Francia. Emmanuel Macron eletto presidente della Repubblica

Le ragioni di una vittoria.

Emmanuel Macron è l’ottavo presidente della V Repubblica Francese, eletto oggi con il 65,5 % dei suffragi, rispetto al 34,5% della soccombente Marine Le Pen.

In serata sono attese le sue prime dichiarazioni da Presidente.

Dopo il primo turno i sondaggi lo hanno dato costantemente in ascesa e nelle previsioni diffuse anche nel pomeriggio di oggi, la vittoria risultava ormai certa.

Tutta l’operazione  elettorale si è svolta in stato di emergenza, con misure di sicurezza rafforzate e la mobilitazione di 50 mila fra poliziotti e gendarmi, in aggiunta ai militari e ai vigili urbani che presidiano normalmente i seggi, nel timore di attacchi terroristici, ma non si sono registrati fati di rilievo.

In queste due settimane è successo di tutto. Insulti e apprezzamenti poco lusinghieri tra i due. Dopo l'apice toccato mercoledì, con un dibattito-rissa in tv,  lo scarto nei sondaggi si è allargato al 62% di Macron% , contro il 38% di Le Pen.

Sono state diffuse  notizie poi rivelatesi false, sulla vita privata di Macron e presunti investimenti in paradisi fiscali.

Venerdì sera gli ultimi veleni di una campagna mai vista prima per la carica di tensione e insulti in un crescendo di aggressività. Ma dopo aver denunciato per settimane «attacchi di pirateria informatica», lo staff di Macron ha annunciato l'attacco «massiccio» ai propri sistemi, che pure erano stati rafforzati nelle loro difese, in previsione di una replica di quanto accaduto negli Stati Uniti con l'attacco alle email del campo di Hillary Clinton.

Sono47 milioni gli elettori francesi chiamati alle urne per scegliere il loro nuovo presidente. Una scelta che ha messo due idee di Francia al confronto: quella di Emmanuel Macron, incentrata sulla continuità e un rapporto stretto con l'Europa, e quella di Marine Le Pen, che punta sulla preferenza nazionale e mette gli interessi francesi in primo piano.

Si è verificata l’analogia con le elezioni che hanno potato all’Eliseo Jacques Chirac nel 2002 e sbarrando l’accesso alla presidenza al padre di Marine, Jean Marie Le Pen.

Oggi i sovranisti hanno voluto contarsi, ma hanno perso.

Molti elettori in gran parte del mondo cattolico che non condividono il programma sulla Bioetica e la politica anti famiglia di Macron, hanno apertamente adottato il celebre motto, diffuso in Italia da Indro Montanelli per frenare l’avanzata comunista: “Tappiamoci il naso e votiamo Macron”. Si ripete  così, il “barrage répubblicaine”.

Anche Silvio Berlusconi, interpellato in proposito ha dichiarato.”Macron è un brillante tecnocrate che viene dalla sinistra, anche se sta innovando lo stile e il linguaggio. Ma questa non è la nostra cultura liberale”

Oggi i rapporti tra destra e sinistra e il valore della militanza partitica, sembrano appartenere al passato. La vittoria di Trump insegna, ed a contendersi l’Eliseo sono stati un giovane ex ministro di sinistra, fondatore di En Marche, un piccolo partito o movimento che pochi conoscono e la combattiva esponente di un partito di estrema destra.

Il giovane presidente, fra poco più di un mese dovrà affrontare le elezioni politiche e prima ancora formerà il governo, affidando l’incarico, almeno si dice, a Francois Bayrou. In quell’occasione, ogni Francese potrà dare il voto a uomini e formazioni che potranno apparigli più congeniali per affrontare i temi caldi che percepisce come maggiormente affini alla vita di ogni giorno.

L’abilità o meno di Macron potrà dimostrarsi, in politica interna, se saprà creare una liaison con gli esponenti dei partiti storici, riformisti e liberali che si confronteranno, a dire il vero oggi un po’ malconci, tanto che non sono riusciti ad imporre un candidato spendibile per la suprema carica dello Stato, in una repubblica presidenziale ove il presidente conta parecchio e non come il duo di picche dell’inquilino del Quirinale.

Ma la vera partita Macron la dovrebbe giocare nei confronti dell’Europa. Se escludiamo la situazione Inglese, negli altri paesi europei che dal 2016 ad oggi hanno visto il confronto elettorale per il rinnovo del parlamento tra europeisti e sovranisti, i primi hanno avuto la meglio.

Oggi però la grande ammalata è e resta l’Europa. Gli occhi del mondo e le aspettative degli Europei saranno focalizzati su come Macron saprà spendere la carta del rapporto trai  i cittadini Europei, gli stati nazionali e l’Unione Europea, che, come da più parti rilevato, ha perso negli anni ogni riferimento con la realtà economica, e con le problematiche che investono i Paesi membri.

Dalle mancate misure per fronteggiare gli effetti devastanti di un’immigrazione senza fine, alla tutela contradditoria dei prodotti agricoli, dei brevetti e delle nostre esportazioni. Tanto per citare i temi principali.

Dal concerto che saprà stabilire con i leaders degli altri Paesi, Italia in testa, si potrà capire la portata della presidenza Macron ed il destino di tutti noi.

Quale Unione Europea sapranno preconizzarci? Una Commissione smagrita con obiettivi chiari e maggiori autonomie?

Un Parlamento sottratto ai partiti nazionali e con candidature transanzionali?

Nei prossimi mesi, data per scontata la scelta europeista degli elettori tedeschi, saremo in grado d’intravedere se i governanti decideranno di assumere il ruolo di protagonisti in Europa e non più di pavidi spettatori.

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Articolo pubblicato il 07/05/2017