Servizio civile obbligatorio: tutti i limiti della proposta Pinotti.

Perché risulta molto complicata l’idea auspicata dal ministro della Difesa

Lo spunto per la discussione ce lo offre il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, che a margine dell’annuale adunata degli alpini, questa volta svoltasi a Treviso, si è dichiarata favorevole alla obbligatorietà dell’anno di servizio civile, aprendo qualche spiraglio anche al servizio di leva obbligatorio, abolito formalmente nel 2004.

Il tema è più attuale di quello che si pensi, basti pensare che perfino in Francia durante l’ultima campagna elettorale  si è dibattuto molto su ciò: l’idea di avere una gioventù disciplinata da sottoporre a un processo di formazione ed educazione che recida le radici con la famiglia e trasporti il giovane nell’età della maturità stuzzica molti esponenti politici. Il resto lo fa la nostalgia.
Spesso Salvini ha strizzato l’occhio a questa ipotesi, sottolineando la bontà della coscrizione obbligatoria, tuttavia bisogna ponderare una serie di elementi che hanno portato alla sua abolizione.
Per prima cosa i costi: far muovere, equipaggiare, formare, nutrire centinaia di migliaia di ragazzi ogni anno rappresenta un esborso che lo Stato in questo momento non può permettersi.
Conti alla mano una bel mattone per i disastrati conti dello Stato.
Togliere da una parte per investire nel servizio militare sarebbe folle, considerando che le guerre si vincono schiacciando un bottone e l’idea di truppe e battaglioni sta via via relegandosi a minuscoli spazi nei libri di storia.

Poi c’è la perdita di tempo: per molti studenti universitari la chiamata di leva era vista come un anno letteralmente buttato, e sarebbe lo stesso oggi.
I giovani, complici gli studi, entrano nel mercato del lavoro già maturi: un’ulteriore anno nel limbo pre- lavoro comporterebbe solo danni
Vanno poi considerati i disagi per le famiglie monoreddito, di artigiani, commercianti o contadini che vedrebbero meno per un anno un’importante forza lavoro. Per non parlare del bullismo e dei casi di nonnismo verificatisi durante la leva obbligatoria.

Altro discorso va fatto per il servizio civile obbligatorio, meno invasivo- si può studiare nel frattempo- e più formativo, troverebbe molte più ragion d’essere.

Solitamente le domande per la partecipazione ai bandi risulta essere il doppio dell’offerta di posti (36000 volontari in Italia oggi contro le 70000 domande), e i pareri di chi ha partecipato a un’attività del genere sono ultra positivi: circa l’89% sono stati gli apprezzamenti.

Ci sono però delle perplessità: la prima riguarda il carattere di volontarietà che deve continuare ad avere il servizio civile: nove ragazzi du dieci pensano che sia una caratteristica fondamentale la scelta o meno d’adesione.
Vi è anche una questione economica: il rimborso spese mensile erogato a ogni volontario è di poco sopra i 400 Euro. Una cifra molto bassa anche considerando che non si tratta di un contratto lavorativo, quindi non risultano versate tasse o oneri fiscali. Quanti preferirebbero cercare un altro lavoro che gli garantirebbe entrate superiori?

Inoltre gli enti , ad oggi, non hanno alcuna possibilità di tenere il ragazzo che, finito il periodo di servizio, viene lasciato con due righe sul cv e pochi euro in tasca. Insomma, allo stato attuale delle cose il Servizio Civile è visto più che altro come un periodo di riflessione, una zattera su cui riflettere prima di buttarsi nel complicato mondo lavorativo. Ma chi chi non necessità di ciò, perchè obbligarlo?

 

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Articolo pubblicato il 16/05/2017