su dramma ed emozioni esplosive nel suo "Requiem for a Dream" del 2000, trittico di vite durissimo sul quale tra tutti spuntava una bellissima e travagliata love story tra Jennifer Connelly e Jared Leto, a sfondo poi del dramma umano vissuto dalla bravissima Ellen Burstyn.

Una storia intensa ma forse anche troppo "drammaticamente drammatica" specie nell'esasperato finale nerissimo a dismisura per i protagonisti, errore che il regista invece non ripete nel suo praticamente perfetto "Il cigno nero" del 2010, pur altrettanto cupo e pessimista e interpretato da una Natalie Portman semplicemente e divinamente in uno stato di grazia.

L'attrice israeliana naturalizzata americana infatti da il meglio di sè per interpretare i conflitti interiori di questa giovane donna/bambina, ballerina sospinta dalla madre (una bravissima Barbara Hershey) e un implacabile maestro di danza (il solito ottimo Vincent Cassel) a dare il massimo e anche oltre finendo sul baratro della pazzia totale, anche per via della rivalità improvvisa con il nuovo talento di un'altra ragazza, intepretata da una rude e villana Mila Kunis nel suo miglior ruolo al cinema, attrice tra l'altro di cui abbiamo parlato nell'articolo precedente.

Un film dove tutto è perfetto, ogni inquadratura studiata e armoniosa come un piccolo quadro a sè stante e ogni personaggio e svolta della trama ha un significato nel contesto della storia, dalle pazzesche allucinazioni della Portman alla durissima competitività tra le ballerine durante le prove, una vera e propria "guerra in rosa" per avere il ruolo da protagonista nella rappresentazione del famoso balletto "Il lago dei cigni".


Dello stesso anno è poi "Un gelido inverno", diretto da Debra Granik, altro grandioso film drammatico interpretato da un'allora sconosciuta Jennifer Lawrence, il cui successo internazionale sarebe arrivato di lì a poco con il primo capitolo della saga degli "Hunger Games" e poi conclamato con il ruolo della mutante multiforma "Mystica" nei reboot temporali degli ultimi X-Men, ruolo che prima era affidato alla sexy modella/attrice Rebecca Romijn.

Tornando al film della Granik, nel ruolo di una giovane ragazza che si ritrova improvvisamente sulle spalle la responsabilità di tutta la famiglia, il cui padre sparisce nel nulla una volta uscito di galera avendo dato in pegno la casa per pagarsi la cauzione; la giovane Lawrence è semplicemente strepitosa a portarci con sè nel dramma di una ricerca estenuante e apparentemente impossibile per salvare i propri familiari dalla fame e dar loro un tetto sulla testa.


Uno spietato ritratto dell'America più povera e rurale mai raccontata o quasi dai mass media, una America molto più grande e più vera delle grandi città dei film al cinema come Los Angeles o New York e che ci mostra davvero cosa vuol dire essere ai margini nel paese delle grandi opportunità al giorno d'oggi, per i poveri e gli outsider ai quali che governino repubblicani o democratici non cambia praticamente nulla, essendo comunque in balia e affidati a sè stessi per sopravvivere in tutto e per tutto.

Ovviamente si può inserire una forte componente drammatica e personale anche in un film di genere, action horror o fantascientifico che sia, come nel magnifico "Arrival" di Denis Villeneuve dell'anno scorso, dove il regista mette in scena un film a tema "alieni" portando sullo schermo una delle migliori interpretazioni della bellissima attrice americana Amy Adams.


Finalmente lontana da alieni cinematograficamente zoppi come il Superman ingessato di "Man of steel" di Zack Snyder, la brava e bella Adams è guidata per mano dalla sapiente regia di Villeneuve in un film sulla scia dell'indimenticato "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di Spielberghiana memoria, film cult del genere "alieno pacifista", a cui il regista si rifà palesemente costrendo una storia molto più intima e centrata sulla protagonista.

Una donna che seguiamo da vicino in una serie di flashback (che poi non sono tali) nel rapporto complicato col suo compagno e il dramma della perdita di sua figlia, mentre una serie di astronavi aliene scendono a contatto con la terra inviando misteriosi simboli che nessuno sembra essere in grado di decifrare.

Un film che scorre parallelamente in modo perfetto nell'intrigo politico-fantascientifico affiancato al "puzzle" della misteriosa scrittura aliena, mentre dall'altra parte il regista si concentra soprattutto sul personaggio della Adams e il collega fisico teorico che l'aiuta interpretato da un altrettanto bravo Jeremy Renner, capitanati dal solito inossidabile Forest Whitaker come sempre ovviamente garanzia di qualità per ogni ruolo che ricopre.


Un film che prova ancora, per chi ne sentisse il bisogno, il talento incredibile dell'ormai "non più esordiente" regista Denis Villeneuve, di cui avevamo già consigliato i film "Enemy" e "Sicario", oltre che consigliarvi ora il suo altrettanto drammatico e intenso "Prisoners" e aspettare trepidamente l'ormai imminente "Blade Runner 2049", sequel dello storico film di Ridley Scott, oltre che altrettanto con le orecchie e gli occhi ben aperti per il suo futuro remake di "Dune", altro storico film di fantascienza di David Lynch.

Ma veniamo adesso ai "consigli per gli acquisti" con tre ottimi di film basati sul tema di oggi, donne e film drammatici.


A GOOD MARRIAGE (2014 - Peter Askin)
Stephen King è garanzia di qualità narrativa da oltre 40 anni, oltre che portato con successo al cinema da un plotone di registi storici come Brian De Palma ("Carrie"), Stanley Kubrick ("Shining"), David Cronenberg ("La zona morta") e tanti altri ancora, alcuni autori di film bellissimi ma altri ahinoi non altrettanto capaci nel portare sulla scena lo spirito e il fascino kinghiano.

Vedere per credere alcuni film malriusciti come "Dolan's Cadillac" (seppur ispirato da un racconto bellissimo) o ancor peggio la pacchiana trasposizione tv a puntate di "It", il cui romanzo a parere di chi scrive è forse da considerare come "la Bibbia dell'horror" ma la cui serie tv era troppo fiacca e mal rappresentata, anche per colpa probabilmente di un regista non molto dotato come Tommy Lee Wallace il cui apice della carriera era e resta l'aver diretto "Halloween III - Il signore della notte" e alcune puntate di "Baywatch" e "Ai confini della realtà".

Peter Askin invece si dimostra perfetto nel portare al cinema questa storia tratta dal racconto "Un bel matrimonio", uno dei pochi thriller "non sovrannaturali" scritti del buon vecchio King ispirato poi tra l'altro da alcune reali vicende di cronaca del Kansas degli anni '70.

Perfetta poi la scelta degli attori a partire dalla coppia principale Joan Allen e Anthony LaPaglia, moglie e marito in questo caso tra cui non mettere assolutissimamente il dito, specie considerato che lui è un serial killer il cui hobby principale consiste nel rapire e torturare giovani sconosciute.

Inizialmente corrosa dai sospetti dopo aver trovato alcuni indizi nel loro garage che coincidono con le notizie in tv riguardo alcune ragazze scomparse, la donna ha infine la conferma dallo stesso marito il quale ammette candidamente la sua criminosa e malata "vita segreta" e le chiede di tenere il segreto per il bene della famiglia e dei suoi figli.

Un film incredibilmente giocato sulla tensione e i momenti di "silenzio" tra una scena e l'altra, per una trama che parte lentamente ma si dipana in modo imprevedibile snodandosi per un finale all'ultimo respiro, senza una che sia una scena d'azione ma con tanto mestiere e suspance da parte del regista.

Un thriller incredibile per una donnna che si ritrova sola in una condizione impossibile, costretta a scelte morali sempre più ambigue per non finire seppellita dalla pazzia incontrollabile del marito.


ANIMALI NOTTURNI (2016 - Tom Ford)
Altro film diviso in due parti, una "reale" intepretata dalla già citata e bravissima Amy Adams la quale riceve l'ultimo romanzo scritto dall'ex marito Jake Gyllenhaal, che seguiremo in modo parallelo in un "racconto nel racconto" su una spietata storia di violenza e vendetta che ha come protagonisti, per l'appunto, la moglie e il marito e la loro giovane figliola.

Un personaggio quello della Adams che è quello con più "profondità" di tutto il film, come ragazza di buona famiglia i cui genitori non vogliono sposi il giovane scrittore ma un altro meglio partito che possa garantirle il futuro che merita; consigli ovviamente respinti dalla ragazza che anzi decide di mollare gli studi per darsi alla pittura e diventare poi una stimata gallerista.

Un pò più "scontato" il personaggio di Gyllenhaal forse, anche se interpretato divinamente dal grande attore che si cala alla perfezione nell'impotenza e la disperazione del padre a cui vengono rapite moglie e figlia sotto gli occhi, per poi riuscire infine a ottenere una vendetta (senza la minima soddisfazione però) grazie all'aiuto di uno sceriffo a fine carriera e alla fine dei suoi giorni interpretato da un glaciale Michael Shannon, ottimo attore americano di cui vi avevamo già consigliato il bellissimo "Midnight Special" diretto da Jeff Nichols, già regista del forse ancora migliore "Take Shelter", apocalittico "spaccato di vita rurale" sempre con protagonista Shannon.

Ottimo il lavoro del regista Tom Ford, qui al suo secondo film dopo suo esordio con "A Single Man" interpretato da Colin Firth, disperata storia d'amore e suicidio a sfondo omosessuale ambientata nella borghesia puritana dell'America degli anni '60.

Ford ha il pregio di saper unire il racconto prettamente di genere thriller/drammatico nella parte "romanzata" del film unendolo senza forzature alla controparte più intimista di "vita depressa" splendidamente interpretata dalla Adams, il vero "animale notturno" della storia, piena di ripensamenti sui suoi stessi ripensamenti una volta mollato il marito 20 anni prima e ora più vicina, nella scelta del suo nuovo compagno, al tipo di vita e matrimonio che la sua (terribile) madre sognava per una "donna del suo rango".

Un ottimo film fortemente consigliato e approvato alla sua uscita nei cinema, ma forse un pò troppo in fretta dimenticato essendo quel tipo di film che merita più di una o due visioni per comprenderne appieno le dinamiche e le varie sfaccettature dei personaggi.


THE GIRL WITH ALL THE GIFTS (2016 - Colm McCarthy)
Di film con e sugli zombie ne sono usciti una quantità incredibile, cosi come poi serie televisive o libri o videogiochi a non finire, che poi abbiano avuto successo o meno molto pochi dei quali però avevano davvero qualcosa di unico e originale da aggiungere al tema romeriano dei morti viventi.

Questo è decisamente uno di quei casi, uno dei pochi film a tema zombie dove i personaggi davvero importanti sono praticamente tutte donne e gli uomini sono soltanto beoti dell'esercito urlanti con un fucile in mano e poco altro.

Donne rappresentate poi da 3 attrici in 3 fasi della vita diverse: la matura e cinica scienziata interpretata da una spietata Glenn Close, la giovane insegnante Gemma Arterton, più umana e comprensiva rispetto alla collega e infine la sua giovanissima "allieva" e ragazzina infetta interpretata dalla piccola attrice Sennia Nanua, ambiguo personaggio di cui non sappiamo bene se fidarci o meno fino all'ultimo secondo della storia.

In un mondo colpito (come al solito) dalla solita infezione che si propaga a morsi a livello globale, un gruppo di scienziati e militari in un bunker studiano dei giovanissimi infetti i quali sembrano essere solo "parzialmente" essere colpiti dal virus.

Un plotone di bambini che i militari guardano e trattano con disgusto e disprezzo come fossero zombie veri e propri, ma con i quali la giovane maestra Arterton tenta di instaurare un rapporto e tenergli delle lezioni scolastiche.

Lezioni a cui però si alternano gli esperimenti e il lavoro sul sangue della scienziata Glenn Close, molto più "pratica" nel considerare questi ragazzini come cavie e poco altro e quindi deridendo gli sforzi dell'insegnante che li tratta come fossero bambini normali.

Ovviamente un disastro costringerà tutto il gruppo scortato dai militari ad abbandonare la base e vagabondare tra le città distrutte delle Midlands inglesi completamente occupate dai morti viventi, dove la piccola bambina infetta si dimostrerà molto più utile dei fucili e le pistole dei soldati.

Un film molto "rosa" come abbiamo detto, nonostante il tema horror degli zombie sia la colonna portante della storia, ben messo in scena per una regia che esalta il contrasto e i conflitti tra le tre figure femminili di bambina, ragazza e donna di cui parlato sopra.

Una storia che si conclude con un finale molto ingegnoso e atipico per il genere, anche se chi vi scrive pensa dia il meglio di sè specialmente nella prima metà all'interno della base militare, dove la costrizione e vicinanza esaltano maggiormente qualità e difetti dei vari personaggi, un pò "appannati" una volta in fuga e con tutti gli istinti volti puramente alla mera sopravvivenza.


PASSANDO DALLA COMMEDIA AL DRAMMA SPERIAMO DI AVER FATTO UN BUON LAVORO ANCHE OGGI, CONSIGLIANDOVI QUALCHE FILM INTERESSANTE INTERPRETATO DA ATTRICI INTERESSANTI, TUTTI COME AVRETE NOTATO DI RECENTE USCITA O QUASI NEI CINEMA O IN DVD. APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA SETTIMANA, PER LA TERZA E ULTIMA PARTE SUL CONNUBIO "CINEMA E DONNE"... SPERANDO OVVIAMENTE CHE ANZITUTTO ABBIATE GRADITO LE PRIME DUE.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 11/05/2017